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Amarcord: Mercedes e il debutto in Formula 1© AFPS

Amarcord: Mercedes e il debutto in Formula 1

Il 4 Luglio 1954 la Mercedes debutta in Formula 1 con la W196. Sarà l'inizio di un dominio che porterà le Frecce d'Argento a vincere 9 delle 12 gare in programma tra il 1954 e il 1955, e a conquistare in entrambe le annate il titolo piloti con Juan Manuel Fangio.

05.07.2019 ( Aggiornata il 05.07.2019 16:12 )

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Una delle squadre più vincenti nella storia della Formula 1. Quando parliamo della Mercedes, il primo pensiero che viene a qualsiasi appassionato sono i 5 titoli piloti (4 con Hamilton e 1 con Rosberg) e gli altrettanti titoli costruttori vinti dal team tedesco dal 2014 al 2018. Un risultato che quest'anno potrebbe addirittura trasformarsi in record: qualora (come sembra) il titolo piloti dovesse andare a un pilota Mercedes (con Hamilton favorito su Bottas) sarebbe la prima volta nella storia della Formula 1 che un team con un proprio pilota si aggiudica per sei anni consecutivi il titolo Piloti, andando così a battere il record di 5 Mondiali piloti consecutivi conseguito da Michael Schumacher con la Ferrari dal 2000 al 2004. Sintomo, questo, di uno strapotere tecnico assai evidente, che ha consentito alla Mercedes di battere i propri avversari, e che, se vogliamo, è ben radicato nel DNA della squadra tedesca sin dai primissimi anni del debutto in Formula 1, avvenuto esattamente 65 anni fa, con la Mercedes che debuttò in F1 per la precisione a Reims il 4 Luglio 1954 con Juan Manuel Fangio e con Karl Kling con la W196 con cui poi avrebbe dominato sia il Mondiale 1954, sia quello 1955.

Facciamo, però, un doveroso passo indietro. Dopo l'esordio avvenuto nel mondo del Motorsport con la vittoria del Gp di Francia nel 1914, è a partire dal 1934 (anno del ritorno alle competizioni motoristiche dopo un primo abbandono legato allo scoppio della Prima Guerra Mondiale) che la Mercedes mostra il suo dominio, favorito anche dalla decisione della Federazione dell'epoca (chiamata Associazione Internazionale degli Automobil Club Riconosciuti) che decide di fissare in 750 Kg il peso massimo delle vetture, consentendo così alla squadra tedesca di costruire delle auto più leggere, ma dotate di un motore più potente rispetto alla concorrenza. Non solo: legato a quello stesso anno è anche l'attuale colorazione argentata, in quanto in occasione del Gp di Germania le monoposto tedesche (fino a quel momento colorate di bianco) si presentarono con un peso maggiore di 1 Kg rispetto al massimo regolamentare. Fu decisiva in quel frangente l'intuizione del pilota ufficiale Manfred Von Brauchitsch, che invitò la squadra a rimuovere la colorazione biancastra lasciando alla luce del sole l'alluminio con cui venivano costruite all'epoca le scocche delle monoposto della Stella a Tre Punte. Il Direttore del settore corse Mercedes Alfred Neubauer decise di seguire il suggerimento di Von Brauchitsch, e così non solo la squadra tedesca potè partecipare all'evento, ma da quel momento in poi la Mercedes sarebbe scesa in pista con una colorazione argentata che le avrebbe assegnato il soprannome di Frecce d'Argento. Anni, quelli contrassegnati tra il 1935 e il 1938, che videro il netto dominio delle monoposto tedesche nel Campionato europeo di automobilismo, con la Auto Union che con Bernd Rosenmeyer al volante si aggiudicò l'edizione 1936, e con la Mercedes che grazie a un formidabile Rudolf Caracciola si aggiudicò le edizioni 1935, 1937 e 1938 e sarebbe andata a vincere anche l'edizione 1939, sospesa poi per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale la Mercedes è costretta giocoforza a interrompere le proprie attività agonistiche, ma la sua volontà di voler tornare in campo è talmente evidente che, una volta conclusasi la guerra, e dopo aver preso parte vittoriosamente nel 1952 alla 24 Ore di Le Mans, nel 1954 decide di partecipare al Campionato Mondiale di Formula 1 con il dichiarato obiettivo di voler tornare a vincere.

Mercedes non esita a fare le cose in grande, e così non solo ingaggia il Campione del Mondo argentino Juan Manuel Fangio dalla Maserati (con cui aveva disputato i Mondiali 1952-1953, nonché le prime due gare del Mondiale 1954), ma mette a disposizione sia di Fangio che dell'altro pilota Karl Kling una monoposto assolutamente sofisticata per l'epoca (la W196), e perfettamente conforme al Regolamento tecnico che imponeva in 2500 cm³ il limite di cilindrata per i motori aspirati e 750 cm³ per i sovralimentati.
Nella fattispecie, la Mercedes W196 (messa a punto da Hans Scherrenberg assieme agli ingegneri Nailinger, Krauss e Gossmann) era costituita da una struttura reticolare in tubi di magnesio saldati, che aveva il vantaggio di essere piuttosto rigida, ma anche di essere piuttosto leggera, pesando solo 36 Kg, con un passo inizialmente molto lungo (2.33 metri, ridotto poi man mano a 2.15 m), e che presentava delle sospensioni a ruote indipendenti sia sull'asse anteriore che su quello posteriore. A livello di propulsore, la Mercedes aveva messo a punto un 8 cilindri in linea bi-albero bialve di 2496 cm³ che vedeva nella distribuzione desmodromica (al fine di eliminare le molle di richiamo delle valvole per poter girare a regimi più alti) e nell'alimentazione a iniezione diretta (per garantire un miglior rendimento del motore) i suoi tratti caratteristici.

