Il golden gol e l’Under 21 di Maldini del 1994

Il golden gol e l’Under 21 di Maldini del 1994

Storia di come Orlandini ci regalò il secondo titolo europeo consecutivo con una rete entrata nella storia del calcio

Francesco Scabar/Edipress

22.04.2024 ( Aggiornata il 22.04.2024 11:58 )

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Il 20 aprile 1994, allo stadio de la Mosson di Montpellier è in programma la sfida dell’Europeo Under 21 tra l’Italia di Cesare Maldini, campione in carica, ed il favorito Portogallo, la nazione che a livello europeo ha fatto i progressi più significativi nei primi Anni Novanta e che adesso in terra transalpina ha l’opportunità di coronare il grandissimo lavoro fatto nei settori giovanili dal movimento calcistico lusitano. In realtà la kermesse era stata organizzata dalla Francia appositamente come sorta di prova generale per i mondiali che avrebbe ospitato nel 1998 e per dare una vittoria alla generazione d’oro dei Zidane, dei Makélélé e dei Thuram. Invece in semifinale, la fortissima selezione d’oltralpe, allenata da un già antipaticissimo Raymond Domenech (un personaggio che ancora oggi si sogna l’Italia nei suoi peggiori incubi), va a sbattere sul muro difensivo eretto dalla Nazionale di Maldini che, contro ogni pronostico della vigilia, si gioca la sua seconda finale in due anni. Non è una grandissima Italia quella accozzata da Cesarone: che dispone di tanti onesti mestieranti che militano in Serie B e qualche campioncino di Serie A destinato a fare grande carriera (Toldo, Cannavaro, Panucci, Inzaghi, Vieri). In finale però Bobone, giocatore imprescindibile negli schemi di Maldini, manca per squalifica ed il C.T. azzurro è costretto a far giocare Inzaghi che è quasi all’esordio in Under 21, un giocatore che allora nessuno pronosticava come futuro Super Pippo e rapinatore dell’area di rigore. Al contrario il Portogallo si presenta con la sua schiera di giocatori che sono già una colonna della nazionale maggiore (Jorge Costa, Figo, Rui Costa, João Pinto) e addirittura con il C.T. della nazionale maggiore, Nelo Vingada. Insomma, sulla carta non c’è quasi nessuna chance per gli azzurrini e lo stesso Maldini è consapevole di ciò, le sue dichiarazioni sono quelle di un tecnico che ha alla vigilia dello scontro ha già quasi alzato bandiera bianca: “Questa finale è più difficile di quella con la Svezia di due anni fa. È già molto essere qui, il motore della squadra è quello che è. Ma niente alibi: quando si arriva tra le prime quattro, anzi oltre, vuol dire che si è stati protagonisti ed è giusto provarci fino in fondo”. Anche Christian Panucci, il leader della difesa che da pochi giorni si è laureato matematicamente campione d’Italia con il Milan di Fabio Capello non sembra crederci molto: “Siamo abituati ai miracoli e Maldini va solo ringraziato per averci portato fino a qui”.

 

Contro le stelle Figo e Rui Costa

 

