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Euro 2016, per l’hooligan il calcio è solo una scusa

Euro 2016, per l’hooligan il calcio è solo una scusa

Redazione

14.06.2016 ( Aggiornata il 14.06.2016 16:25 )

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Marsiglia sotto l’assedio dei tifosi inglesi e russi, Lille teatro di scontri tra i supporter di Germania e Ucraina, Lens ingabbiata nella maglie della paura per quello che potrebbe scaturire dal match fra Inghilterra e Galles. La geografia degli Europei, ospitati dalla Francia, lascia spazio alle cronache delle violenze che hanno caratterizzato l’inizio della manifestazione sportiva. Nei primi tre giorni sono state 116 le persone fermate dalle forze dell'ordine e tre quelle espulse dal territorio francese per gli scontri a margine della competizione. I dati diffusi dal ministero dell'Interno di Parigi non parlano di calcio. Perché gli scontri scaturiti, prima e dopo le partite, non hanno nessun nesso con lo sport. Lo ribadisce in maniera chiara il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, dopo i gravi incidenti del fine settimana in occasione di Inghilterra-Russia: “Un gruppo di 150 hooligans russi estremamente addestrati sono venuti a Marsiglia per battersi”. Parole che spiegano come una partita di calcio non sia il motivo degli scontri tra le tifoserie, ma solo un pretesto per mischiare la violenza alla passione per uno sport che non prevede odio. Lo conferma anche l’etologo Desmond Morris, che identifica il calcio con “una guerra tribale”, giudicandolo “uno sport maleducato e non politicamente corretto”, ma “senza violenza”. E così anche i cori contro gli avversari, a suo avviso, sono “uno sfogo socialmente accettabile”, mentre “gli insulti veri vengono puniti”. IL PALCOSCENICO DI MARSIGLIA - Non si vedeva così tanta brutalità, come quella che si è abbattuta sul Porto Vecchio, a Marsiglia, da Euro 2000. In quell’occasione gli hooligans inglesi devastarono Charleroi. Ieri come oggi, protagonista resta l’odio, l’alcol uno stimolo e le piazze delle città, o gli stadi, il palcoscenico su cui esibirsi. Lo dimostrano gli scontri tra i 500 ultrà inglesi e russi che hanno scelto Marsiglia come ‘stage’ per il loro ‘show’. Come in ogni match c’è un vincitore e uno sconfitto. Ma questa volta il match non è sportivo. E in gioco c’è la vita: un supporter inglese è in gravi condizioni e un tifoso russo è in fin di vita. L’INTERVENTO DEI GOVERNI - Un episodio con inevitabili ricadute politiche, che ha chiamato in causa i governi. Il ministro dello sport russo lo ha condannato apertamente, senza disporre provvedimenti concreti. Il governo britannico ha offerto rinforzi di polizia anti-hooligans. Quello francese, invece, è intervenuto vietando la vendita di alcol nelle "zone a rischio". Gli storici contrasti tra nazioni, secondo le autorità francesi, sarebbero tra le cause delle violenze. E così Turchia-Croazia, Germania-Polonia e Inghilterra-Galles sono le partite finite sotto osservazione per le quali è stato disposto un numero maggiore di agenti a vigilare negli stadi e nelle zone in cui la tensione può rivelarsi maggiore. Un deterrente che, però, rischia di far crescere il numero dei feriti, dal momento che le forze dell’ordine sono tra i principali bersagli dei facinorosi mascherati da tifosi. Non toccano la geopolitica né tanto meno lo sport, invece, le minacce degli hooligans ai terroristi dell'Isis ("Dovete aver paura, gli inglesi sono qui"), in una zona a forte concentrazione di musulmani. PROFETI IN PATRIA, HOOLIGAN FUORI – L’Inghilterra è uno dei Paesi che è riuscito ad affrontare meglio e a superare il problema della violenza negli stadi. Tanto da abbattere negli impianti le barriere tra il campo di gioco e la tribuna. Un’operazione possibile grazie a squadre speciali di sorveglianza e a una serie di normative che prevedono punizioni esemplari per i tifosi, anche solo dopo episodi di violenza verbale. Misure rigide che, però, hanno spostato gli atti di teppismo dagli stadi alle strade e alle piazze. Basti pensare agli scontri che hanno causato alcuni feriti nello scorso mese di marzo tra le strade di Londra, prima del fischio d'inizio del derby tra Tottenham e Arsenal. GLADIATORI RUSSI NELLE ARENE DELL’EUROPEO – Per i teppisti russi gli hooligans inglesi sono stati a lungo un modello da seguire. Nei mesi scorsi sono diventati l’avversario da battere. Così un tale Jurij aveva svelato l’intento sui social network: “Ci stiamo allenando alla lotta nei boschi e sulle curve dei nostri stadi. A Marsiglia gli inglesi non avranno speranza”. Frasi che hanno trovato riscontro nei frequenti bombardamenti di petardi, nelle risse furibonde sugli spalti e nelle manifestazioni di intolleranza razzista, che si sono verificate nella scorsa stagione calcistica del campionato russo, ma senza che il governo abbia mai preso seri provvedimenti. Dopo gli scontri al Porto Vecchio, sono state le parole dei connazionali non violenti a confermare le affermazioni del procuratore di Marsiglia: “Gli inglesi erano giovani, ubriachi e violenti, ma disordinati. I nostri invece erano lucidi, di età media sopra i trent’anni, e si muovevano come in una battaglia vera, rispondevano a dei capi che lanciavano ordini e indicavano dove attaccare o quando ripiegare”. Come in una legione con comandanti, fanti e centurioni in un campo di battaglia, che non ha nulla a che fare con i campi di calcio. di Filippo Passantino   [gallery link="file" ids="33347,33346,33345,33344,33343,33342,33341,33340,33339,33338,33337,33336,33335,33334,33333"]  

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