FIGC: dal 1898 a oggi il riflesso dell’Italia nella storia del calcio

FIGC: dal 1898 a oggi il riflesso dell’Italia nella storia del calcio

Dal primo campionato disputato in un giorno alla vittoria di Euro 2020, la Federazione ha accompagnato lo sviluppo dello sport più seguito del nostro Paese, evidenziandone luci e ombre

Paolo Valenti/Edipress

26.03.2023 ( Aggiornata il 26.03.2023 11:56 )

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Ingegneri e matematici, uomini di numeri e fatti più che di parole: è strano pensare che, alle origini della struttura che gestisce il calcio in Italia, ci siano state persone con un background culturale così diverso e lontano rispetto a quello evidenziato dai personaggi di maggior rilievo che oggi ruotano intorno allo sport più seguito del nostro Paese. Già, perché quando la Federazione Italiana Giuoco Calcio si costituì a Torino il 26 marzo 1898, primo presidente venne nominato un ingegnere, Mario Vicary, al termine dei lavori di quella che potrebbe essere considerata una “Costituente del calcio” presieduta dal conte Enrico D’Ovidio, professore di matematica e rettore dapprima dell’Università di Torino e successivamente del Politecnico del capoluogo piemontese. Del resto il calcio dei pionieri stava iniziando ad accrescere la sua popolarità e si appalesava la necessità di dare un organismo di governo a quello sport inglese, divertente e alla portata di tutti, che potesse strutturare in maniera organica le attività delle società che lo praticavano.

La fondazione della FIGC

Quel 26 marzo la futura FIGC nacque come Federazione Italiana del Football (FIF). Passeranno undici anni prima che il nome venisse italianizzato con la sostituzione del termine “Football” con “Giuoco Calcio”, rimasto immutato nei decenni nonostante l’evoluzione della lingua che, nell’uso comune, ha eliso quella “u” dalla parola giuoco, che lascia un che di impolverato a un nome che mantiene l’eco delle origini e il senso della tradizione. La prima sede della Federazione venne stabilita presso l’Old England di Torino, un emporio di proprietà di tale Adolf Jourdan, appassionatissimo di calcio che, tra le varie attività che svolgeva, si dilettava ad arbitrare.

8 maggio 1898, il primo campionato: vinse il Genoa

La nuova struttura non perse tempo e nel giro di poche settimane organizzò il primo campionato italiano ufficialmente riconosciuto al quale parteciparono quattro squadre: Internazionale Torino, Genoa, Fc Torinese e Ginnastica Torino. Furono i rossoblù a imporsi in quella prima edizione giocata in un solo giorno, l’8 maggio 1898 al Velodromo Umberto I di Torino, con una formula che prevedeva semifinali e finale. Fu l’inizio di una storia che sin da quegli anni si arricchì velocemente di vicende e protagonisti tanto che già nel 1905 la FIFA riconobbe ufficialmente la nostra Federazione. In Italia erano anni di pieno fermento e crescita di interesse verso il calcio. Risale al 15 maggio 1910 l’esordio della nazionale italiana su un campo di gioco: si trattava dell’Arena di Milano, dove i futuri azzurri sconfissero 6-2 la Francia. In quell’occasione, infatti, l’Italia giocò con delle divise bianche. La prima partita con il colore del cielo la nostra rappresentativa la disputò l’anno successivo in un’amichevole contro l’Ungheria (0-1, 6 gennaio 1911). La scelta dell’azzurro fu un omaggio al colore preferito di casa Savoia.  
Intanto i campionati nazionali andavano avanti per approssimazioni successive verso quello che sarebbe stato il tipico girone unico che, in quella che può considerarsi la sua versione definitiva, vide la luce nella stagione 1929-30. La prima edizione della Coppa Italia si era tenuta nel 1922 (prima di essere abbandonata e ripresa solo nella seconda metà degli anni Trenta) proprio mentre la FIGC superava la scissione che aveva portato la Confederazione Calcistica Italiana a separarsi da essa. Anche la nazionale, con il terzo posto conquistato alle Olimpiadi del 1928 e la vittoria della Coppa Internazionale 1927-30, testimoniava lo sviluppo di tutto il movimento calcistico in Italia.

I successi degli anni Trenta con l'Italia di Vittorio Pozzo 

Nel 1929 la sede della Federazione fu definitivamente spostata a Roma. Gli anni Trenta furono determinanti per inserire il nostro Paese nell’élite del calcio internazionale. Supportato nella sua crescita anche dal governo di Mussolini, il football in Italia conquistò l’attenzione di tutti gli strati sociali della popolazione anche grazie alle straordinarie vittorie che i ragazzi allenati da Vittorio Pozzo conseguirono nelle manifestazioni alle quali parteciparono: i Mondiali del 1934 e del 1938 oltre alle Olimpiadi del 1936. Un periodo d’oro che, prima di potersi ripetere, dovette aspettare trent’anni, durante i quali la FIGC fu tra i fondatori, insieme alle consorelle francese e belga, della nuova organizzazione che avrebbe gestito il calcio europeo, la UEFA (1954).

Dal Mundial ’82 a Germania 2006: le vittorie più recenti 

Il primo successo del dopoguerra arrivò con l’Europeo vinto a Roma nel 1968. Un biennio d’oro quello che si concluse con la finale mondiale di Messico '70, quando gli azzurri non riuscirono a vincere la Coppa Rimet sconfitti solo dal grande Brasile di Pelé. La nostra Nazionale fu protagonista del terzo trionfo mondiale nel 1982, risvegliando nel Paese un senso di appartenenza e di unità che sembrava essersi definitivamente assopito dai tempi delle guerre di indipendenza. I più recenti successi ai Mondiali del 2006 e a Euro 2020 hanno confermato anche nel XXI secolo l’importanza dell’Italia a livello internazionale nonostante il nostro campionato non sia più “il più bello del mondo” come era considerato fino a qualche decennio fa.

I momenti di crisi del nostro calcio

Ovviamente in 125 anni di storia non sono mancati i momenti bui, sul campo e fuori. Come le eliminazioni dalla fase finale dei Mondiali, eventi che conosciamo bene perché accaduti nelle ultime due edizioni della manifestazione, che in passato avevano avuto un unico precedente nel 1958. Ancor più gravi, per via degli ingenti danni reputazionali che portarono alla FIGC, furono le crisi del 1980 e del 1986, legate al calcio scommesse, e quella del 2006, la cosiddetta Calciopoli, che portarono a dimissioni, commissariamenti, condanne ai tesserati e penalizzazioni alle squadre.

La FIGC si proietta verso il futuro 

Oggi le sfide della FIGC guardano al futuro. In un contesto globale nel quale il processo competitivo si è notevolmente evoluto, portando alla ribalta anche nazionali poco blasonate, la tradizione e la cultura calcistica non sono più sufficienti a garantire successo. Il player trading internazionale e la caduta delle barriere all’ingresso dei calciatori stranieri in Italia hanno probabilmente penalizzato la maturazione dei talenti nostrani. Per superare il periodo di crisi che sta attraversando il calcio italiano, felicemente interrotto dal meraviglioso exploit di Euro 2020, le linee guida espresse di recente dal presidente federale Gravina rappresentano il sentiero da percorrere per un rilancio organico di tutto il movimento: potenziamento dei vivai e ristrutturazione, o realizzazione ex novo, degli stadi. 

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