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Ascari e l’ultimo titolo di un pilota italiano in Formula 1© Ferrari

Ascari e l’ultimo titolo di un pilota italiano in Formula 1

Il 23 Agosto 1953 a Bremgarten il pilota milanese conquista il suo secondo titolo mondiale, l’ultimo (allo stato attuale) di un pilota italiano nella massima serie motoristica

23.08.2023 ( Aggiornata il 23.08.2023 10:43 )

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Un digiuno lungo 70 anni, e lontano dall’esser spezzato. Con la vittoria ottenuta al termine del Gp di Svizzera corso sul circuito di Bremgarten il 23 Agosto 1953 non solamente Alberto Ascari conquistava il suo secondo titolo mondiale, ma quella straordinaria affermazione del pilota milanese rappresenta ad oggi l’ultimo titolo iridato conquistato da un pilota italiano in Formula 1. Nel corso dei successivi 70 anni, come vedremo in seguito, c’è stato chi è andato molto vicino al titolo senza purtroppo conquistarlo, ma di fatto nessun pilota italiano è riuscito ad emulare i due titoli vinti da Ascari nel 1952 e nel 1953 in un’epoca in cui la Formula 1 era molto diversa da quella di oggi, ma proprio per questo ancora più emozionante da riscoprire.

Il biennio delle vetturette di F2 in Formula 1 e il dominio Ferrari

Il 1953 vede per il secondo e ultimo anno la Formula 1 scendere in pista con le vetturette di Formula 2. Se nel biennio 1950-1951 a scendere in pista erano state le monoposto di Formula 1 (monoposto che potevano montare o un motore aspirato da 4500 cm³, o un motore sovralimentato di 1500 cm³), al termine della stagione 1951 alla luce del ritiro dell’Alfa Romeo (vincitrice in solitaria del titolo 1950 con Nino Farina, e del titolo 1951 con Juan Manuel Fangio al termine di un duello appassionante con la Ferrari, e in particolare con Alberto Ascari) la Commissione Sportiva Internazionale (CSI, antesignana dell’attuale FIA, Federazione Internazionale dell’Automobile) decise che per il biennio 1952-1953 a partecipare al Mondiale di Formula 1 sarebbero state le monoposto di Formula 2 (le cosiddette vetturette), aventi come caratteristiche tecniche un motore di 2000 cm³ senza compressore, o di 500 cm³ con compressore.
Una scelta, quella della CSI, che aveva un duplice scopo: venir incontro alle esigenze economiche delle squadre rimaste in Formula 1 che (ad eccezione di Ferrari) facevano fatica per via degli elevati costi di realizzazione a mandare in pista delle monoposto di Formula 1, e al contempo evitare il dominio assoluto di una squadra (Ferrari) alla luce del ritiro dell’Alfa Romeo (disposto dall’IRI a causa sia della volontà di non destinare troppi fondi alla progettazione di una macchina da corsa preferendo investirli nella progettazione della nuova Giulietta, sia a causa della crescente concorrenza della Ferrari).

Nonostante l'intento della Commissione Sportiva Internazionale, il biennio 1952-1953 vedrà la Ferrari come grande protagonista in pista, e con essa Alberto Ascari.
Se il Mondiale 1952 vede il pilota milanese saltare la gara inaugurale in Svizzera (vinta dal compagno di squadra Taruffi) sul circuito di Bremgarten per preparare al meglio la 500 Miglia d’Indianapolis diventando così il primo pilota italiano ed europeo a prendervi parte (si rivelerà un’esperienza piuttosto deludente con il 19° posto in griglia e con il ritiro nel corso del 40° dei 200 giri previsti a causa della rottura di un mozzo ruota sulla sua Ferrari 375 Indy), Ascari al rientro nel Mondiale di Formula 1 a bordo della sua Ferrari 500 F2 si aggiudicherà le sei rimanenti gare della stagione (Belgio, Francia, Gran Bretagna, Germania, Olanda e Italia) conquistando così il suo primo titolo mondiale. Un risultato agevolato anche dall'infortunio occorso al rivale di sempre, l'argentino Fangio, in occasione del Gp dell'Autodromo valido per il Mondiale di Formula 2, disputatosi a Monza l'8 Giugno 1952, con il pilota passato nel frattempo alla Maserati che sarà costretto a rinunciare al Mondiale a causa di un trauma cranico e una frattura alla vertebra cervicale dovuto al ribaltamento della sua monoposto nel corso del secondo giro, mentre stava affrontando la curva di Lesmo.

