Vanenburg, fenomeno e romanista mancato

Vanenburg, fenomeno e romanista mancato

L'esterno olandese fu uno dei calciatori più elettrizzanti degli anni Ottanta e nel 1988 firmò per i giallorossi, ma l'affare saltò misteriosamente

Alessandro Ruta/Edipress

05.03.2024 ( Aggiornata il 05.03.2024 07:01 )

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L'Olanda non ha mai avuto un vero erede di Johan Cruijff. Molti gli si sono vagamente avvicinati, ma nessuno ha mai potuto competere come classe, vittorie e carisma con il "Profeta del gol".

Certo, Gerald Vanenburg è stato uno di quelli che di più hanno percorso le orme del grande Johan. A livello di immaginario collettivo l'Olanda degli anni Ottanta delirava per lui, che peraltro giocava lì, tra Ajax e Psv, a differenza di chi come Gullit, Van Basten e Rijkaard aveva già preso la via dell'Italia.

In realtà anche Vanenburg aveva firmato per un club nostrano, la Roma, nell'estate 1988, prima che l'affare saltasse per ragioni abbastanza misteriose.

 

Vanenburg l'esterno imprendibile

 

Il 1988 è l'anno dell'Olanda a tutte le latitudini. La nazionale vince l'Europeo in Germania grazie ai gol di Gullit e Van Basten, con il "Cigno di Utrecht" protagonista assoluto in finale grazie alla celebre rete del 2-0, il tiro al volo incrociato da posizione impossibile.

Il Rinascimento oranje ha un filo conduttore con il calcio totale degli anni Settanta, ed è Rinus Michels, che è tornato ad essere il commissario tecnico di una squadra che finalmente vince un titolo dopo averlo sfiorato in due occasioni.

Uno dei protagonisti occulti dell'Olanda campione d'Europa comunque è l'ala destra, un tipo tutto pepe che come Van Basten è nato a Utrecht, città assolutamente chiave nella nostra storia. Si chiama Gerald Vanenburg ed è un calciatore che oggi non esiste più, perché di esterni così vecchio stampo, che ti puntano e vanno sul fondo a crossare ormai se ne contano sulla punta delle dita.

Il 1988 è anche il suo anno, perché con il Psv Eindhoven assieme ad altri compagni di nazionale come Hans Van Breukelen, Ronald Koeman e Wim Kieft ha vinto la Coppa Campioni battendo in finale ai rigori, una finale noiosissima ed equilibrata, il Benfica. Uno di quei rigori li ha segnati proprio Vanenburg, che in poche settimane completa un "triplete" storico vincendo anche campionato e coppa olandesi.

Tutti vogliono avere un oranje in squadra ormai, il Milan ha tracciato la strada. In Italia è la Roma la prima a tuffarsi su Gerald, strappando un accordo pagando 8 miliardi di lire al Psv.

 

Dino Viola annuncia il colpo

 

«I soldi da oggi sono a disposizione del Psv. Una succursale del Banco di Santo Spirito di Roma ha avuto l’autorizzazione ad inviare la documentazione ad una banca olandese. Abbiamo operato in tempi record e questo perché il giocatore è veramente forte. Nella nostra lista c’erano anche Silas, Winter e Detari, ma Vanenburg era il giocatore dei nostri desideri. Abbiamo preso un grosso calciatore e con lui andiamo a costruire un centrocampo simile a quello della Nazionale e adatto alle qualità di Giannini».

Parole e musica del presidente della Roma, Dino Viola, nel ritiro di Pinzolo. Finalmente un campione per i giallorossi dopo i due "bidoni" dell'anno precedente, Renato Portaluppi e Andrade. I tifosi già sognano in grande, il direttore sportivo romanista Emiliano Mascetti è acclamato come re del mercato.

E invece praticamente lo stesso giorno in cui Viola si sbilancia in maniera così netta il Psv si tira indietro, annunciando che l'affare è saltato nonostante ci sia, in realtà, un contratto firmato. Il motivo? Dopo la cessione al Barcellona di Ronald Koeman la piazza si sarebbe mobilitata per evitare la cessione di un'altra stella della squadra.

La Roma, stizzita, cerca di ricorrere alla Uefa, ma le regole dell'epoca sui trasferimenti sono veramente una giungla e in generale poco chiare. Si arriva a una multa ridicola di 4 milioni di lire per il giocatore, che il Psv è ben contento di pagare dando nel frattempo a Vanenburg un aumento robusto di contratto pari a 8 miliardi in sette stagioni. Ad Eindhoven poi Gerard rimarrà fino al 1993. 

Per i giallorossi una beffa colossale, ma anche la decisione di non prendere nessun altro straniero oltre a Berthold e Voeller. 

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