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La giusta festa della Croazia© Getty Images

La giusta festa della Croazia

La squadra di Dalic ha chiuso il suo Mondiale da terza, battendo 2-1 un buon Marocco. Un'altra impresa enorme, firmata da Modric, Perisic e da una cultura sportiva che non si inventa e non si può copiare...

Stefano Olivari

17.12.2022 ( Aggiornata il 17.12.2022 21:00 )

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La malinconia della finali per il terzo posto al Mondiale non è in contraddizione con lo spettacolo che quasi sempre le squadre danno in campo: anche con Croazia e Marocco è andata così, tradizione rispettata. Medaglia di bronzo alla Croazia, a 24 anni da quella del 1998 e 4 anni dopo il secondo posto del 2018. Un 2-1 che alla squadra di Dalic sta anche stretto, anche se nel finale il colpo di testa di En-Nesyri avrebbe potuto mandare tutti ai supplementari: ottima partita di Modric, e non è detto che sia l’ultima, pur con i 37 anni, mentre eccezionale è stata quella di Perisic per la qualità data sulla fascia sinistra (fra l’altro suo l’assist per il gol di Gvardiol) e per i ripiegamenti difensivi.

Il Marocco nonostante le assenze obbligate, cioè quasi tutta la difesa, e l’esclusione di Ounahi, è sceso sul campo del Khalifa Stadium con una tensione enorme: non tanto per la differenza fra terzo e quarto posto, quanto per la sensazione, nei giorni scorsi amplificata dai media e dallo stesso ambiente della nazionale, di essere stati derubati di un sogno in semifinale con la Francia, quando sullo 0-1 il fallo da rigore di Theo Hernandez su Boufal è stato trasformato in ammonizione per Boufal. Regragui e i suoi giocatori non hanno accettato la decisione di Ramos e soprattutto la sua assenza di umiltà nel non ricorrere al VAR. Scorie rimaste dentro ed infatti non si era mai vista una finale per il terzo posto con tante proteste, per episodi anche chiari, e l’arbitro (il mediocre Al-Jassim, lì perché qatariota) costantemente circondato e pressato. Di Qatar 2022 non saranno comunque ricordati gli errori arbitrali, in altri Mondiali ce ne sono stati di ben più clamorosi, ma un atteggiamento medio arrogantello che è benzina per qualsiasi tipo di complottismo. T

Tornando al calcio e alla finale per il terzio posto, il Marocco ha avuto un bella reazione pareggiando con Dari su azione nata da un calcio di punizione, poi il 2-1 croato è arrivato nel finale del primo tempo con un colpo da biliartdo di Orsic, destro sul secondo palo, palo-gol. Inutile la cronaca di una partita comunque bella, molto diversa dallo 0-0 che 25 giorni fa aprì il  Gruppo F e che non avrebbe fatto pensare al clamoroso prosieguo di entrambe. Soprattutto del Marocco, che al contrario della Croazia è di sicuro stato sottovalutato: per Belgio, Spagna e Portogallo si può davvero parlare di Mondiale buttato. 

E adesso? Da ricordare che la Croazia, espressione di un paese di 4 milioni di abitanti che è ad alto livello in ogni sport di squadra, è anche in semifinale di Nations League e che al di là del dispiacere per Modric, Perisic e Lovren, sempre che si ritirino, ha giocatori che nel 2026 diranno la loro: dal ventenne e stracitato Gvardiol, miglior difensore del Mondiale, al compagni di reparto Stanisic, da Sosa a Majer, da Sutalo a Vlasic, tutti al prossimo Mondiale saranno ben sotto i 30 anni. Senza contare la generazione di mezzo di Brozovic e Kovacic... Forse mancano giovani ricambi di qualità in avanti, al di là di Musa e Brekalo, che nemmeno erano fra i 26, ma questa squadra sa sempre sorprendere e da quando la Croazia è indipendente soltanto la Francia, Germania e Brasile hanno fatto meglio di lei al Mondiale. Certo la Croazia il Mondiale non lo ha vinto, come è invece successo all’Italia e alla Spagna, e la facile previsione politico-sportiva è che non lo vincerà mai, ma ha dimostrato che la cultura sportiva può entro certi limiti lottare contro i grandi numeri. Un bronzo festeggiato giustamente con facce non di circostanza.

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