Branco, il re delle punizioni tra Eder e Roberto Carlos

Branco, il re delle punizioni tra Eder e Roberto Carlos

Il brasiliano tirava dalla distanza con le tre dita del piede che impattavano sulla valvola del pallone. Ricordato in Italia per gli anni al Genoa, con la Seleçao vinse il Mondiale 1994 

Paolo Valenti/Edipress

04.04.2024 07:01

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Con quella faccia un po’ così, quell'espressione un po’ così che abbiamo noi che siamo nati… in Brasile ma abbiamo giocato a Genova! Ipotetica interpolazione che si adatterebbe alla perfezione a Claudio Ibrahim Vaz Leal, conosciuto al grande pubblico calcistico come Branco, laterale sinistro (ma alla sua epoca non era disdicevole indicarlo come terzino) del miglior Genoa degli anni Novanta. Un volto un po’ oscuro, il suo, che difficilmente si apriva al sorriso, inclinando più facilmente all’osservazione diffidente dell’ambiente circostante tipica di molti brasiliani, che a Genova riescono a trovare più facilmente pertugi di malinconia che lampi di felicità. ?

Claudio Branco, dal Brescia a Italia 90

Nel capoluogo ligure Branco arrivò svezzato: a ventisei anni portava già sulle spalle due Mondiali con la Seleção mentre il battesimo della Serie A l’aveva ricevuto nel 1986 quando il Brescia lo acquistò dal Fluminense, società nella quale aveva militato dal 1981. Non è un’esperienza esaltante quella con le Rondinelle, tanto che al termine della stagione la squadra retrocede e il brasiliano si adatta ad affrontare il campionato cadetto. Professionalmente non è il massimo ma quel primo assaggio d’Italia è formativo: Branco impara la lingua e conosce i nostri usi e costumi dentro e fuori dal campo. Però la Serie B non può essere il suo palcoscenico.

Così trova sistemazione nel Porto, dove vince il campionato nella stagione che precede i Mondiali. Il nostro Paese gli si ripresenta davanti con le sue lusinghe e le sue promesse: Messico 86 era finito male, arenatosi sui calci di rigore nei quarti di finale nonostante lui avesse realizzato il suo. A Italia 90 il Brasile arriva con le alte aspettative che gli competono per nobiltà calcistica, corroborate dalla vittoria in Coppa America dell’anno precedente. Il campo, però, con i verdeoro è avaro di grazie: la partita degli ottavi di finale contro l’Argentina segna una sconfitta che odora di beffa. È Branco, in particolare, a farne le spese: durante la gara con l’Albiceleste beve acqua da una borraccia che gli viene passata dagli avversari. Che, evidentemente, non è pulita come quella che utilizzano gli argentini, perché dopo pochi minuti il terzino brasiliano comincia a sentirsi poco bene, tanto da desiderare di uscire. Il tecnico Lazaroni, però, gli chiede di resistere fino alla fine, anche se il suo apporto non può essere determinante. Finisce nell’amarezza un Mondiale nel quale Branco ha potuto mettere in mostra uno dei pezzi migliori del suo repertorio: il calcio di punizione. Addirittura nella partita giocata nel girone eliminatorio contro la Scozia, è proprio a causa di un suo tiro violento che si infrange sulla testa di MacLeod che il calciatore scozzese è costretto a uscire dal campo e, successivamente, a sottoporsi ad accertamenti per verificare il suo stato di salute. ?

Gli anni sotto la Lanterna

Il calcio di punizione dalla distanza, col tempo, diventa un marchio di fabbrica che Branco perfeziona al dettaglio, raccogliendo l’eredità di un altro brasiliano come Eder e preparando il campo all’arrivo di Roberto Carlos. L’impatto col pallone è devastante: il classico tiro con le tre dita che colpisce la valvola con potenza e precisione imponendogli una traiettoria d’effetto e velocissima sulla quale i portieri non hanno quasi mai possibilità d’intervento. Una specialità che riappare prepotentemente all’attenzione del pubblico della Serie A nella prima metà del 1990, quando Branco torna a calcare i campi italiani vestendo la maglia del Genoa diventandone il terzo straniero, aggiungendosi alla coppia di attaccanti Skuhravy-Aguilera.

Arrivato a novembre, gli è sufficiente un rodaggio di tre partite per sfoggiare il miglior colpo del suo repertorio, sfoderato nella più buona delle occasioni: un derby con quella Samp che ha intrapreso il suo cammino alla conquista dello scudetto ma che, il 25 novembre 1990, capitola sotto un missile terra-aria lanciato da venticinque metri dal neoacquisto rossoblù, che Pagliuca non può fare altro che guardare infilarsi all’incrocio dei pali. Una bomba deflagrante la cui immagine i tifosi del Grifone utilizzeranno il mese successivo per le loro cartoline di auguri natalizi, che regala nuovamente la vittoria in un derby dopo un digiuno durato dodici anni. Sono stagioni importanti quelle che il brasiliano passa sotto la Lanterna: nel 1990-91 un incredibile quarto posto qualifica il Genoa alla Coppa Uefa, che il club onora la stagione successiva giungendo addirittura in semifinale. Per arrivarci, i rossoblù compiono un’impresa: quella di essere la prima squadra italiana ad espugnare Anfield Road, il 18 marzo 1992, dopo che all’andata a Marassi proprio un’ennesima punizione di Branco aveva fissato il risultato del match contro il Liverpool sul 2-0. Due anni da favola che, come tutte le fiabe, hanno la loro fine: il Genoa rientra nei ranghi di una normalità dalla quale il terzino brasiliano deve fuggire per coltivare la speranza di poter giocare il suo terzo Mondiale consecutivo.

?La vittoria a Usa 94

Torna in Brasile e, nella torrida estate del 1994, si ritrova nuovamente tra i ventidue che vanno in America per conquistare il titolo mondiale, anche se la sua maglia non è tra quelle dei titolari. Ci pensa Leonardo a restituirgli il posto con la follia di una gomitata che, durante gli ottavi Usa-Brasile, ridefinisce i connotati del povero Tab Ramos e determina una squalifica che riapre la via del campo a Branco, nuovamente tra gli undici iniziali nei quarti di finale contro l’Olanda. Con gli Oranje è ancora una delle sue punizioni a decidere l’incontro, mentre risulta fondamentale anche uno dei rigori che realizza nella finale contro l’Italia che laurea il Brasile tetracampeão. È l’apice della sua carriera, che dopo il titolo mondiale declina tra nuove esperienze in patria ed escursioni in Inghilterra e negli Stati Uniti, prima di chiudersi definitivamente nel 1998.

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