Marco Ballotta, il portiere dei record che giocava in attacco

Marco Ballotta, il portiere dei record che giocava in attacco

Dopo una prima parte di carriera in Emilia, l'estremo difensore visse le sue stagioni migliori tra Parma e Lazio divenendo una vera e propria icona biancoceleste

Paolo Colantoni/Edipress

03.04.2024 07:01

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Sessanta anni vissuti con lo spirito di un ragazzino, e l'entusiasmo di chi ha sempre affrontato la vita come una sfida: Marco Ballotta, il portiere dei record, festeggia un compleanno speciale. Il suo album dei ricordi è pieno di istantanee meravigliose: ha vinto uno scudetto da protagonista, ha alzato al cielo due Supercoppe europee, due Coppe delle Coppe, tre Coppe Italia e una Supercoppa italiana, ma soprattutto, è sempre stato in grado di lasciare il segno, anche quando ad inizio stagione molti erano convinti che fosse destinato solo a ricoprire il ruolo di vice; o quando (erroneamente) era stato considerato agli sgoccioli della sua carriera.

Marco Ballotta, l'uomo dei record

Ballotta ha collezionato record su record: ha giocato negli stadi più importanti del mondo e una volta salutata la Serie A ha continuato a giocare nei campi dilettantistici: facendo l'attaccante. “Non ho idea di quanti gol abbia segnato, non esiste un conteggio ufficiale, ma senza falsa modestia posso dire di essermela cavata bene”, ha confessato in una recente intervista. Immaginarselo lontano dai pali, sembra quasi impossibile: lui che a Parma vinse da titolare la Coppa delle Coppe, che a Modena ha portato a casa un invidiabile e inavvicinabile record di imbattibilità e che a Roma, sponda laziale, ha lasciato il segno. Nelle stagioni più esaltanti della storia biancoceleste ha messo la sua firma in maniera indelebile, giocando da numero uno le gare più importanti ed emozionanti che hanno visto protagonista la squadra capitolina. Ha salvato la Lazio da una clamorosa eliminazione nella Coppa Italia del 1998 (poi vinta); ha giocato le gare più importanti nell'anno dello scudetto e alla soglia dei 44 anni è tornato titolare, difendendo i pali biancocelesti in un terribile girone di Champions League.

Ballotta, gli esordi

In oltre 25 anni di carriera ha difeso i pali di quasi tutte le squadre emiliane (Bologna, Modena, Cesena, Parma, Reggiana). Ha giocato con l'Inter di Ronaldo, si è tolto soddisfazioni importanti con Treviso e Brescia, ma ha soprattutto legato il suo nome è in modo indelebile alla Lazio. “Ho dei bei ricordi per tutte le piazze: Modena, Brescia, Parma. Ma indubbiamente la Lazio, con i trofei vinti, mi ha lasciato quelli migliori”. Forse neanche lui, quando a dieci anni iniziò la sua avventura calcistica, poteva immaginare che fosse così lunga e piena di gratificazioni. Siamo a Crespellano, a due passi da Bologna, nei primi anni settanta. Marco esce da scuola all'una e dieci minuti dopo è già sull'unico campetto del parco pubblico con i suoi amici. Si crea una porta con i giacchetti e inizia il classico rituale: uno crossa, gli altri provano ad intervenire al volo o di testa, e chi segna va in porta. Per la partita ci si trasferisce sul campo di basket. L'inizio nel calcio è al Boca San Lazzaro, nel ruolo di difensore centrale, poi passa a terzino, infine in porta, dove attira l'attenzione del Bologna. Un osservatore del club va a vederlo, ma se lo ritrova in attacco. “Scusi, ma l'undici non è Ballotta? Ma non era portiere?", chiede ad un dirigente del Boca. Quest'ultimo gli spiega che, quel giorno, tutti gli attaccati erano influenzati, e Marco li ha dovuti sostituire, lasciando i pali. Ripassa la settimana successiva e porta con se il giovane Ballotta a fare un provino.

