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Qatar 2022, il gran rifiuto di Volpato© LaPesse

Qatar 2022, il gran rifiuto di Volpato

Un nuovo azzurro per il 2026, Kuol per l'Australia, Blatter fuori tempo massimo e i convocati di Yakin.

Stefano Olivari

09.11.2022 ( Aggiornata il 09.11.2022 17:59 )

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Rinunciare a 19 anni a disputare un Mondiale: sembra una storia incredibile, eppure Cristian Volpato l’ha fatto, dicendo no alla convocazione di Graham Arnold: già ha giocato in due nazionali giovanili italiane, il suo progetto è vestire la maglia azzurra dei grandi ed è possibile che Mancini gli abbia fatto arrivare qualche segnale. Scelta professionale o di appartenenza? Difficile dirlo, visto che Volpato è sì figlio di italiani ma è nato in Australia e lì ha vissuto fino a 17 anni, fino a quando è andato alla Roma: insomma, soltanto lui sa per chi gli batte il cuore. Magari anche per nessuno, visto che lo stesso Arnold ha spiegato che le motivazioni di Volpato dipendono dalle prospettive di carriera. Probabile che nel prossimo Mondiale, a 48 squadre, l’Italia ci sia. Ma Volpato?

Fra i 26 definitivi dell’Australia spicca Garang Kuol, situazione quasi alla Volpato: 18 anni compiuti a settembre, egiziano di nascita (genitori del Sud Sudan) e dai suoi 6 anni in Australia, dove si è fatto un nome a livello giovanile: da gennaio sarà in Premier League, al Newcastle. Con 26 convocati una scommessa che si poteva fare. Questi comunque i convocati di Arnold, tanti giocatori della Scottish Premiership e due ‘italiani’, Karacic e Hrustic: portieri Mathew Ryan (Copenhagen), Andrew Redmayne (Sydney FC), Danny Vukovic (Central Coast Mariners), difensori Aziz Behich (Dundee United), Milos Degenek (Columbus Crew), Thomas Deng (Aibirex Niigata), Joel King (Odense Boldklub), Nathaniel Atkinson (Hearts), Fran Karacic (Brescia), Harry Souttar (Stoke City), Kye Rowles (Hearts) e Craig Goodwin (Adelaide United), centrocampisti Aaron Mooy (Celtic), Jackson Irvine (St. Pauli), Ajdin Hrustic (Verona), Bailey Wright (Sunderland), Cameron Devlin (Hearts), Riley McGree (Middlesbrough) e Keanu Baccus (St Mirren), attaccanti Awer Mabil (Cadice), Mathew Leckie (Melbourne City), Martin Boyle (Hibernian), James Maclaren (Melbourne City), Jason Cummings (Central Coast Mariners), Mitchell Duke (Fagiano Okayama) e Garang Kuol (Central Coast Mariners). Girone D con la ingiocabile Francia, la Tunisia e la Danimarca proprio nell’ultima partita, il 30 novembre.

Il Mondiale in Qatar è un errore. Lo pensa il 99% del mondo civile e anche il presidente della FIFA che nel 2010 fece questa invenzione in una delle più corrotte assegnazioni della storia dello sport: basta vedere la fine che hanno fatto i membri di quell’esecutivo FIFA… A dire il vero Sepp Blatter non era a favore del Qatar, nel suo disegno con mire sull’eternità (mai la sede di un Mondiale era stata decisa un mese prima della sua disputa), ma degli Stati Uniti (li votò anche), ma certo la faccia era la sua. Semmai la FIFA dopo gli sconvolgimenti del 2015, con gli arresti e tutto il resto, dal killeraggio ai danni di Platini (peraltro fra i responsabili dell’operazione Qatar, di concerto con Sarkozy) alla resistibile ascesa di Infantino, avrebbe avuto tutto il tempo per rimediare a quella votazione (14-8 il risultato, con i 4 voti UEFA decisivi per il Qatar). Non averlo fatto è grave, anche se non ci sembra che le grandi federazioni abbiano fatto pressione su Infantino in questo senso. Inutile scoprire oggi, dopo le dichiarazioni dell’ambasciatore della Coppa del Mondo del Qatar Khalid Salman (“L'omosessualità è una malattia mentale"), a chi è stato regalato l’evento sportivo più importante del pianeta. Blatter nell’intervista al quotidiano svizzero Tages Anzeiger ha osservato anche che il Qatar è un Paese troppo piccolo per ospitare il torneo. Ma era piccolo anche dal 2010 al 2015, con lui al massimo del potere. All’ultimo conteggio Blatter, 86 anni, risulta squalificato fino al 2028. Lui con il calcio ha finito, il Qatar invece potrebbe avere soltanto iniziato.

Fatta la Svizzera per il torneo, ne parliamo senza pensare che al suo posto ci sarebbe potuta e dovuta essere l’Italia. Fra i 26 convocati da Murat Yakin quattro portieri (ma che senso hanno?), poche sorprese e tanta esperienza: solo 7 sono al primo Mondiale. Per Shaqiri, adesso ai Chicago Fire, è addirittura la quarta partecipazione. Da Xhaka a Freuler, da Akanji a Zakaria, tanti i nomi che non hanno bisogno di presentazione. Due soli rappresentanti della Serie A, Ricardo Rodriguez e Aebischer, e tanti ex: dallo stesso Shaqiri (Inter) a Seferovic (Fiorentina), da Freuler (Atalanta) a Zakaria (Juventus) a Widmer (Udinese). Questi quindi i 26, dei quali soltanto 5 giocanti in Svizzera, che nel Gruppo G affronteranno Brasile, Serbia e Camerun: portieri Gregor Kobel (Borussia Dortmund), Philipp Kohn (Red Bull Salisburgo), Jonas Omlin (Montpellier) e Yann Sommer (Borussia Monchengladbach), difensori Manuel Akanji (Manchester City), Eray Comert (Valencia), Nico Elvedi (Borussia Monchengladbach), Ricardo Rodriguez (Torino), Fabian Schar (Newcastle United) e Sylvan Widmer (Mainz), centrocampisti Michel Aebischer (Bologna), Edimilson Fernandes (Mainz 05), Fabian Frei (Basilea), Remo Freuler (Nottingham Forest), Ardon Jashari (Lucerna), Noah Okafor (Red Bull Salisburgo), Fabian Rieder (Young Boys), Xherdan Shaqiri (Chicago Fire), Djibril Sow (Eintracht Francoforte), Renato Steffen (Lugano), Granit Xhaka (Arsenal) e Denis Zakaria (Chelsea), attaccanti Breel Embolo (Monaco), Christian Fassnacht (Young Boys), Haris Seferovic (Galatasaray) e Reuben Vargas (Augsburg).

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