Khedira, Marchisio e Pogba sono i rappresentanti naturali del trio titolare del centrocampo di Allegri. Il derby d'Italia contro l'Inter li ha visti insieme in campo per la prima volta, salvo la scarsa mezz'ora di inizio agosto nella sfortunata amichevole contro il Marsiglia, che cost&ograve; l'infortunio al tedesco. La sensazione, pure in un test cos&igrave; probante, &egrave; che la manovella della macchina sia ancora ferma su "OFF", in posizione di riposo. E, come in ogni discorso, tentiamo di palesare giustificazioni e critiche. Innegabile la limitata serata di Pogba, che cresce un po' nel corso della ripresa. Potrebbe anche starci, se solo fosse una prova accidentale. Al mare, sdraiato sul lettino, non vuole essere disturbato. Pochissimi i palloni toccati, si arrabbia con chiunque intralci la sua tranquillit&agrave; da riviera. Diverso il secondo tempo, ma davvero troppo poco: dal francese ci si aspetta giustamente sempre di pi&ugrave; e i motivi appaiono ovvi. Non si tratta di essere o non essere un leader, &egrave; la naturale questione di saper giocare a calcio. Una roba primordiale che Pogba ha nel sangue, ma non ha ancora messo in dote al pubblico juventino di quest'anno. Marchisio rientra dal secondo infortunio stagionale - nell'annata pi&ugrave; importante - e resta in campo per tutti i novanta minuti. La condizione &egrave; lontana da Roma a Bangkok e non pu&ograve; essere altrimenti. Fa il suo, strappa la sufficienza, giostrando senza infamia e senza lode nel giorno in cui salta fuori la notizia di una possibile offerta da parte del nuovo Liverpool di Klopp, rispedita subito al mittente: &laquo;Non mi interessa, ho firmato da poco il rinnovo con la Juventus&raquo;. Non innesca la produzione offensiva, si trastulla con palloni elementari e lascia la luce - fioca - della ribalta al collega Khedira. Colpisce un palo, accumula minuti sulle gambe ed &egrave; uno dei pi&ugrave; secchioni in campo. Si vede, &egrave; intelligente e prepara bene le partite. Sa inserirsi, alza l'asticella anche lui nel secondo tempo come tutta la squadra, sicuramente il migliore insieme a Barzagli e Cuadrado. Al giorno d'oggi, non &egrave; possibile dare un giudizio definitivo sul nuovo centrocampo bianconero, che ha preso l'importante eredit&agrave; di Vidal e Pirlo. Rimandati s&igrave;, ma non per demerito. Condizione fisica non ancora al top per Marchisio e Khedira. In realt&agrave; anche Pogba &egrave; reduce da una botta rimediata in Nazionale, ma ci&ograve; non toglie il difetto esibito dal nuovo numero 10 in queste ultime occasioni. Si dia una svegliata, ha scelto il periodo sbagliato per rifugiarsi in letargo.  @damorirne

