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Nico Rosberg e l'arte del ritiro

Nico Rosberg e l'arte del ritiro

Redazione

05.12.2016 ( Aggiornata il 05.12.2016 10:16 )

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Ancora non riusciamo a credere che Nico Rosberg abbia abbandonato la Formula 1 cinque giorni dopo una vittoria sognata un milione di volte, da figlio d'arte più bravo e vincente del padre Keke ma fino al Gran Premio di Abu Dhabi ancora senza il titolo di campione del mondo, vittoria che aspettava soltanto di essere confermata (difficile, vista la presenza di Hamilton e le nuove regole) e monetizzata. Però il fatto di lasciare in questo modo, a 31 anni, con l'ultima immagine sportiva di sé che è quella di un trionfo, lo mette su un piano diverso rispetto ai tanti ritiri da vincenti nella storia nello sport. La disciplina che più di tutte ha proposto queste situazioni è senz'altro la boxe: vale ovviamente per i fuoriclasse imbattuti come Rocky Marciano o Floyd Mayweather, ma anche per chi semplicemente ha lasciato da campione dopo una carriera logorante, tipo Vitali Klitschko. Anche l'atletica e il nuoto propongono spesso queste situazioni, soprattutto dopo i Giochi Olimpici: il pensiero di altri quattro anni di sacrifici spesso induce a lasciare, anche se quasi mai in giovane età. Dipende molto anche dai soldi in campo: nel mondo di oggi Mark Spitz o Krisztina Egerszegi non si ritirerebbero a 22 anni. Negli sport di squadra, che offrono gratificazioni sociali oltre che personali, il fenomeno del ritiro prematuro è ancora più raro, in assenza di infortuni o problemi fisici: ci vengono in mente il Platini di 32 anni, il Cantona di 31 o il Nakata di 29, ma nessuno dei tre ha lasciato sollevando la Coppa del Mondo o qualcosa di paragonabile. Il primo ritiro dalla pallacanestro di Michael Jordan, nel 1993 a soli 30 anni e dopo tre titoli NBA consecutivi, era stato indotto anche dalla morte del padre e da situazioni mai totalmente chiarite, non certo da appagamento o stanchezza. Nel tennis, dove tante carriere iniziano prestissimo, i ritiri in giovane età non sono mai mancati ma nessuno ha annunciato al sua scelta sollevando il trofeo più importante della sua vita: l'unica a farla, se vogliamo, è stata Flavia Pennetta agli US Open del 2015, anche se la si sarebbe vista in campo ancora per qualche mese. Comunque non era la numero 1 del mondo. Lo stesso Borg, spesso citato, al di là del suo triste ritorno nel 1991, dieci anni prima (ma il ritiro ufficiale sarebbe stato a Monte Carlo 1983), non aveva certo lasciato all'apice, visto che non riusciva più a battere McEnroe. Se Michael Phelps non fosse rientrato dopo essersi ritirato a Londra 2012, a 27 anni e con tutti suoi ori olimpici al collo, forse saremmo stati in zona Rosberg, ma poi l'americano ci ha ripensato, facendo anche una buonissima figura a Rio. Per trovare un altro Rosberg senza andare nella preistoria bisogna rimanere in Formula 1, a quel 1993 in cui Alain Prost salutò tutti dopo il suo quarto titolo mondiale. Ma, appunto, era il quarto titolo e non il primo, di un pilota di 38 anni e non di 31. Paradossalmente, ma nemmeno tanto, Rosberg può entrare più facilmente nel mito evitando di rientrare che rientrando e vincendo altri due campionati.

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