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F1, Red Bull e la mancata motorizzazione Honda

F1, Red Bull e la mancata motorizzazione Honda

Redazione

29.12.2016 ( Aggiornata il 29.12.2016 16:54 )

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Cosa sarebbe successo se...? Quante volte ci siamo posti questa domanda in ambito sportivo nel ripensare a un determinato evento calcistico (o automobilistico, se pensiamo alla F1).

Una domanda, che può tornare buona se pensiamo ad esempio al 2016 della Red Bull, concluso al secondo posto della classifica costruttori, e che ha visto la scuderia di Milton Keynes rimontare prima e superare poi la Ferrari. Eppure, proprio un anno fa il team austriaco guidato da Chris Horner non solo era inizialmente a un passo dal firmare un accordo con Honda per la fornitura delle proprie power unit, essendo venuto meno l'accordo con i nipponici. Come può essere così cambiata in un anno questa situazione? Proviamo a tornare indietro proprio alla scorsa stagione.

Red Bull aveva un accordo di motorizzazione con Renault valido anche per il 2016, quando improvvisamente cominciano a girare nel paddock voci sempre più insistenti relative il divorzio tra il motorista francese e il team austriaco del patron Mateschitz, divenuto poi realtà nel Settembre 2015. Da una parte i forti problemi di affidabilità (che avevano caratterizzato il biennio 2014-2015), dall'altra la volontà di Renault di tornare in Formula 1 con un proprio team (riacquistando la Lotus, e con la Red Bull che da title team a cui fornire il meglio della propria produzione avrebbe corso il rischio di diventare un team clienti) spinge la scuderia di Milton Keynes a contattare la Mercedes in merito alla fornitura delle proprie power unit per il 2016. Se la divisione commerciale sarebbe anche favorevole all'accordo, la scuderia con il Team Principal Toto Wolff, Niki Lauda e l'allora campione del mondo Lewis Hamilton sono fin da subito nettamente contrari a fornire a un proprio concorrente le proprie power unit.

Sul fronte Ferrari, da Maranello sono disponibili a fornire la piena disponibilità ingegneristica nel mettere a punto un motore ideato dalla stessa Red Bull, ma non le stesse power unit a disposizione delle Rosse di Vettel e di Raikkonen.

L'unica possibilità resta così la Honda. In una intervista, rilasciata pochi giorni fa al sito F1i.com, il Team Principal Red Bull, Chris Horner, svela come in fabbrica avessero progettato diverse soluzioni in attesa di capire quale sarebbe stata la power unit realmente utilizzata e che la power unit nipponica sia stata realmente vicina nell'esser montata sulla monoposto austriaca. Accordo però non raggiunto in seguito al veto esercitato dalla McLaren, per il timore che il team di Milton Keynes potesse sfruttare il lavoro fatto nella stagione 2015, che aveva visto il team di Woking fare praticamente da cavia per il partner nipponico in attesa di una migliore evoluzione della propria power unit.

Tramontata questa ultima ipotesi, in Red Bull non è rimasto altro da fare che tornare sui propri passi, riallacciando il rapporto con Renault, e ottenendo così le power unit per la stagione 2016, ribrandizzate però con il marchio Tag Heuer. Una scelta, questa, rivelatasi azzeccata, in quanto grazie alla power unit Renault (accordo rinnovato per il biennio 2017-2018), e grazie al contempo a un'ottima monoposto qual'è stata la RB 12, il team guidato da Horner ha portato a casa ben due vittorie stagionali (in Spagna con Verstappen (all'esordio con il team dopo la promozione dalla Toro Rosso), e in Malesia con Ricciardo), e, come detto all'inizio, ha conquistato brillantemente la seconda posizione in campionato costruttori superando la Ferrari. Resta però una curiosità: cosa avrebbe fatto in termini di risultati una Red Bull motorizzata Honda nel corso della stagione conclusasi da poco più di un mese? Una risposta che, volenti o nolenti, non riusciremo mai ad avere.

Rüdiger Franz Gaetano Herberhold Twitter: @ruggero81

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