Juve, non &egrave; ancora il miglior centrocampo

Era ora. Un po' in ritardo, sollevando il disappunto dei tifosi e creando discussioni sterili sul futuro del proprio tecnico. La Juventus ha tolto il freno a mano che la condizionava da inizio stagione, da quando - tolta la Supercoppa contro la Lazio - il colpo grosso di Thereau gel&ograve; lo stadio di casa, non abituato a trovarsi in situazioni del genere. Dybala ha ingranato prima del dovuto agli occhi di Allegri, complice l'infortunio di Mandzukic, arrivando a eguagliare le stesse reti di Tevez nelle prime dieci partite ma giocando meno minuti. L'argentino era quello che maggiormente figurava sotto esame, almeno seguendo quella frangia di tifosi che pretendevano tutto e subito da chi ha fatto sborsare&nbsp;alla societ&agrave; pi&ugrave; di 32 milioni. Il lato curioso della faccenda riguarda il non visto, nel senso che l'ex attaccante del Palermo a essere buoni ha mostrato solamente il 40-50% del proprio repertorio. Parole d'elogio, che corrono parallele allo scorso anno, anche per il partner di reparto, Alvaro Morata. Se con Tevez vestiva i panni del gregario - chiamiamolo cos&igrave;, non &egrave; una critica -, nella nuova Juve veste i panni del leader. Vuoi per necessit&agrave; o per meriti, &egrave; in ogni modo un ruolo che gli si addice. Sempre in rete nelle ultime vittorie (City, Siviglia e Bologna), impossibile farne a meno. L'altro elemento che, seppur in condizioni fisiche tutt'altro che ottimali, ha cambiato il volto dei bianconeri &egrave; senza dubbio Khedira. Gli sono bastate due partite e meno di 180 minuti per assicurarsi una maglia da titolare. Gioca in maniera semplice, usa la testa per pensare, non agisce mai d'istinto e non si lascia andare a virtuosismi personali in grado di ledere le azioni della squadra. Il chiaro riferimento &egrave; a Pogba, che purtroppo non &egrave; ancora uscito dal guscio di Berlino. Come se volesse dimostrare a tutti i costi - dopo le partenze di Pirlo, Tevez e Vidal - di essere tagliato per appropriarsi celermente del carisma lasciato dai tre. &Egrave; giovane ma non brocco, quindi abile a capire che in un momento cos&igrave; delicato mettere da parte le giocate individuali - che sfortunatamente non danno i loro frutti - sarebbe la condotta pi&ugrave; onesta. Un ultimo appunto. Avere il numero 10 sulle spalle non garantisce il diritto a tirare i calci piazzati. Possibile che Allegri non se ne sia accorto? Almeno sulle punizioni venga in aiuto Hernanes.  @damorirne

La risalita della Juventus e il sonno di Pogba

I dieci undicesimi di formazione che Massimiliano Allegri ha anticipato in conferenza stampa segnano il ritorno (al calcio) e l'esordio (nella Juventus) di Sami Khedira. Il tedesco si era infortunato prima del dovuto, nell'amichevole di inizio agosto contro il Marsiglia, e schierarlo dal nulla in una sfida cos&igrave; importante rappresenta ragionevolmente un rischio. Ma farne a meno, d'altra parte, in un centrocampo che al momento mostra il suo lato pi&ugrave; precario, significherebbe trovarsi di fronte alla stessa situazione. Pogba non &egrave; riuscito, in queste prime partite, a portare i risultati che tutti si aspettavano dopo le partenze dei due compagni di reparto e la responsabilit&agrave; che deriva dall'indossare la maglia numero 10, ma chiss&agrave; che con il Siviglia non possa invertire la rotta. Lemina &egrave; soltanto una buona riserva, fa il compito senza eccellere ed &egrave; impensabile un suo utilizzo da titolare nel corso della stagione - almeno quando Allegri avr&agrave; a disposizione la rosa completa -, mentre Hernanes fatica ancora a trovare in campo la propria posizione, condizione che una squadra di calcio - soprattutto a livelli del genere - dovrebbe considerare prioritaria. Tanto vale giocarsela con l'ex Real Madrid, se l'allenatore decide di farlo partire dal primo minuto (&egrave; chiaro che non si vedr&agrave; per tutta la partita) un motivo ci sar&agrave;. Solo uno scriteriato getterebbe nella mischia un elemento con il 30% di forma. Cosa pu&ograve; dare Khedira alla Juve? Molto. Bisognerebbe tornare sostanzialmente a un paio di anni fa, prima delle ripetute sventure che ne hanno minato l'ultimo percorso. Non &egrave; un regista, anche se adattabile in casi di necessit&agrave;, piuttosto incursore perfetto per sfruttare il vecchio "dai e vai", sa attaccare e difendere ed &egrave; in possesso di un ottimo curriculum internazionale. Non brilla per spettacolo e proprio per questo motivo raramente guadagner&agrave; le prime pagine dei giornali, ma &egrave; un tipo che sa garantire equilibrio e destabilizza il gioco avversario andando a pressare il portatore di palla. Nel delicato impegno di Champions si assiste all'alba di quello che, sulla carta, sar&agrave; il centrocampo titolare della Juventus in stagione, aspettando sempre il ritorno di Marchisio, imprescindibile lo scorso anno con Pirlo e Vidal. E figuriamoci ora.  @damorirne

