Goran Vlaovic: il bomber del Padova venuto dalla Croazia

Goran Vlaovic: il bomber del Padova venuto dalla Croazia

Con la sua neonata Nazionale partecipò da protagonista a Euro '96 e Francia '98. Arrivò in biancoscudato nel 1994, dove rimase due stagioni prima di trasferirsi al Valencia

Marco Armocida/Rivista Contrasti

07.08.2022 09:57

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Goran Vlaovic, nella vita, poteva essere un prete. I genitori lo mandarono in seminario quando aveva dieci anni per seguire le orme dello zio, che era sacerdote. Alla fine Goran scelse il calcio, lasciando ottimi ricordi in ogni sua squadra.

Gli esordi in Croazia: i titoli di capocannoniere

Vlaovic nasce il 7 Agosto del 1972. Il luogo è Nova Gradiska, città che in quegli anni è ancora parte dell’ex Jugoslavia. Il calcio è una passione fulgida che arde dentro di lui e accompagna tutta la sua adolescenza. La svolta arriva quando entra a far parte dell’Osijek, squadra in cui milita due anni e in cui realizza 11 reti in 24 presenze. Poi i tempi cambiano e i venti per l’indipendenza croata spirano sempre più forti. Così nel 1991 Vlaovic, a causa del servizio militare, è costretto a fermarsi e ad accantonare momentaneamente il calcio. Un anno dopo la Dinamo Zagabria (allora Croazia Zagabria) decide di puntare su di lui. La scommessa paga e Goran per due anni consecutivi (1993 e 1994) vince il titolo di capocannoniere croato, mettendo a segno 61 reti in 81 presenze. I suoi gol accompagnano i successi della squadra, che vince un campionato (1993) e una coppa di Croazia (1994).

L’approdo a Padova e le difficoltà dei primi mesi

A stupire è la sua capacità di saper fare più cose. È veloce, è tecnico ed è smaliziato. È un attaccante moderno ante litteram, uno di quelli che possono giocare un po’ ovunque. Sembra essere destinato ad approdare ad Amsterdam, sponda Ajax. A spuntarla è però il Padova, al ritorno in Serie A dopo 32 lunghissimi anni. Fondamentali sono gli sforzi del presidente Giordani e del direttore sportivo Aggradi, che riescono a concludere l’operazione di mercato mettendo sul piatto circa tre miliardi di lire. La nuova casa di Vlaovic è dunque il recentissimo impianto dello stadio Euganeo, inaugurato proprio nel 1994. Ad accoglierlo in gruppo sono soprattutto Maniero e Galderisi, senatori di quella squadra che ha come obiettivo primario la permanenza nella massima serie.

L’inizio di campionato è un disastro. Il Padova di Mauro Sandreani (sprovvisto di patentino) e Gino Stacchini (vice) perde le prime quattro partite, subendo 12 reti e non segnando mai. L’empito di Vlaovic, spesso costretto a tampinare a vuoto gli avversari, è encomiabile, ma non si traduce in realizzazioni concrete sotto porta. La svolta giunge inaspettatamente alla quinta giornata, quando i patavini pareggiano per tre a tre al San Paolo di Napoli e ottengono il primo punto del loro campionato. La gloria individuale, per Goran, arriva invece l’undici dicembre del 1994. Il Padova affronta in casa il Cagliari. Il croato si dimena per il campo con la sua consueta generosità, facendo impazzire più volte la retroguardia sarda. Il premio si palesa sul finale di gara, quando Vlaovic realizza di destro su punizione il suo primo gol in Italia. Da quel momento l’esperienza in Veneto di Goran subisce una sterzata positiva e l’attaccante realizza nel corso della stagione altre 4 reti.

L’eroe dello spareggio

L’apogeo della sua esperienza padovana è forse il dieci giugno del 1995. Il Padova è costretto a giocarsi il tutto per tutto nello spareggio salvezza contro il Genoa. Lo scenario è il Franchi di Firenze. Una pletora di pullman bianco-rossi si muove dal Veneto: l’Euganeo, praticamente, si trasferisce in Toscana. L’atmosfera è inevitabilmente elettrica. Il cielo è plumbeo e una pioggia intensa e incessante rende epico quel giorno decisivo. Il protagonista assoluto è, neanche a dirlo, Goran Vlaovic. Il croato sblocca il risultato nel primo tempo con una poderosa sforbiciata al volo di sinistro. Poi il Genoa pareggia con Tomáš Skuhravý e, dopo i tempi supplementari, sono necessari i calci di rigore. Vlaovic calcia il quarto della serie e segna. A risultare decisivo è il rigore fallito, per il Genoa, da Galante. Padova è in festa e in quel manipolo di eroi il nome più cantato è quello di Goran Vlaovic, acclamato da tutti per la sua generosità, per i gol e per quello sguardo timido rivolto sempre verso il basso.