La Mercedes W196, debutta, dunque in Formula 1 con la versione con ruote carenate (denominata Tipo Monza) il 4 Luglio 1954 sul circuito di Reims per il Gp di Francia (quarta prova del Mondiale) ed è subito successo: non solo Fangio conquista la pole position con il tempo di 2'29”4 dando un secondo di vantaggio al compagno di squadra Kling, ma in gara le due Mercedes si rivelano imprendibili da parte della concorrenza, al punto che Fangio e Kling saranno addirittura gli unici a concludere a pieni giri la gara (con un solo decimo tra di loro a favore del campione del mondo argentino), con il terzo classificato, il francese Robert Manzon su Ferrari, staccato addirittura di un giro.

Una vittoria, quella conseguita al debutto a Reims da Fangio a bordo della W196, che la Mercedes in queste ore ha voluto ricordare così sui social, facendo guidare la monoposto all'attuale Team Principal, Toto Wolff.

Nonostante il debutto avvenuto solo alla quarta gara, si prospetta un dominio non indifferente per la Mercedes nel Campionato Piloti (quello Costruttori sarebbe nato nel 1958). Non sarà così, almeno in una prima fase. Se la versione carenata della W196, infatti, aveva ottimamente impressionato su un circuito veloce come quello di Reims, nella gara successiva svoltasi in Gran Bretagna (e più precisamente a Silverstone) emerge fin da subito il suo limite, in quanto per via delle curve tortuose che caratterizzano il circuito la W196 carenata si rivela una monoposto piuttosto difficile da maneggiare, con Fangio e Kling che più volte andranno a toccare i coni in gomma che delimitano il tracciato, andando così ad ammaccare la carrozzeria, e con l'argentino che arriverà quarto, ma doppiato di un giro per un problema al cambio. Fangio capisce che così non può andare, e così, nel confermare la monoposto carenata per il Gp d'Italia a Monza, chiede al contempo piuttosto insistentemente alla squadra sportiva Mercedes guidata dall'esperto Neubauer per le altre gare (a cominciare dalla successiva, in programma due settimane dopo (il 1° Agosto) al Nurburgring in Germania) una versione con ruote scoperte.

La Mercedes lo accontenta mettendogli a disposizione anche un motore dotato di 10 Cv in più, e così Fangio non solo riesce a vincere in Germania, ma già in Svizzera sul circuito di Bremgarten conquista il suo secondo titolo mondiale dopo quello vinto nel 1951 al volante dell'Alfa Romeo (il primo con la Mercedes), come possiamo vedere dal filmato tratto dalla Settimana INCOM 01137 del 27 Agosto 1954. Una grandissima soddisfazione tenuto conto che Mercedes aveva esordito solamente alla quarta gara su 9 della stagione. Fangio dopo aver vinto il titolo mondiale vincerà anche il Gp d'Italia a Monza, e concluderà la stagione con un terzo posto in Spagna, sul circuito di Pedralbes.

Nel 1955 la Mercedes nel confermare la monoposto (la W196) amplia la line-up dei piloti aggiungendo a Fangio, Kling e a Herman (presente solo nella gara di casa in Germania) anche l'inglese Stirling Moss. Il 1955 sarà un anno esaltante per le Frecce d'Argento con la riconferma del titolo piloti con Fangio (frutto di 4 vittorie su 7 gare in Argentina, Belgio, Olanda e Italia, e il secondo posto in Gran Bretagna dietro al compagno di squadra Moss), ma che al contempo spingerà la Mercedes a ritirarsi dalle competizioni. A spingere la squadra tedesca a prendere questa decisione sarà il drammatico incidente occorso durante la 24 Ore di Le Mans disputata l'11 Giugno 1955 che porterà alla morte del pilota francese Pierre Levegh (su Mercedes- Benz SL300) e di 83 persone del pubblico con ben 120 feriti,ed originato dallo spostamento improvviso sulla destra del leader della gara (Mike Hawthorn su Jaguar D-Type) per rientrare ai box una volta effettuato il doppiaggio della Austin-Healey guidata da Lance Maklin, con quest'ultimo che,costretto a mettere le ruote sullo sporco, perde il controllo della macchina che, scartando verso sinistra, finisce con il fungere da rampa per la Mercedes di Levegh, che, dopo aver tamponato la Austin-Healey, va a schiantarsi contro la barriera che divideva la pista dalla tribuna. La Mercedes prende fuoco, ed alcuni pezzi volano sulla tribuna, ferendo o uccidendo gli spettatori presenti.

Come detto, dunque, Mercedes al termine della stagione 1955 lascerà le competizioni agonistiche, ma con il mondo della F1 non sarà un addio: nel 1993 rientrerà infatti come motorista prima della Sauber, e poi dal 1995 della McLaren, con cui collaborerà fino al 2014, conquistando due titoli piloti e costruttori nel biennio 1998-1999 con Mika Hakkinen, e poi nel 2009 acquista la Brawn Gp, dalle cui ceneri nascerà il rinnovato team Mercedes, che vedrà nel triennio 2010-2012 scendere in pista il duo tedesco costituito da Nico Rosberg e dal sette volte campione del mondo Michael Schumacher, sostituito poi dal 2013 da Lewis Hamilton. Ma questa è un'altra storia.

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