Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

F1 Amarcord: Scheckter e la conquista del titolo mondiale© LAPRESSE

F1 Amarcord: Scheckter e la conquista del titolo mondiale

Il pilota sudafricano, Jody Scheckter nel weekend del Gp d'Italia a Monza è tornato a guidare la Ferrari 312T4 con cui si laureò campione del mondo il 9 Settembre 1979.

11.09.2019 ( Aggiornata il 11.09.2019 15:10 )

  • Link copiato

Tornare a guidare dopo 40 anni la monoposto che lo aveva portato alla conquista del titolo. Un'emozione unica, difficile da raccontare per Jody Scheckter che, nel weekend di Monza (e a 39 anni dal ritiro dal mondo delle corse) è tornato a guidare la sua Ferrari 312T4 che esattamente quarant'anni fa gli consentì di diventare il primo (e al momento unico) campione del mondo sudafricano nella storia della Formula 1.

Un'occasione per riabbracciare i suoi vecchi meccanici nonché il papà della sua monoposto, il mitico Mauro Forghieri, presente ai box. Ancora più emozionante, però, è stato sentire il canto del 12 cilindri Ferrari e poi vedere il pilota sudafricano tornare in pista a bordo della sua monoposto.

Un solo giro, accolto con grande entusiasmo dal pubblico (a cui il pilota ha poi reso omaggio) capace di riportarci indietro nel tempo a quel 9 Settembre 1979 quando proprio sul circuito brianzolo Scheckter si laureò campione del mondo scortato fino al traguardo dal compagno di squadra e amico Gilles Villeneuve.

Un'avventura, quella di Scheckter in Formula 1, iniziata nel 1972 quando la McLaren lo schierò come terzo pilota a Watkins Glen in occasione del Gp degli Stati Uniti, che lo vide qualificarsi in ottava posizione, e concludere la gara in nona posizione, doppiato di un giro. Nel 1973 sono cinque le gare che disputerà al volante della McLaren, il cui miglior risultato sarà il nono posto in Sudafrica.

Nel 1974 Scheckter approda alla Tyrrell (con cui correrà fino al termine della stagione 1976), ottenendo le prime due vittorie in carriera in Svezia e in Gran Bretagna, e chiudendo la stagione in terza posizione con 45 punti. Se il 1975 lo vedrà conquistare una sola vittoria (Sudafrica) concludendo con 20 punti in settima posizione, il 1976 vedrà il pilota neozelandese conquistare una storica vittoria in Svezia sul circuito di Anderstorp il 14 Giugno 1976: per la prima volta a vincere un Gp nella storia della Formula 1 è una monoposto a sei ruote, la Tyrrell P34.
Nel biennio 1977-1978 il passaggio alla Wolf: se il 1977 regalerà a Scheckter 3 vittorie (Argentina, Monaco e Canada), 2 secondi (Sudafrica e Germania) e ben 4 terzi posti (Usa Ovest, Spagna, Olanda, e Usa Est) che alla fine gli consentiranno di chiudere il Mondiale in seconda posizione con 55 punti, il 1978 sarà un anno deludente per via del calo di competitività della Wolf, che vedrà il pilota sudafricano conquistare solo quattro podi (due secondi posti in Germania e in Canada, due terzi posti a Monaco e nel Gp degli Usa Est a Watkins Glen).

Nel 1979 Scheckter approda in Ferrari con l'obiettivo di riportare assieme al riconfermato Gilles Villeneuve (che con il tempo diventò un suo caro amico) il titolo iridato a Maranello dopo una stagione (la 1978) che aveva visto sopratutto nella parte centrale il dominio della Lotus 79 di Mario Andretti, la prima wing car della storia della Formula 1, con la Rossa capace di conquistare 5 vittorie con la 312T3 (4 di Reutemann in Brasile, Usa Ovest a Long Beach, Gran Bretagna, e Usa Est a Watkins Glen, e 1 con Villeneuve in Canada).

Dopo le prime due gare della stagione in Argentina e Brasile vinte dalla Ligier motorizzata Ford Cosworth di Jacques Laffitte, la Ferrari mette a disposizione del duo Scheckter-Villeneuve la sua nuova monoposto: la Ferrari 312T4, una monoposto dotata di minigonne con allungamento delle pance laterali fino in corrispondenza all'ala anteriore (da qui la forma che a molti ricorderà quella di una ciabatta) e che vede come ulteriori punti di forza la potenza del nuovo motore Ferrari (un 12 cilindri con angolo di bancata a 180 gradi) e l'adozione delle nuove gomme radiali Michelin.
Una monoposto, la 312T4, destinata giocoforza a cambiare l'inerzia del campionato fin dal suo debutto, avvenuto nel Gp del Sudafrica a Kyalami il 3 Marzo 1979.

