Minaudo e Comandini eroi per caso del derby di Milano

Minaudo e Comandini eroi per caso del derby di Milano

Protagonisti assoluti in una stracittadina e poi scomparsi dalla circolazione: la strana storia di questi due giocatori rimasti per sempre nella memoria dei tifosi dell'Inter e del Milan

Alessandro Ruta/Edipress

16.09.2023 ( Aggiornata il 16.09.2023 08:01 )

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Ci sono i derby dei grandi nomi e quelli delle sorprese. La storia delle sfide tra Inter e Milan è meravigliosa anche per quei protagonisti inattesi rivelatisi poi decisivi in un particolare giorno. Ne abbiamo scelti due, tra i più rappresentativi: Giuseppe Minaudo e Gianni Comandini.

 

Minaudo, l'incubo di Berlusconi

 

Il primo derby di Silvio Berlusconi da presidente del Milan finisce con una vittoria dell'Inter: 6 aprile 1986, è già primavera ma il cielo su Milano è plumbeo. Le due squadre sono staccatissime dalla vetta, i nerazzurri in compenso pochi giorni prima hanno sconfitto il Real Madrid nelle semifinali di Coppa Uefa. Risultato che però verrà ribaltato al ritorno, in una delle tante serate europee mitiche dei blancos in Europa.

Per il Milan di Nils Liedholm un'annata balorda, la questione societaria a prevalere su tutto con l'addio rocambolesco di Farina e l'ingresso in campo, appunto, di Silvio Berlusconi, il magnate delle telecomunicazioni. Lì per lì "Sua Emittenza" può cambiare poco, la rivoluzione è di là da venire e la rosa è quella che è, non eccezionale. I rapporti con Liedholm, poi, non sono granché per via di due caratteri agli antipodi.

In tutto questo il derby del 6 aprile è noioso e sonnolento. L'Inter dopo un'estate in cui ha preso dal Verona campione d'Italia due giocatori come Fanna e Marangon e dalla Juventus nientemeno che Marco Tardelli si è attorcigliata nei suoi problemi, con l'esonero dell'allenatore Castagner già a novembre. Al suo posto la bandiera Mario Corso, chiamato a fare da traghettatore.

Manca un quarto d'ora alla fine, il risultato è ancora 0-0: fallo ingenuo su Fanna sul lato sinistro dell'area di rigore e punizione per l'Inter, il classico corner corto. Calcia lo stesso Fanna verso il centro, colpo di testa di Mandorlini sul palo con il portiere del Milan Terraneo abbastanza incerto nell'occasione. Sul rimbalzo della palla si avventa un fantasista 19enne di Mazara del Vallo, in Sicilia, una delle stelle della primavera nerazzurra vincitrice pochi mesi prima del Torneo di Viareggio: si chiama Giuseppe Minaudo e non doveva nemmeno giocare.

Entrato dopo l'intervallo al posto di Marangon che si era fatto male a una mano nel primo tempo, era addirittura finito in panchina in extremis visto che Rummenigge, l'attaccante titolare, aveva avuto un problema nel riscaldamento. Come una tessera del domino, Minaudo dalla tribuna si ritrova in campo e subito decisivo. Quando segna l'1-0, risultato che poi non cambierà, viene sollevato di peso da Riccardo Ferri come un fuscello.

"Nella mia vita ho un incubo ricorrente: Minaudo", affermerà anni dopo Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan nell'era berlusconiana. "Minaudito", si leggerà sul Guerin Sportivo uscito la settimana dopo quel derby. Per Minaudo poi tre anni abbastanza anonimi nell'Inter prima di passare all'Udinese e all'Atalanta.

 

Comandini come Paolo Rossi

Gianni Comandini da Cesena nell'estate del 2000 è uno dei giovani più ricercati sul mercato: titolare dell'under-21 campione d'Europa con Marco Tardelli, gioca in Serie B con il Vicenza ma in tanti hanno messo gli occhi su di lui. Centravanti che in campo da tutto, grande atletismo, sulla carta una forza della natura e, appunto, ancora molto giovane.

Alla fine la spunta il Milan che sborsa per Comandini 20 miliardi di lire (11 milioni di euro circa). L'inizio è col botto, gol nel preliminare di Champions League contro la Dinamo Zagabria con quella maglia numero 9 sulle spalle che fa davvero sognare. Lui in coppia con Shevchenko, entrambi sotto i 25 anni, il futuro pare proprio roba loro.

E invece no, iniziano le panchine e gli infortuni. Nel frattempo il suo allenatore nonché conterraneo Alberto Zaccheroni viene silurato dopo l'eliminazione in Champions e in panchina arriva a traghettare il Milan l'ex ct dell'under-21, Cesare Maldini. Comandini ha recuperato dai guai fisici ed è a disposizione in un periodo in cui l'infermeria rossonera è strapiena. Arriva l'11 maggio del 2001, venerdì sera, e c'è il derby.

Partita tra deluse, perché nemmeno l'Inter sta attraversando un grande momento, un "derby in tono minore" si legge sui giornali, anche qua come nel 1986ss. In compenso da vincere, guai a sbagliare. Sulla panchina nerazzurra proprio Marco Tardelli, l'ex allenatore di Comandini nell'under-21, chiamato alla prima giornata dopo l'esonero di Marcello Lippi.

Comandini quella sera deve giocare titolare davanti, nel 4-4-2 apparentemente scolastico di Maldini dove viene data ampia libertà in fascia a sinistra al brasiliano Serginho. Su quell'asse il Milan sblocca il risultato proprio con Gianni, ma non è finita: minuto 19, cross da sinistra ancora di Serginho e colpo di testa maestoso a incrociare di Comandini per il 2-0. Esultanza sotto la Sud, Inter annichilita e completamente asfaltata nella ripresa, quando il Milan infierisce fino al celebre 6-0 con gol di Giunti, doppietta di Shevchenko e timbro finale di Serginho.

Per Comandini una serata alla Paolo Rossi, due soli gol in campionato con i rossoneri e proprio in un derby, nella stagione 1985-86, quella del gol di Minaudo, ma nella sfida di ritorno. Sì, perché a fine stagione Gianni andrà all'Atalanta per 30 miliardi: un'indimenticabile meteora.

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