L’Italia ha con Matteo Berettini trovato il nuovo Panatta? La domanda è volutamente provocatoria, visto che stiamo parlando di un ventiduenne che a Gstaad ha appena conquistato il suo primo trofeo ATP e raggiunto nel ranking la posizione più alta in carriera, la numero 54. Poco per gridare al miracolo, molto se guardiamo al tipo di gioco di Berrettini: un tennista italiano con un servizio e un diritto così non lo si vede dai tempi non diciamo del grande Adriano, ma da quelli di Omar Camporese sì. E nella storia di altri italiani di gran livello e con un gran servizio ci viene in mente soltanto Orlando Sirola.
Dopo Camporese, che fu anche 18 ATP, il nostro paese ha comunque continuato a produrre buoni tennisti, capaci di entrare nei primi 30 del pianeta: da Gaudenzi a Fognini (13 di best ranking), passando per Furlan e Seppi, Volandri e Starace, fino ad arrivare a Cecchinato che è attualmente al numero 22. Nessuno degli ottimi giocatori citati ha però mai mostrato di essere in possesso della cilindrata, anche fisica (1,96 di altezza e una buona mobilità), del tennista romano. Che nonostante le sue caratteristiche ha vinto il suo primo torneo importante sulla terra battuta e contro un tennista solido come Bautista Agut. Da notare anche l’età: 22 anni, che nel tennis di oggi equivale ai 19 nel tennis di ieri visti i superiori requisiti anche psicologici che si richiedono a un professionista.
Senza contare i margini di miglioramento nel rovescio e nella volée, e sempre tenendo presente che il tennista romano è al primo vero anno nel circuito maggiore: la sua prima vera presenza in un tabellone ATP è stata infatti a inizio 2018 in Qatar. Poi i due turni di qualificazione superati agli Australian Open con entrata nel tabellone principale come lucky loser, la convocazione per i quarti di Davis contro la Francia (senza giocare), i due turni del tabellone principale superati al Roland Garros, sconfitto poi dal Thiem eccezionale di quel periodo, la vittoria contro Sock a Wimbledon e adesso questo exploit di Gastaad in cui ha superato senza perdere un set e senza nemmeno concere un break (!) Albot, Rublev, Feliciano Lopez e appunto Bautista-Agut, facendo il bis nel doppio in coppia con il quarantenne Bracciali. Insomma, la vetta è ancora lontana e forse mai Berrettini la raggiungerà, però il tennis italiano ha finalmente troivato un giocatore che può far sognare anche sulle superfici veloci. Pensando a Panatta, che per scelta (sbagliatissima) non puntava più di tanto su cemento ed erba ed aveva comunque un gioco molto più vario, ma anche più umilmente a Camporese.