L'incredibile carriera di Marco Ballotta

Resta al Bologna quattro anni, compresa una stagione in prestito al Casalecchio, poi passa al Modena, nel 1984. Con i canarini gioca sette, esaltanti stagioni. Nel 1990 stabilisce un record, ancora oggi ineguagliato: in tutto il campionato subisce solo 9 gol in 34 gare disputate. In quella stagione, Ballotta contribuì a mantenere inviolata la porta del Modena per 28 gare su 34, e in ben 15 delle 17 partite casalinghe. Questo permise alla squadra gialloblù di approdare in Serie B. Dopo una breve parentesi al Cesena, nel 1991 arrivare l'offerta dell'ambizioso Parma di Tanzi e Nevio Scala. Il tecnico lo utilizza come vice Taffarel, ma dopo una sola stagione lo promuove titolare, al posto del brasiliano. Ballotta vince la Coppa Italia e soprattutto la Coppa delle Coppe. Memorabile la doppia semifinale contro l'Atletico Madrid (dove fu grande protagonista) e la finalissima contro l'Anversa. Dopo aver giocato con Bologna, Modena, Cesena e Parma, l'estate del 1994 lascia per la prima volta l'Emilia Romagna per trasferirsi al Brescia. È una stagione sfortunata per i lombardi che retrocedono in B. Ballotta ritrova l'Emilia e un posto da titolare nella Reggiana di Carlo Ancelotti. Sotto la guida del futuro tecnico di Juventus e Milan, gli amaranto tornano in Serie A. Nella massima serie però, le cose non vanno bene. La squadra retrocede, ma Ballotta trova un ingaggio in un club prestigioso: la Lazio.

Ballotta e l'epopea alla Lazio

A Roma inizia un'avventura straordinaria, da vice di Luca Marchegiani. Nella sua prima stagione laziale gioca una sola volta in campionato (nella trasferta di Lecce) ma si dimostra decisivo in Coppa Italia. Negli ottavi di finale contro il Napoli salva i biancocelesti, evitando una clamorosa rimonta degli azzurri. L'anno successivo gioca tre volte in campionato e mette la firma sulla Coppa delle Coppe giocando il quarto di finale contro i greci del Panionios. Ma è nella stagione del secondo scudetto che si toglie le maggiori soddisfazioni, recitando un ruolo da assoluto protagonista. Ballotta gioca i match più importanti del campionato e lo fa da vero numero uno: il derby di ritorno (vinto con la punizione di Veron) dove nel finale dice di no a una girata ravvicinata di Delvecchio, che avrebbe significato il pareggio giallorosso; la trasferta di Torino con il gol di Simeone, dove all'ultimo minuto respinge in corner una pericolosa punizione calciata da Del Piero; la trasferta di Bologna (penultimo turno, con la vittoria per 3-2 e l'urlo strozzato nella gola dei tifosi dopo il gol annullato a Cannavaro in Juventus-Parma) e soprattutto Lazio-Reggina. L'ultimo atto. La gara che, il 14 maggio del 2000, ha regalato ai biancocelesti il secondo scudetto e a lui la nona presenze in quel campionato. Un contributo determinante, che si chiude con la vittoria della Coppa Italia. Per Ballotta, che si presenta a Milano, nella finale di ritorno, con i capelli colorati di azzurro, segno delle feste post scudetto, è una soddisfazione doppia. In tutta la competizione infatti, non ha saltato un solo minuto.

Il passaggio all'Inter e il ritorno alla Lazio

Lascia la Lazio l'estate del 2000 per trasferirsi all'Inter di Ronaldo e Vieri, poi torna al Modena: trascina i canarini in A e gioca due anni nella massima serie. Poi torna in B col Treviso. A quaranta anni è ancora titolare inamovibile e, per l'ennesima volta, ottiene la promozione in A. A fine stagione la Lazio torna a chiamarlo: i biancocelesti hanno bisogno di un vice affidabile da affiancare a Peruzzi e “il vecchio” Ballotta non si lascia sfuggire l'occasione. Il 23 ottobre del 2005 a 41 anni, gioca il derby da titolare, contribuendo al pareggio della Lazio. Quel giorno, senza neanche rendersene conto, Ballotta stabilisce un record invidiabile, diventando il più anziano giocatore ad aver giocato una gara di Serie A, essendo sceso in campo all'età di 41 anni e 203 giorni. Marco batte il record che apparteneva ad uno sei suoi miti: Dino Zoff. Giocherà con la maglia laziale per altre quattro stagioni, migliorando questo record ben 47 volte. L'ultima gara in campionato la disputa a Genova (Genoa-Lazio 0-2) l'11 maggio 2008, all'età di 44 anni e 38 giorni. Nella sua ultima stagione alla Lazio gioca anche la Champions League, diventando il giocatore più anziano (43 anni e 253 giorni) a disputare la competizione europea più importante. Tanti auguri Ballotta, l'uomo dei record.

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