Sono le 17.55 di mercoledì 20 aprile 1994, e gli spalti del de la Mosson di Montpellier mostra molte chiazze di grigio, segno che il pubblico francese è ancora scottato dalla delusione patita in semifinale contro gli azzurrini. Cesarone Maldini schiera per la finalissima i seguenti giocatori: tra i pali c’è Francesco Toldo, 22 anni già titolare indiscusso della Fiorentina. La difesa viene guidata da Christian Panucci, ventunenne che Fabio Capello sta lanciando con sempre più continuità nel Milan. I due classici marcatori sono invece Fabio Cannavaro, vent’anni colonna del Napoli e Francesco “Ciccio” Colonnese, 22 anni stopperone della Cremonese di Gigi Simoni, una delle rivelazioni del campionato. A centrocampo, sulla fascia destra come difensore aggiunto, Maldini piazza Gianluca Cherubini, ventenne che alla Reggiana non ha trovato molto spazio. In mezzo al campo invece sul centrodestra staziona Daniele Berretta, ventiduenne riserva della Roma coadiuvato dall’altro romano e coetaneo Alessio Scarchilli, anche lui poco impiegato in giallorosso da Carlo Mazzone. Sulla fascia sinistra invece Maldini è costretto a rinunciare al terzino Delli Carri, sostituito da un centrocampista di piede sinistro, il ventiduenne Dario Marcolin, anche lui riserva di una squadra della massima serie (il Cagliari). Infine l’attacco conta ben tre giocatori: sulla fascia destra agisce l’adattato Roberto Muzzi, 22 anni, appena reduce da un’anonima stagione al Pisa in Serie B, al centro dell’attacco c’è Filippo “Pippo” Inzaghi, reduce da un ottimo campionato nell’Hellas Verona in cadetteria, infine sulla fascia sinistra c’è Benito “Benny” Carbone, fantasista di 22 anni in forza al Torino di Emiliano Mondonico. Quello di Maldini sulla carta è un 3-4-3 molto offensivo anche se, nei fatti, si trasforma subito in un 5-4-1 o in un 5-3-1-1 perché Muzzi come terzo di centrocampo mentre Carbone agisce come “pendolo” alle spalle dell’unica punta Inzaghi. Il Portogallo risponde con una formazione dai nomi importanti. In porta Vingada schiera Fernando Brassard, 22 anni, guardiano del Vitória de Guimarães. La retroguardia conta su quattro giocatori di 22 anni: il terzino destro dello Sporting Lisbona Fernando Nélson, il centrale di destra Rui Bento del Boavista (nel giro della Nazionale maggiore), il centrale di sinistra Jorge Costa del Porto che invece nella Nazionale A è già titolarissimo ed infine il terzino sinistro Paulo Torres, anche lui ha già esordito con la nazionale “grande”. Il centrocampo prevede quattro elementi: sulla fascia destra gioca Luís Figo, 21 anni dello Sporting Lisbona, è considerato nientepopodimeno che l’erede del grande Eusebio. In mezzo, come volante difensivo troviamo invece Abel Xavier, 21 anni del Benfica, che nella sua squadra di club gioca al centro della difesa. Al suo fianco c’è l’altra stella della selezione Under 21 lusitana, ovvero Rui Manuel César Costa detto più semplicemente Rui Costa, centrocampista classe 1972 dai piedi fatati e dalla visione di gioco sopraffina che in estate verrà acquistato dalla Fiorentina. Chiude il settore di centrocampo l’esterno sinistro Capucho, 22 anni dello Sporting Lisbona, è l’unico centrocampista schierato da Vingada a non essere titolare nella Nazionale maggiore. L’attacco conta sulle classiche due punte: il centravanti è Toni, ventunenne originario della Guinea Bissau in forza al Braga, è una sorta di Serginho lusitano, ovvero più una boa offensiva che uno sfondareti. Al suo fianco giostra il ventiduenne del Benfica João Pinto, una classica seconda punta brevilinea (170 centimetri) abilissima nello stretto grazie alla sua tecnica sopraffina. Quello del Portogallo è quindi un 4-4-2 a zona integrale anche se non è perfettamente simmetrico: in difesa infatti Rui Bento gioca spesso alle spalle di Jorge Costa in seconda battuta, a centrocampo Abel Xavier staziona più spesso davanti ai due difensori centrali che al fianco di Rui Costa che, di fatto, svaria a tuttocampo. Sulla destra invece Figo abbandona spesso la propria fascia di competenza per convergere al centro o spostarsi addirittura sulla fascia opposta dove Capucho funge da puro equilibratore tattico. Se i portoghesi sono schierati con la zona integrale, pur con uno schieramento di gioco asimmetrico, l’Italia risponde con una tattica a zona mista con marcature a uomo in difesa e a zona a centrocampo. Nella retroguardia a tre di Cesarone infatti il 2 (Cannavaro) marca l’8 (João Pinto) ed il 3 (Colonnese) gioca sul 9 (Toni) con Panucci che chiude la difesa da libero staccato. Tutte e due le nazionali, quindi, sono schierate con due schieramenti tattici che a metà degli Anni Novanta, dove dominavano gli undici scaglionati in modo simmetrico, appariva ormai superati.

 

Ecco Italia-Portogallo

 

Al fischio dell’arbitro svizzero Muhmenthaler, il Portogallo costruisce subito un’occasione invitante approfittando di una retroguardia azzurra che non ha sistemato bene ancora le marcature: Rui Costa di tacco serve João Pinto che calcia a botta sicura in porta, Toldo con un guizzo felino blocca la sfera. L’Italia reagisce un minuto dopo con un tiraccio alto di Carbone. Il Portogallo intanto prende le redini della gara in mano ma per aspettare la prima occasione bisogna attendere il 12’ quando, dopo un’azione di palleggio prolungato, Abel Xavier calcia alto. La partita si svolge prevalentemente a centrocampo dove l’Italia riesce a schermare bene il maggiore tasso tecnico dei lusitani, al 25’ si fa vedere Figo con un cross per la testa di Capucho che però non inquadra la porta (la palla però è stata deviata da Cherubini). Al 32’, sugli sviluppi di una punizione da sinistra, in area italiana si assiste ad un doppio colpo di testa che però termina tra le mani sicure di Toldo. Al 34’ un tiraccio dalla lunga distanza di Torres termina quasi sulla bandierina del calcio d’angolo. Cinque minuti più tardi si va viva l’Italia con un tiraccio strozzato di Muzzi che termina debole tra le braccia di Brassard. Sessanta secondi dopo, al 40’, la selezione di Vingada colleziona l’occasione più grossa della prima frazione: Figo da destra manda un pallone teso in area e Cannavaro, nel tentativo di anticipo su Joao Pinto manda il pallone a sbattere sul palo della porta di Toldo. Al 44’ l’Italia colleziona una buona occasione in ripartenza, Carbone serve Muzzi che viene però anticipato dai difensori portoghesi. Sul punteggio di 0-0 si chiude così un primo tempo abbastanza noiosetto che però ha mostrato lampi di gioco interessanti.

