Massimo Carrera, la bandiera della difesa

Massimo Carrera, la bandiera della difesa

Difensore elegante e costante, fu grande con Bari, Atalanta e Juventus. Coi bianconeri fu anche allenatore per qualche tempo in sostituzione di Antonio Conte, squalificato, e trionfò nel campionato russo con lo Spartak Mosca

Alessandro Ruta/Edipress

22.04.2024 ( Aggiornata il 22.04.2024 09:25 )

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“È una bandiera/Grande Massimo Carrera” cantavano in curva per lui, Massimo Carrera. Il ritmo, quello di “Maledetta primavera” di Loretta Goggi. E in effetti essere una bandiera non è facile, ultimo baluardo e primo a metterci la faccia sempre. Carrera lo ha fatto sempre, rispettando la tradizione dei grandi difensori centrali italiani: Bari, Atalanta e Juventus, ma non solo. Poco ricordato, ma con un eccellente palmarés.

Le due Juventus di Carrera

Carrera ha giocato in diverse parti d'Italia, mangiando la polvere dei campi di periferia e delle categorie inferiori fino a sollevare, seppur non da assoluto protagonista, la Champions League.

Lombardo di quella zona del milanese che guarda verso la bergamasca (Pozzuolo Martesana), Carrera non ha nulla del predestinato, a 21 anni infatti è ancora in Serie C2, all'Alessandria. Prodotto della Pro Sesto, sono il Pescara e soprattutto il Bari a dargli fiducia. E allora via, dall'altra parte della penisola, per diventare un pilastro della difesa dei pugliesi, inclusa la promozione in Serie A nel 1990.

A questo punto pur non essendo un ragazzino è comunque la Juventus a interessarsi a lui, quando Giovanni Trapattoni torna in panchina e cancella la parentesi di Maifredi, puntando su difensori rocciosi ma al contempo di classe. Con il Trap diventa uno degli intoccabili della retroguardia che vince la Coppa Uefa nel 1993 (titolare come laterale destro in entrambe le finali contro il Borussia Dortmund), fino al 1994 quando con Lippi cambia il panorama.

Per Carrera calano i minuti, le presenze però rimangono di qualità e tra il 1995 e il 1996 arrivano uno scudetto, una Coppa Italia, una Supecoppa Italiana e soprattutto la Champions League: biennio assolutamente indimenticabile, dopo il quale non rimane che la cessione. Anche se i colori bianconeri torneranno nella vita di Carrera.

 

Idolo a Bergamo e a Mosca

A 32 anni Massimo potrebbe sembrare a fine corsa, ma c'è un'Atalanta di cui diventare nuovo idolo. Ci arriva in punta di piedi, è chiaramente il leader di una difesa giovane che ha bisogno di esperienza. Saranno sette stagioni indimenticabili nonostante una retrocessione condita però da un immediato ritorno in A.

Anche qui, sono tante le facce che si incrociano col difensore di Pozzuolo Martesana, nonostante sia Emiliano Mondonico l'allenatore con cui si trova meglio e per più tempo. Fino al 2003, quindi fino quasi al quarantesimo anno d'età, Carrera non molla un colpo totalizzando 242 presenze con la Dea, entrando nella top ten di tutti i tempi del club bergamasco in quanto a partite disputate.

Ritiratosi tardissimo (a 44 in C2 con l'Alessandria) per Massimo si apre la via della panchina ed è la Juventus che si ricorda di nuovo di lui facendone il responsabile delle giovanili. Quando poi arriva Antonio Conte come allenatore Carrera ne diventa il vice, sostituendolo tra l'agosto e l'ottobre 2012 mentre il tecnico salentino è squalificato per le vicende del Calcioscommesse: in 10 partite Massimo chiude imbattuto, 7 vittorie e 3 pareggi.

Da allenatore in compenso si toglierà delle belle soddisfazioni in Russia, con lo Spartak Mosca: nel 2017 per lui successo in campionato e in Supercoppa.

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