Fangio tornerà così al volante della Maserati nel 1953 in una stagione che vedrà Ascari e la Ferrari vincere in Argentina (con il pilota argentino costretto a ritirarsi nel corso del 36°giro per un guasto alla trasmissione), Olanda (con Fangio ritiratosi nuovamente al 36°giro per un problema alla trasmissione), Belgio (Fangio ritirato nel corso del 13°giro per problemi al motore, e poi, risalito sulla monoposto del compagno di squadra belga Johnny Claes, darà vita a una rimonta che lo porterà fino al terzo posto, salvo poi sbandare nel corso dell’ultimo giro e doversi così ritirare) e Gran Bretagna (con Fangio secondo a un minuto, al termine di una gara che vedrà il sotto raffigurato Ascari e l'argentino Gonzalez dividersi a metà il punto per il giro più veloce, ottenuto da entrambi con il tempo di 1’50”0), con la scuderia di Maranello che si aggiudicherà anche il Gp di Francia con Mike Hawthorn, e il Gp di Germania con Nino Farina (il quale dedicherà la vittoria a Tazio Nuvolari, che sarebbe scomparso pochi giorni dopo).


© Ferrari

Alla vigilia del Gp di Svizzera (in programma il 23 Agosto 1953 sul circuito di Bremgarten) Ascari si presenta con 33.5 punti (considerando i quattro migliori risultati comprensivi dei punti aggiuntivi per il giro più veloce; 37.5 a livello assoluto), contro i 20 punti del compagno di squadra Nino Farina e i 19 del pilota argentino della Maserati Juan Manuel Fangio.

Ascari e la conquista del secondo titolo iridato

Se sulla carta Ascari è a un passo dalla conquista del secondo titolo iridato, manca ancora la certezza matematica (a causa dei 18 punti ancora a disposizione nelle ultime due gare di Bremgarten e Monza per via degli 8 punti destinati al vincitore e al punto aggiuntivo per il giro più veloce), che arriverà puntualmente nel Gp di Svizzera il 23 Agosto 1953.
Le qualifiche vedono i tre piloti in lizza per il titolo mondiale conquistare la prima fila: a conquistare la pole position è la Maserati di Fangio (2’40”1), seguito dalle Ferrari di Ascari (2’40”7) e di Farina (2’42”6).

Al via della gara Fangio mantiene la testa della gara, ma già nel corso del primo giro il pilota argentino della Maserati si vede costretto a lasciar strada ad Ascari, con il pilota milanese della Ferrari che, come già occorso nelle precedenti vittorie, comincia giro dopo giro ad imprimere il suo ritmo alla corsa. Fangio fino al settimo giro riesce a limitare a sei secondi il distacco complessivo da Ascari, ma a partire da quella tornata comincia ad avvertire un problema al cambio (per via della terza marcia che tende a rimanere bloccata): per questo motivo, una volta segnalato l’inconveniente alla squadra, nel corso del decimo giro il pilota argentino viene richiamato ai box e al contempo viene fermata anche la Maserati di Bonetto, con i due che si scambiano di fatto le monoposto. Fangio sale così a bordo sulla monoposto di Bonetto e prova a riprendere il suo duello con Ascari seppur staccato, ma già nel corso della tornata successiva (11°giro) è costretto a tornare nuovamente ai box a causa della foratura della gomma anteriore sinistra, subendo il sorpasso delle Ferrari di Farina e di Villoresi (con quest’ultimo costretto nel corso del 13°giro a fermarsi ai box per mettere dell’acqua nel radiatore, bucatosi in seguito a un’uscita di pista).
Nel corso del 27°giro assistiamo a uno dei diversi colpi di scena che caratterizzeranno la gara: a causa della rottura di un pistone del motore sul rettilineo del traguardo Fangio è costretto alla resa definitiva. La classifica vede la Ferrari di Ascari in testa, seguito dalle Rosse dei compagni di squadra Farina e Hawthorn, con il pilota argentino Marimon che man mano a bordo della sua Maserati riesce a recuperare i 20 secondi persi nei confronti del pilota inglese della Ferrari nei primi dieci giri di gara.
Tornando alla testa della gara, con il passare dei giri la vittoria di Ascari sembra essere sempre più scontata, ma nel corso del quarantesimo giro la Rossa del pilota milanese emette uno strano rumore a livello del motore, che obbliga la squadra a fermare Ascari ai box nel corso della tornata successiva: dal controllo emerge un problema alla candela, con i meccanici che fermeranno Ascari ai box per il tempo necessario ad effettuarne la sostituzione. Ne approfittano così Farina (Ferrari), Marimon (Maserati) e Hawthorn (Ferrari) per conquistare i primi tre posti della classifica, con il pilota torinese che ha un vantaggio di circa 40 secondi sul pilota argentino della Maserati, che in quel frangente aveva appena passato la Rossa di Hawthorn, il quale però nel corso del 45°giro a sua volta risorpassa Marimon, tornando in seconda posizione. Il pilota argentino della Maserati è alle prese con un problema al motore, che lo porterà al ritiro nel corso del 47°giro.