Nella ripresa inizia meglio la nazionale di Maldini, al 52’ su un corner di Carbone Scarchilli colpisce bene la palla di testa ma Brassard con una grande parata gli nega la gioia del gol e, sulla ribattuta del portiere portoghese, Cherubini calcia fuori. Un minuto più tardi il Portogallo reagisce con una punizione tesa dalla sinistra di Torres che viene bloccata in tuffo di Toldo. Passano i minuti ed il Portogallo cresce: al 65’ su un cross di Torres, Toni con un colpo di testa manda la palla alta sopra la traversa. Al 69’, su corner dalla sinistra, si accende una mischia nell’area di rigore italiana con il pallone che si impenna e sorvola la traversa. C’è solo la nazionale portoghese in campo con gli Azzurrini che iniziano un pochino a catenacciare, al 71’ il Portogallo costruisce l’occasione più clamorosa di tutta la partita: su un cross di Rui Costa dalla destra, Toni da due metri colpisce la traversa, la palla sbatte poi su Toldo e, con una carambola che sfugge a tutte le leggi della fisica, finisce incredibilmente fuori. Al 72’ una gran botta di Rui Costa su punizione finisce fuori di poco alla destra di Toldo. Si chiude qui il mini assedio del Portogallo che ritorna a farsi vivo appena dopo dieci minuti su un calcio di punizione di Paulo Torres finito alto. All’85’ esce Inzaghi ed entra Orlandini, sarà la mossa decisiva di Maldini. Al minuto ottantasette un tiro di Sa Pinto, che ha sostituto Toni nel Portogallo, viene deviato in corner, è l’ultima occasione dei tempi regolamentari che terminano a reti bianche.

 

Si va ai supplementari

 

Passano pochi secondi dall’inizio dei tempi supplementari e si capisce che gli Azzurrini hanno più birra in corpo dei portoghesi che hanno pagato il grande sforzo offensivo prodotto a metà della ripresa. Su un affondo sulla destra il neoentrato Orlandini fa le prove generali del gol, il tiro dell’atalantino però finisce a fil di palo. Al 5’ l’Italia costruisce la sua seconda occasione dell’extra-time ma Carbone non riesce a controllare il pallone in area. Due minuti più tardi si fa vedere il Portogallo con una punizione debole di Figo che termina centrale tra le braccia di Toldo. Passano sessanta secondi e Orlandini scappa sulla destra, rientra sul mancino e manda un tiro a parabola che termina la sua corsa alle spalle di Brassard. Poi l’arbitro svizzero Muhmenthaler emette i tre fischi consecutivi che sanciscono la fine della partita, in quanto quello del giocatore dell’Atalanta è stato il secondo golden goal della storia del calcio in una competizione F.I.F.A. (il primo si era verificato in Barbados-Grenada tre mesi prima). Grazie alla Sudden Death, mutuata dagli sport di squadra nordamericani, l’Italia Under 21 ribalta ogni pronostico della vigilia e si laurea campione d’Europa nella categoria Under 21 per la seconda edizione consecutiva.

Nel dopopartita il più felice di tutti è il presidente federale Antonio Matarrese che ricopre di lodi Maldini: “Non me ne rendo ancora conto, sono ancora tutti piccoli grandi eroi. Maldini non si tocca, è un uomo testardo”. Cesarone dal canto suo risponde così ai complimenti di Matarrese: “Con me Matarrese si sta abituando ai successi, questa squadra ha meritato il titolo”. Più freddo invece il commento del CT della nazionale maggiore Arrigo Sacchi, presente sulle tribune dello stadio de la Mosson: “Non mi sono emozionato ma sono contento per Maldini. Un buon viatico per i mondiali? Non c’entra nulla!”. Il gioco mostrato dagli Azzurrini di Maldini sarà stato pure arcaico e poco spettacolare ma ancora una volta il calcio italiano ha saputo fare propria una virtù tipica degli italiani ovvero l’arte del sapersi arrangiare.

 

 

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