Zoff: «Io, Gascoigne e la Lazio: vi dico tutto»

Zoff: «Io, Gascoigne e la Lazio: vi dico tutto»

Allenatore della Juve e anche dei biancocelesti, poi pure presidente: «Grandi esperienze, con Cragnotti il salto di qualità»

Marco Ercole/Edipress

30.03.2024 ( Aggiornata il 30.03.2024 14:01 )

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Questa è una sfida che ha vissuto in ogni modo possibile e da diverse prospettive. Ne ha davvero tanti di ricordi Dino Zoff quando apre il file dei suoi precedenti in Lazio-Juventus, un match che ha giocato prima da portiere dei bianconeri e poi da allenatore, sia da una parte che dall’altra della barricata. La sua, d’altronde, è stata una carriera vissuta sempre ad altissimi livelli in qualsiasi campo e prendere parte a gare di questo genere è sempre stata per lui la normalità. È proprio in partite così che riusciva solitamente a dare qualcosa in più, a far la differenza.

Da estremo difensore della Vecchia Signora ha affrontato per 18 volte la Lazio, la maggior parte delle quali nel momento di massimo splendore della squadra biancoceleste, con Tommaso Maestrelli alla guida e Giorgio Chinaglia in campo. Ma in tutte e 9 le sfide disputate a Torino, la sua Juventus non è mai uscita sconfitta, vincendo in 8 occasioni e pareggiando in una sola di queste (in generale, considerando pure quelle a Roma, sono solo 4 i ko, tra cui quello appunto nell’anno dello scudetto laziale). Si è tolto delle soddisfazioni, insomma, e lo stesso discorso vale per quanto accaduto successivamente, quando ha avviato la nuova vita da allenatore. Anche in questo caso, nei suoi 4 scontri tra il 1989 e il 1990 è rimasto imbattuto, vincendo le due gare disputate in casa e pareggiando entrambe quelle in trasferta. Poi, una volta passato all’altra sponda, ha confermato il trend: su 10 partite disputate sulla panchina biancoceleste contro la Juventus ne ha perse solamente 2, sempre a Torino. A Roma ha vinto 3 volte e pareggiato in 2, chiudendo pure in questo caso la sua esperienza (vissuta in tre diversi periodi) da imbattuto di fronte ai propri tifosi.

Davvero tanti ricordi, difficile eleggerne solo alcuni: «Il ricordo storico più forte – racconta Zoff – sono probabilmente le sfide avvenute negli anni Settanta, da portiere della Juventus contro una Lazio che poi nel 1974 vinse il suo primo scudetto. Quindi erano partite di grandissimo livello, soprattutto quelle giocate a Roma. Pensando alla carriera da allenatore, invece, in relazione al periodo in cui ero a Roma, mi ricordo di un Lazio-Juventus finito 1-1 (3 novembre 1991, ndr), quando riuscimmo a recuperare nonostante l’inferiorità numerica per l’espulsione di Gregucci. Fu una grande soddisfazione, quella era una Juve forte, c’era anche Roberto Baggio in campo. Questi ricordi sono forse i più importanti dal mio punto di vista. Poi è chiaro che successivamente ce ne sono stati molti altri di altissimo spessore».

 

Ripartiamo allora dalle prime sfide, quelle da calciatore contro una Lazio passata alla storia. Che tipo di match erano quelli?

«Beh, quella era una Lazio combattiva, feroce, gagliarda, compatta. Aveva tutte le caratteristiche di una grande squadra, quelle che poi l’hanno portata a vincere meritatamente un campionato rimasto nella storia. Da avversari si percepiva un ambiente caratterialmente forte ed è stato probabilmente uno dei momenti più belli del club biancoceleste. Sicuramente lo è stato dal punto di vista romantico, poi ovviamente nell’epoca di Cragnotti sono arrivate altre soddisfazioni, con un’altra dimensione di grandezza».

 

Come viveva all’epoca la sfida nella sfida con Felice Pulici?

«Lui era un portiere spettacolare, con buone doti tecniche. Tra di noi c’è sempre stato un buon rapporto, sia a livello professionale che umano. Tra colleghi solitamente ci si rispetta».

 

Invece come si preparavano le sfide contro un attaccante come Chinaglia?

«Diciamo che non c’era molto da studiare, perché era conosciutissimo e le sue qualità erano ben note a tutti. E il discorso vale per Chinaglia, ma pure successivamente per Bruno Giordano. Grandi attaccanti entrambi, capaci di segnare bellissimi gol. Nella mia epoca da portiere sono stati loro i centravanti di punta della Lazio».

 

Se passiamo all’epoca da allenatore, invece, quali sono i primi ricordi?

«La prima cosa che mi viene in mente è quando arrivai per la terza volta alla Lazio negli anni Duemila. In quell’epoca la squadra biancoceleste era fortissima e io venni chiamato perché Eriksson era diventato commissario tecnico dell’Inghilterra. In quella stagione ci fu un inseguimento importante alla Roma, una grande rincorsa che purtroppo si interruppe quando venimmo fermati al 92’ da un gol di Dalmat nella sfida con l’Inter giocata al San Nicola di Bari».

 

La sua prima esperienza romana è invece legata inevitabilmente al ricordo di Paul Gascoigne.

«L’arrivo di Gascoigne rappresentò veramente un grande acquisto. Un artista strano, ma un grande giocatore. Diciamo che il suo innesto, così come l’avvento di Cragnotti alla presidenza, ha aperto la strada verso la crescita del club».

Che partita è invece Lazio-Juventus di oggi?

«L’idea è che la Lazio abbia avuto qualche problema, quello è chiaro. Se si è arrivati alle dimissioni e al nuovo allenatore non può essere altrimenti. Anche la Juventus non è al massimo per il periodo non felice di risultati. Chi riesce ad avere la meglio in questi scontri può iniziare la sua risalita. Difficile fare previsioni: da una parte c’è la Lazio con il nuovo tecnico in panchina, dall’altra una Juve che vorrà voltar pagina. Quindi vediamo chi ci riesce meglio. Poi c’è anche la variabile dei tre scontri a stretto giro di posta. Non credo che sotto questo punto di vista ci siano particolari problemi, le squadre ragioneranno affrontando una partita alla volta. Al massimo potranno trarre esperienza per quelle successive da giocare».

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