Se in Sudafrica e nel Gp degli Usa Ovest a Long Beach è Villeneuve a trionfare davanti a Scheckter, dopo il Gp di Spagna che li vedrà classificarsi rispettivamente in settima e quarta posizione, è in Belgio e a Monaco che Scheckter conquista due vittorie consecutive (con Villeneuve 7° a Zolder, e ritirato a Montecarlo), portandosi così in testa alla classifica.
Se il pilota sudafricano da una parte cerca di ottenere il massimo dei punti possibili pensando in ottica campionato e senza strafare eccessivamente portando a casa il settimo posto in Francia, il quinto in Gran Bretagna, il quarto in Austria e Germania e il secondo in Olanda, Villeneuve cerca di ottenere il massimo gara per gara, anche a costo di rischiare un po' troppo. Al secondo posto in Francia ottenuto al termine dell'entusiasmante duello finale con la Renault di Rene Arnoux a Digione, seguiranno il 14° posto in Austria, l'ottavo in Germania e infine il ritiro in Olanda sul circuito di Zandvoort, passato alla storia per il ritorno ai box su tre ruote, con la gomma posteriore sinistra prima dechappata e poi trattenuta solamente dalle tubazioni dei freni.

Scheckter in vista del Gp d'Italia mantiene la testa della classifica con 44 punti, seguito da Laffite a 36, da Jones a quota 34, e con Villeneuve, quarto con 32 punti. Per via della regola che prevede per quanto riguarda la seconda metà di campionato solo i 4 migliori risultati nelle ultime 8 gare validi ai fini del Mondiale, sono ancora in lizza per il titolo Scheckter, Laffite e Villeneuve. Per vincere il titolo a Monza Scheckter deve tassativamente vincere la gara e sperare che Laffite non arrivi secondo. Villeneuve decide di mettersi al servizio della squadra e del suo compagno di squadra (divenuto con il tempo un carissimo amico) assicurandogli che lo avrebbe aiutato già a Monza a conquistare il titolo mondiale. Ed è quello che alla fine avverrà.

Se le prove ufficiali sorridono alle Renault turbo di Jean Pierre Jabouille (1'34”580) e di Renè Arnoux (1'34”704) che conquistano l'intera prima fila (con le Rosse di Scheckter (1'34”830) e di Villeneuve (1'34”989) terza e quinta, e con il principale rivale al titolo Jacques Laffite settimo in griglia), la gara regalerà un altra storia.
Al via, infatti, Scheckter prende la testa della corsa seguito da Arnoux, Villeneuve, Laffite, Jabouille, Regazzoni, Piquet e il campione uscente Andretti. Nel corso del secondo giro Piquet esce di pista ed è costretto al ritiro, mentre in testa Arnoux supera Scheckter e prende la testa della gara con la sua Renault turbo. Sarà però gioia breve: a causa di un problema al motore, il pilota francese sarà costretto nel corso del 12° Giro a rallentare facendosi superare dagli inseguitori, per poi ritirarsi due giri dopo.
Scheckter torna così in testa seguito da Villeneuve, Laffite, Jabouille e Regazzoni, il quale nel corso del 24° Giro supererà l'unica Renault turbo superstite. Al 42° Giro il colpo di scena che decide gara e sopratutto titolo mondiale: sulla Ligier di Laffite si verifica un inconveniente tecnico al pedale del freno, che finisce con l'urtare quello della frizione, andandolo a bloccare all'altezza di una staccata. Ciò manda in crisi il motore Ford-Cosworth portando Laffite al ritiro. Gli ultimi giri diventano così una passerella per Scheckter che, scortato da Villeneuve, si aggiudica il Gp d'Italia con oltre quattro decimi e mezzo sul compagno di squadra canadese e con 4”78 sulla Williams-Ford di Regazzoni, laureandosi al contempo Campione del Mondo a due gare dal termine (Canada e Usa Est, vinti dalla Williams di Alan Jones e dalla Ferrari di Gilles Villeneuve).

Scheckter e Villeneuve sperano di poter riconfermare il titolo anche nella stagione successiva, ma il 1980 si rivelerà avaro di soddisfazioni per la scuderia di Maranello. Da una parte l'affermarsi della motorizzazione turbo spinge la Ferrari a profondere buona parte dei suoi sforzi sulla 126 CK destinata alla stagione successiva, dall'altra la carenza dell'effetto suolo sulla 312T5 porterà la Rossa a disputare una stagione fortemente negativa (i cui migliori risultati saranno i quinti posti di Villeneuve a Monaco e in Canada, e quello di Scheckter nel Gp degli Usa Ovest a Long Beach), al termine della quale il pilota sudafricano si ritirerà definitivamente dalla Formula 1. Tre i motivi alla base della decisione, annunciata il 15 Luglio 1980: l'esser riuscito a vincere il titolo mondiale nella stagione precedente, la maggiore pericolosità delle monoposto, ma sopratutto lo svanire del sogno di voler correre.

D'allora Scheckter non è più salito a bordo di una monoposto, fino allo scorso weekend di Monza, quando è potuto tornare a sedere all'interno della sua Ferrari 312T4 potendo così rivivere quelle emozioni e sopratutto quella passione per il mondo delle corse che lo aveva spinto a correre in Formula 1 e sopratutto a vincere un titolo mondiale una domenica pomeriggio di un Settembre di quarant'anni fa.

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi