Brehme, il terzino perfetto

Brehme, il terzino perfetto

Il tedesco ha deciso una finale mondiale nel 1990 con la Germania Ovest e ha vinto lo scudetto "dei record" con l'Inter

Alessandro Ruta/Edipress

20.02.2024 11:45

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Andy Brehme ha deciso un mondiale, già solo questo lo consegna al mito. Italia '90, il "nostro mondiale", l'ha chiuso lui segnando il rigore dell'1-0 buono per dare il titolo alla Germania, allora soltanto Ovest, contro l'Argentina. Ma Brehme è stato anche un grande della nostra Serie A, un leader dell'Inter dei record, quella di Trapattoni capace di vincere il campionato nel 1989 totalizzando 58 punti, mai nessuno ne aveva racimolati tanti.

Brehme, pilastro dell'Inter

Svezzato dal padre Bernd, allenatore delle giovanili del club amburghese del Barmbek, Andy diventa grande innanzitutto al Kaiserlautern, dove gioca per 4 anni dal 1982 al 1986, conquistando la nazionale e soprattutto le attenzioni del Bayern Monaco.

In Baviera sfiora la Coppa Campioni e vince una Bundesliga, ma soprattutto conosce uno dei suoi futuri migliori amici, quel Lothar Matthaeus con cui condividerà anche lo spogliatoio dell'Inter.

Estate 1988 e i nerazzurri acquistano entrambi, in blocco. Risultato? Una cavalcata trionfale in Serie A e lo scudetto "dei record". Brehme è un terzino sinistro ambidestro, elegante, con un gran piede, e una corsa insostenibile per gli avversari. Nel calcio ancora a uomo di Trapattoni lui è libero da marcature e può così fare su e giù sulla fascia, rifornendo Serena e Diaz di cross.

Dall'anno successivo la colonia di tedeschi dell'Inter aumenta arrivando a tre, con l'acquisto da parte dei nerazzurri del centravanti della nazionale, Jurgen Klinsmann. Inizia la spettacolare era del "tre contro tre" con il Milan, olandesi da una parte (Gullit, Van Basten, Rijkaard) e tedeschi dall'altra.

Brehme comunque rimane all'Inter fino al 1992, segnando 12 gol. Dopo una stagione al Saragozza in Spagna ecco il ritorno a casa, al Kaiserslautern, dove nel 1998 centra un'impresa senza precedenti, vincendo la Bundesliga da neopromossa.

Il rigore di Italia '90 e Germania Ovest campione del mondo

Argentina-Germania Ovest è stata la rivalità per eccellenza degli anni Ottanta: due finali mondiali consecutive, una vittoria a testa nel 1986 e nel 1990. In entrambi i casi Brehme ha giocato da titolare, la prima quasi da interno di centrocampo (il terzino sinistro era infatti Briegel), la seconda effettivamente da terzino e addirittura segnando il gol decisivo.

Come dimenticare la finale di Italia '90, infatti? Indimenticabile per la sua bruttezza, per i fischi all'inno argentino prima dell'inizio (con Maradona a ringhiare in mondovisione "Hijos de puta" ai tifosi dell'Olimpico di Roma), per l'arbitro Codesal che accompagnava ogni decisione, spesso dubbia, con un gesto eclatante, tipo correre o mettere le braccia tese davanti a sé.

Tra le decisioni discutibili, il rigore dato ai tedeschi a 5' dalla fine per fallo, forse di Sensini su Voeller in area. Momento di rara pesantezza su cui si sono accavallate varie versioni, con pochissimi giocatori della Germania Ovest (allenata da Beckenbauer) desiderosi di calciare, tra la tensione, la stanchezza e il fatto di doversi trovare di fronte un vero spauracchio, quel Sergio Goycoechea che aveva ipnotizzato la Jugoslavia ai quarti e, ahinoi, l'Italia in semifinale.

Alla fine tira Brehme, il rigorista sarebbe Matthaeus ma pazienza, che a Italia '90 ha già segnato un gol.. e mezzo: una rasoiata di destro contro l'Olanda agli ottavi e la punizione, deviata dalla barriera inglese, buona per il provvisorio vantaggio in semifinale. Punizione calciata di sinistro, a conferma della sua grande duttilità.

Stavolta opta per il destro, forse per depistare Goycoechea, e con un rasoterra chirurgico all'angolino segna la rete decisiva: Germania Ovest campione del mondo e Andy eroe nazionale.

La Germania intera lo piange e anche l'Italia, sponda nerazzurra, lo ricorda come un grandissimo, nel giorno della sua prematura scomparsa. 

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