Il buio della malattia e il ritorno

L’estate del 1995 procede a gonfie vele. La nuova coppia d’attacco del Padova appare già ben amalgamata: Nick Amoruso (reduce dall’anno in Serie B alla Fidelis Andria) e Goran Vlaovic sembrano giocare insieme da tempi immemori. Nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1995, però, accade l’imponderabile. Vlaovic si sveglia nel cuore della notte con un mal di testa lancinante. Dopo un consulto con i medici del Padova, il croato si sottopone ad esami più approfonditi. Il responso arriva e non è rassicurante: ipertensione endocranica benigna. Vlaovic vola in Belgio, a Gand, per essere operato dal professor Caemaert: tutta Padova trattiene il respiro. L’operazione riesce alla perfezione e nemmeno cinquanta giorni dopo Goran è già in campo. Ritorna ufficialmente a dicembre, nella sconfitta in casa contro la Fiorentina.

"Se ho avuto paura di morire? Sì. Il primo giorno, quando mi hanno fermato dopo che avevo sentito un dolore fortissimo alla testa, che mi aveva fatto svegliare di soprassalto nel cuore della notte e mi aveva provocato una forte nausea. Credevo che non mi avessero raccontato tutta la verità. Oggi sono molto contento, è uno dei giorni più belli della mia vita. La mia testa è a posto".

Pochi giorni dopo, il 10 dicembre del 1995, la carriera di Vlaovic tocca uno dei suoi punti più alti. All’Euganeo arriva l’Inter di Hodgson. I Patavini soffrono, ma riescono a vincere per due a uno. L’eroe di giornata è proprio Vlaovic, che realizza un’indimenticabile doppietta a Pagliuca e compagni.

La pazza estate del 1996: l’approdo a Valencia

A fine anno il suo bottino è di ben 13 gol. Ancora una volta, Vlaovic suscita in estate l’interesse di alcuni dei maggiori club europei. Il Napoli su tutti, che gli fa firmare un preaccordo. Poi però irrompe l’interesse del Valencia, che offre di più. Goran allora accetta la corte degli spagnoli e il presidente Ferlaino si infuria, arrivando ad appellarsi alla Fifa.

Quella è anche l’estate di Euro 96’, l’Europeo disputato in Inghilterra. La Croazia gioca un ottimo torneo, ma esce ai quarti contro i futuri campioni della Germania. Vlaovic, che gioca in attacco con Boban e Suker, è fondamentale: all’esordio realizza una rete formidabile in contropiede che stende la Turchia.

In Spagna Goran rimane per quattro stagioni, realizzando 17 reti in 73 partite di campionato. Con i Pipistrelli vince un Intertoto (98’), una coppa di Spagna (99’), una Supercoppa di Spagna (99’) e perde una finale di Champions contro il Real Madrid a Parigi (2000). Partecipa attivamente con un gol a una delle più grandi vittorie nella storia del club spagnolo: il trionfo in semifinale di Copa del Rey (99’) per sei reti a zero ai danni del Real Madrid.

Nel frattempo, partecipa anche alla coppa del mondo del 1998 con la sua nazionale e segna con un pregevole diagonale di destro il secondo dei tre gol che stendono la Germania ai quarti di finale. Il sogno della Croazia di Vlaovic (che si piazza comunque in terza posizione) si interrompe in semifinale contro i padroni di casa della Francia, che vincono grazie a una doppietta di Lilian Thuram.

Il canto del cigno in Grecia e il ritiro

Dopo l’esperienza a Valencia, Vlaovic approda al Panathinaikos, ultima squadra della sua carriera. In Grecia realizza 29 reti in 64 partite in campionato, vincendo un titolo (2004) e una coppa di Grecia (2004).

Goran si ritira nel 2004, ad appena 32 anni. Il bilancio della sua carriera è certamente positivo. Tra i pregi più grandi di Vlaovic c’è quello di essere riuscito a ritagliarsi un ruolo di primissimo piano in una delle nazionali croate più forti di sempre. E, ovviamente, quello di essere riuscito ad emergere negli anni fra i più competitivi della storia della Serie A. Il suo gol di sinistro nello spareggio contro il Genoa del 1995 rimane una pagina di calcio italiano indimenticabile, nonché uno dei momenti più alti del recente passato del Calcio Padova.

 

 

 

 

 

 

 

 

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