Gustavo Dezotti, il "bidone" della Lazio che divenne idolo alla Cremonese

Gustavo Dezotti, il "bidone" della Lazio che divenne idolo alla Cremonese

Soprannominato "El Galgo" per le sue movenze da levriero, fu segnalato a Burgnich da Nino D'Angelo: la carriera dell'attaccante argentino dagli esordi al ritiro

Vincenzo Lo Presti/Edipress

13.02.2024 ( Aggiornata il 13.02.2024 20:01 )

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Dal suo passaggio in Italia di anni ne sono passati, esattamente 30, eppure in tanti lo ricordano ancora oggi. Gustavo Abel Dezotti, detto “El Galgo”, il levriero, per la sua grande velocità palla al piede come fosse un mezzofondista, con la sua chioma riccioluta e i suoi gol ha scritto pagine importanti nel nostro campionato. Abile nel gioco aereo, ha vissuto due esperienze praticamente opposte in Italia: fu un "bidone" per i tifosi della Lazio e un idolo assoluto per quelli della Cremonese. 

Dal trionfo col Newell's di Bielsa alla Lazio

Nato a Monte Buey, nel Dipartimento di Córdoba, in Argentina, il 14 febbraio 1964, è figlio di quel Newell's Old Boys nato dal genio del Loco Bielsa che, girando a bordo della sua Fiat 147 per i campi polverosi alla ricerca di giovani talenti, costruisce la formazione che si laureerà campione d'Argentina nel 1988. Conquistata la gloria eterna, decide di lasciare la propria patria per rispondere alla chiamata della Lazio, appena risalita in Serie A e chiamata a sostituire Monelli, passato al Bari. Arriva a Roma con l’uruguaiano Gutierrez e soprattutto nello stesso giorno di Renato Portaluppi, appena acquistato dalla Roma e presentato come un fuoriclasse. L'inizio, con ben sei gol in Coppa Italia tra agosto e settembre, fa ben sperare, ma l'argentino si scioglie come neve al sole e in campionato i numeri sono impietosi: appena tre reti in 29 presenze totali. Spostato sulla fascia da Materazzi, che gli preferisce Ruben Sosa come punta vera e propria, va a segno contro il Como alla quarta e nel finale di stagione contro Inter e Sampdoria. Troppo poco per guadagnarsi la conferma nella Capitale, a maggior ragione dopo il litigio con i tifosi che gli preferiscono Rizzolo. 

Il passaggio alla Cremonese 

Guadagnata la salvezza con la Lazio, Dezotti finisce nel mirino di una neopromossa: la Cremonese di Luzzara e Burgnich. A segnalare l'argentino all'allenatore, come rivelato dallo stesso ex Inter, fu nientepopodimeno che... Nino D’Angelo. Sì, proprio lui, il cantante napoletano. In Lombardia scatta subito la scintilla e finalmente El Galgo, spostato di nuovo al centro del reparto offensivo, riesce a mettere in mostra tutto il proprio repertorio di colpi. Anche in questo caso l'esordio è scoppiettante (doppietta al Brescia in Coppa Italia) ma stavolta anche il prosieguo corre lungo i binari della gloria. Dopo 13 giornate di campionato è a quota 8 gol come Baggio (Fiorentina) e Vialli  (Sampdoria) e si lascia alle spalle gente del calibro di Klinsmann (Inter), Maradona (Napoli) e Van Basten (Milan). A fine torneo saranno 13 i centri che non basteranno però alla Cremonese per mantenere la categoria. 

Italia '90 e l'espulsione in finale

Saranno però sufficienti per guadagnarsi la chiamata di Bilardo per i Mondiali di Italia 90, dove l'Argentina è chiamata a difendere il titolo conquistato quattro anni prima in Messico. Maradona ha posto il veto su Ramon Diaz, pertanto il Ct della Seleccion punta sull'allora 26enne centravanti dei grigiorossi, amico del Pibe de Oro. Segna il rigore decisivo contro la Jugoslavia ai quarti, ma titolare contro la Germania Ovest nella finale dell'Olimpico dell'8 luglio viene espulso per un fallo di reazione su Kohler. Quella triste serata romana rimarrà il suo ultimo ricordo con la maglia dell'Albiceleste. 

Dezotti idolo di Cremona

Chiusa la parentesi Mondiale, Dezotti riparte dalla cadetteria con la Cremonese e grazie ai suoi 11 gol trascina i lombardi di nuovo in Serie A. Un vero e proprio miracolo dato che la squadra di Burgnich prima e Giagnoni poi ha il secondo peggior attacco del torneo con 28 reti totali, solo una in più dell'Avellino. La storia, però, si ripete e come sulle montagne russe i grigiorossi retrocedono ancora nonostante l'argentino scriva il proprio nome sul tabellino dei marcatori ben nove volte, più di ogni altro compagno. In B trova Gigi Simoni ma soprattutto il perfetto gemello del gol: Andrea Tentoni. Dezotti si ferma a 12 sigilli, il compagno di reparto a 16, quanto basta per riportare la Cremonese nella massima serie. Il vero miracolo, però, è la vittoria del Torneo Anglo–Italiano arrivato battendo in finale il Derby County 3-1. Nell’ultima stagione in Lombardia segna 6 gol, riuscendo finalmente a contribuire alla salvezza della squadra e congedandosi con una rete all’ultima giornata contro il Genoa. 

Il ritiro e la carriera da ds

Lasciata l'Italia dopo sei lunghe stagioni, a 30 anni riparte dal Messico dove milita un biennio al León e un solo campionato all'Atlas di Guadalajara. L'età inizia a farsi sentire e Dezotti non ha più quella progressione letale che gli ha permesso di guadagnarsi l'appellativo di El Galgo. Torna dunque in patria, al Quilmes, ma è in Uruguay, con la maglia del Defensor Sporting, che l'argentino spende gli ultimi scampoli di una incredibile carriera. Appesi gli scarpini al chiodo, si stabilisce a Rosario per ricoprire l'incarico di direttore sportivo del Newell's Old Boys per poi continuare a svolgere per diversi anni ruoli dirigenziali nel club rosarino chiudendo così il cerchio e tornando dove tutto ebbe inizio. Il suo legame con l'Italia, però, è rimasto intatto, tanto che nel 2020, mentre il nostro Paese lottava contro il Covid 19, ha postato sui social una maglia della Lazio e una della Cremonese con la scritta: "Forza Italia!".  

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