Khedira subito in campo

Firmando per la Juventus, Sami Khedira si aggiunge a una schiera (in realt&agrave; non troppo folta) di calciatori tedeschi che hanno indossato la casacca della Signora. Prima del Campione del Mondo, infatti, solo altri sette giocatori provenienti dalla Germania hanno indossato il bianconero. Il primo &egrave; stato Hans Mayer Heuberger, addirittura nel 1909-10: scese in campo in due partite e stop. Il suo nome &egrave; legato pi&ugrave; al titolo del 1906 vinto con il Milan. In epoca pionieristica si registra anche un&rsquo;altra fugace apparizione, quella di Josef Edmund Hess. Pi&ugrave; dei suoi predecessori ha lasciato il segno l&rsquo;ala Helmut Haller, sceso in Italia nel 1962 per approdare al Bologna: dopo sei stagioni sotto le due Torri, durante le quali vinse lo storico scudetto del &lsquo;64, pass&ograve; alla Juventus dove vinse altri due tricolori, uno nel 1972 e uno nel 1973. Cinque stagioni sotto la Mole, nelle quali collezion&ograve; 116 partite e segn&ograve; ventuno reti, prima di tornare all&rsquo;Augusta, il team dove mosse i primi calci. Fu proprio alla Juve, che il vicecampione del Mondo del 1966 (segn&ograve; un gol in finale contro l'Inghilterra) pass&ograve; da centrocampista centrale ad ala, su intuizione di Vycpalek. Poi per ritrovare altri tedeschi con la casacca bianconera, dobbiamo attendere gli anni Novanta. Nel 1990-91 arriv&ograve; a Torino il centrocampista Thomas H&auml;ssler, fresco vincitore di Italia &lsquo;90. Quella che succedette al Mondiale, non fu una stagione esaltante per la Juventus, tutt&rsquo;altro. L&rsquo;undici di Maifredi non centr&ograve; la qualificazione alle Coppe e dopo una sola stagione H&auml;ssler pass&ograve; alla Roma. L&rsquo;estate seguente per&ograve;, alla corte del Trap arrivarono due Campioni del Mondo: il terzino destro Stefan Reuter e il difensore centrale J&uuml;rgen Kohler. Il primo resistette solo un campionato, rimanendo limitato da alcuni schemi che ne limitavano le scorribande e anche da un elevato numero di infortuni; il secondo rest&ograve; fino al 1995, giusto in tempo per vincere il primo scudetto dell&rsquo;era Lippi, quello che ruppe un digiuno di nove stagioni. Tra il 1992 e il 1994 milit&ograve; per la Juve anche l&rsquo;ultimo tedesco della nostra carrellata: il trequartista Andreas M&ouml;ller, autore, tra campionato e coppe, di una trentina di reti nelle sue due annate bianconere. Sia M&ouml;ller sia Kohler si aggiudicarono la Coppa Uefa del 1992-93, quando la Juve super&ograve; in finale il Borussia Dortmund (3-1 fuori casa e 3-0 in casa, dove segn&ograve; un gol proprio M&ouml;ller). Lo stesso Borussia Dortmund che riporter&agrave; in Germania M&ouml;ller, Kohler e Reuter, comprandoli tutti dalla Juve e schierandoli nella finale di Champions League 1996-97, vinta proprio i torinesi. I gialloneri vendicarono la sconfitta del 1993 e alzarono la loro prima Coppa dei Campioni, con la pi&ugrave; classica e velenosa legge degli ex. Giovanni Del Bianco @g_delbianco  [gallery columns="4" link="file" ids="25603,25602,25601,25600"]

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