All'Inter servirebbe Wesley Sneijder. Per vincere lo speciale campionato del senno di poi questa &egrave; la frase giusta per commentare la pessima prova di Parma, che ricolloca la squadra di Stramaccioni in una posizione coerente con il valore della sua rosa: prima nel gruppo delle terze, dietro a Juventus e Napoli, cio&eacute; squadre che sulla carta possono essere indifferentemente da terzo posto come i nerazzurri attuali o da nono come il Milan. Ovviamente non pensiamo che con lo Sneijder attuale (punto interrogativo grosso come una casa, almeno la sua e di Yolanthe) in campo sarebbe cambiato chiss&agrave; che cosa, era solo un pretesto per parlare di un caso trattato frettolosamente come una normale trattativa di mercato. Ci riferiamo alla nota vicenda: in sostanza Sneijder non &egrave; stato convocato da Stramaccioni per Parma e, a quanto pare, non verr&agrave; chiamato nemmeno in futuro se non accetter&agrave; la proposta della societ&agrave; riguardante la riduzione del contratto. Che, sintetizzando (ci sono in mezzo bonus e altre cose), viaggia sui 6 milioni di euro netti a stagione fino al 2015. Secondo l'incredibile direttore tecnico Marco Branca, l'Inter non gli avrebbe proposto una riduzione, ma 'solo' di spalmare i soldi residui su pi&ugrave; anni. Che a casa nostra significa riduzione, visto che dal 2015 in poi non &egrave; che Sneijder avrebbe in progetto di giocare gratis. E quindi? Poche considerazioni, che infliggiamo al 99% dei lettori civili del Guerino e all'1% dei ruttanti, che qualsiasi cosa scrivi sei in malafede o prezzolato. Incredibile che continuino a leggere noi operai del giornalismo, rinunciando alle abituali serate con Proust e Joyce. 1) Il contratto &egrave; stato liberamente sottoscritto sia dall'Inter che da Sneijder, quindi &egrave; l'Inter che non vuole rispettarlo. Questa ovviet&agrave; non viene, chiss&agrave; perch&eacute;, sottolineata dai professionisti del 'Moratti &egrave; un signore'. 2) Mettere un giocatore ai margini della rosa, senza una motivazione tecnica o comportamentale significativa, equivale al mobbing. Non lo pratica solo l'Inter, certo, ma &egrave; di Sneijder che stiamo parlando. E sorvoliamo sul ridicolo caso Twitter, che avrebbe dovuto far intervenire l'associazione calciatori in difesa della libert&agrave; di espressione. 3) Rendere pubblica la questione, con annessa emarginazione del giocatore, significa deprezzarlo. Una scelta finanziariamente senza senso, quasi una specialit&agrave; della casa (viene in mente il modo in cui &egrave; stato salutato Julio Cesar), aggravata dal fatto che da un giocatore della fama di Sneijder, 28 anni e non 40, si poteva guadagnare parecchio ed invece adesso sar&agrave; gi&agrave; un successo liberarsi dell'ingaggio. 4) In tutto questo viene dato per scontato, anche da chi sostiene le ragioni di Sneijder (forse anche da Sneijder stesso), che l'olandese non serva pi&ugrave; all'Inter. Ci permettiamo di dubitarne, vista la qualit&agrave; assoluta del giocatore e quella relativa del centrocampo interista. Senza contare che sarebbe bene avere alternative tattiche al tridente dei trentenni. 5) Stramaccioni in poche settimane &egrave; passato da miracolato di Moratti a nuovo Mourinho, tornando poi a quello che &egrave;: un uomo della societ&agrave;, messo l&igrave; per accettare strategie (si fa per dire) imposte dall'alto. Non &egrave; un delitto, anche Capello e Guardiola sono partiti in questo modo, ma &egrave; solo per dire che solo fra qualche anno potr&agrave; rifiutarsi di fare l'aziendalista. 6) Moratti non ha pi&ugrave; soldi da spendere nell'Inter, a meno che non intacchi il patrimonio personale e voglia ripercorrere le orme di Franco Sensi. Il fair play finanziario sta diventando, anche in altri club, solo una copertura per nascondere le difficolt&agrave; degli azionisti di maggioranza. 

Servirebbe Sneijder

Nel travolgente 4-1 con il quale l&rsquo;Olanda ha sotterrato la Svezia sono almeno quattro i tulipani che meritano la copertina: Ibrahim Afellay, autore di una doppietta (i suoi primi gol in maglia oranje) e di uno splendido assist; Wesley Sneijder, impagabile nel lavorare per sottrazione (uno-due tocchi e il compagno &egrave; gi&agrave; lanciato verso la porta); Rafael van der Vaart, encomiabile per applicazione nel ruolo di centrocampista difensivo a fianco di Van Bommel; e Klaas-Jan Huntelaar, la cui doppietta gli ha permesso di raggiungere Marco van Basten nella top ten dei marcatori olandesi di tutti i tempi.  Ovviamente i gol vanno &ldquo;pesati&rdquo;, e quelli dell&rsquo;ex Cigno di Utrecht hanno rivestito un ruolo fondamentale nella storia dei tulipani. Tuttavia i numeri di Huntelaar restano importanti: 24 gol in 40 partite (solamente 22 delle quali per&ograve; da titolare), la media di una rete ogni 92 minuti, a segno in tutti i primi quattro incontri di qualificazione a Euro 2012. Huntelaar non &egrave; mai stato titolare in un grande torneo internazionale: nel 2006 dovette accontentarsi di vincere l&rsquo;Europeo under-21 con l&rsquo;Olanda, nel 2008 era riserva di Van Nistelrooy, nel 2010 gli &egrave; stato preferito Van Persie. In quest&rsquo;ultimo caso, nonostante il ct Van Marwijk lo aveva inserito spesso nell&rsquo;undici iniziale durante le qualificazioni, ha pesato la stagione trascorsa il semi-naftalina nel Milan. Gi&agrave;, il Milan. L&rsquo;ambiente, inutile negarlo, lo considerava un sostituto. Non &egrave; arrivato Dzeko? Accontentiamoci di Huntelaar. Il concetto &egrave; questo. L&rsquo;utilizzo come attaccante destro in un tridente ha completato l&rsquo;opera. Provate a far giocare Trezeguet o Inzaghi (dichiarato dallo stesso Huntelaar uno dei propri attaccanti di riferimento) in quel ruolo. Non &egrave; un caso che, una volta partito da Milano, l&rsquo;olandese &egrave; tornato a fare (bene) il suo mestiere. Nelle undici partite disputate finora da settembre a oggi, Huntelaar non ha scritto il proprio nome sul tabellino solamente in due occasioni: nel debutto in Bundesliga in casa dell&rsquo;Hoffenheim, e nella prima giornata di Champions League contro il Lione. Per il resto, 8 gol nell&rsquo;Olanda (tripletta a San Marino, doppietta contro Finlandia e Svezia, gol-partita in Moldavia) e 5 nello Schalke 04 (contro Borussia Dortmund, Friburgo, Borussia M&ouml;nchengladbach, Norimberga e, in Champions, Benfica). &ldquo;Se non hai segnato, significa che non hai giocato bene&rdquo;, ama ripetere Huntelaar. Una frase che racchiude la filosofia di un&rsquo;intera carriera.

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