Ascari, nel frattempo, una volta sostituita la candela, è tornato in pista e giro dopo giro comincia a recuperare il distacco nei confronti dei compagni di squadra Hawthorn e Farina, che andrà a superare tornando in testa alla gara, non prima di aver effettuato il giro più veloce (2’11”3).
Ascari si aggiudica, dunque, il Gp di Svizzera rispettivamente con 1’12”93 e 1’35”96 sui compagni di squadra Farina e Hawthorn e conquista il suo secondo titolo mondiale, a una gara dal termine del campionato.

Così la Settimana Incom 00983 del 27 Agosto 1953 celebra la vittoria di Ascari a Bremgarten, nonchè il secondo titolo mondiale del pilota milanese

Da rilevare che, come già avvenuto l’anno prima (1952) sia in Francia (con Ascari vincitore, Farina secondo e Taruffi terzo) che in Olanda (con Ascari vincitore, Farina secondo e Villoresi terzo), la Ferrari conquista in Svizzera l’intero podio in quella che rappresenterà l’ultima vittoria , nonché l’ultimo podio in Formula 1 del pilota milanese.

Se sotto il profilo regolamentare il 1954 vede il ritorno delle monoposto vere e proprie di Formula 1 (con i motori che passano da 2.0 a 2.5 litri con un massimo di cilindrata di 2500 cm³ per i motori aspirati e di 750 cm³ per quelli sovralimentati), sotto il profilo tecnico la Ferrari 625 F1 si rivelerà fin da subito meno potente non solo della Maserati 250 F (guidata da Fangio in Argentina e in Belgio), ma ancor più rispetto alla Mercedes W196, con il team tedesco che dominerà proprio con Fangio (approdato nel team tedesco dopo le prime suddette due gare di campionato in Argentina e Belgio vinte con Maserati) il biennio 1954-1955 prima di ritirarsi al termine della stagione 1955 dopo il drammatico incidente occorso durante la 24 Ore di Le Mans.

Per quanto riguarda i piloti italiani, dopo il doppio titolo vinto da Ascari nel 1952 e nel 1953, nessuno riuscirà mai a conquistare un titolo mondiale in Formula 1, con i più talentuosi (Castellotti, Musso, Scarfiotti, Bandini e Giunti), che purtroppo tra gli anni 50 e gli anni 60 perderanno la vita in dei drammatici incidenti. Se nel 1985 Michele Alboreto sfiorerà il titolo venendo però tradito dalla sua Ferrari nella seconda parte di stagione per dei problemi di affidabilità che alla fine favoriranno il pilota francese della McLaren Alain Prost, nel 1992 Riccardo Patrese conquisterà il secondo posto nel Mondiale piloti, a totale appannaggio quell’anno del compagno di squadra Nigel Mansell.

Le attuali speranze iridate di un pilota italiano in Formula 1 al momento sono riposte nei giovanissimi e talentuosi Kimi Antonelli (vincitore lo scorso anno della F4 italiana e della F4 ADAC, e quest’anno della Formula Regionale Middle East) e Gabriele Minì (approdato quest’anno in Formula 3, e vincitore della Feature Race del Gp di Monaco e della Sprint Race del Gp d’Ungheria), ma entrambi i piloti (sotto le ali protettrici rispettivamente di Mercedes e di Alpine) avranno comunque bisogno di parecchio tempo e di esperienza prima di poter approdare nella massima serie motoristica. Se riusciranno o meno a vincere un titolo iridato in Formula 1 sarà solo il tempo a dirlo.

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