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Gli anni di Ribery© LAPRESSE

Gli anni di Ribery

Il campione francese lascia il calcio giocato ma rimane nello staff della Salernitana. Una ottima carriera, ad un passo dalla gloria eterna...

Stefano Olivari

21.10.2022 ( Aggiornata il 21.10.2022 15:43 )

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Frank Ribery lascia il calcio giocato, ma non la Salernitana. Lo ha annunciato lui stesso attraverso i social network (“Il pallone si ferma, le emozioni dentro di me no. Grazie a tutti per questa grande avventura”) e comunque non c’erano dubbi sulla decisione, anche se un’ideologia folle vorrebbe i campioni in campo fino a 70 anni, altro che i 39 di Ribery. Che adesso entrerà nello staff di Nicola, anche se per carattere non sembra adatto a fare l’allenatore. Fa bene a provarci subito, in ogni caso.

Ancora per tanto tempo avremo nella testa il Ribery giocatore, arrivato in Italia ormai al capolinea ma capace di farsi apprezzare sia alla Fiorentina sia a Salerno. Di sicuro è stato il giocatore francese più forte fra le generazioni del Mondiale 1998 e del Mondiale 2018. Peccato per lui che nel primo caso avesse 15 anni e nel secondo 35, già da diverse stagioni fuori dalle grazie di Deschamps e in ogni caso non necessario, vista la sovrabbondanza di talento a disposizione della Francia. In nazionale era arrivato poco prima del Mondiale 2006, quasi imposto a Domenech dall’opinione pubblica, quando ancora giocava nel Marsiglia. E in Germania tutto il pianeta si accorse di lui: per le strepitose partite contro la Spagna negli ottavi e con il Brasile nei quarti, senza dimenticare la super finale contro l’Italia, con tanto di palo alla sinistra di Buffon sfiorato al 9’ del primo tempo supplementare dopo una strepitosa azione personale: la differenza fra i complimenti dei contemporanei e la gloria eterna.

Il ritiro di Zidane non lo favorì, Domenech gli chiese di essere quel leader che non era e non sarebbe mai stato, con il punto più basso toccato al Mondiale 2010, sia per l’eliminazione al primo turno sia per le squalifica subita dalla sua federazione, che lo aveva ritenuto uno dei responsabili dell’ammutinamento in protesta contro l’esclusione di Anelka. Via Domenech, con Blanc le cose sarebbero andate leggermente meglio e anche con Deschamps l’inizio fu promettente, fino all’infortunio che gli fece perdere il Mondiale 2014: una enorme amarezza dopo quella di qualche mese prima, con un Pallone d'Oro che sembrava già vinto ma poi andato a Cristiano Ronaldo, con Messi secondo. Per Ribery fu l’occasione per annunciare il suo ritiro dalla Nazionale e Deschamps non lo avrebbe inseguito.

Di certo nella Francia profonda Ribery è stato amato e odiato: figlio del popolo, anche se non poverissimo, con il tremendo incidente che a due anni lo ha sfigurato, ma anche troppo legato al clan per così dire africano dei Bleus, a cui lui ha nel tempo aggiunto anche la conversione all’Islam per via della moglie. Significativo che in occasione della famosa partita della Francia fischiata dal suo teorico pubblico, nel 2008 a Saint Denis, contro la Tunisia, Ribery fosse stato l’unico bianco risparmiato dalle contestazioni dei francesi di origine nordafricana. Dalla vicenda delle escort minorenni a mille altre polemiche, il Ribery con maglia della Francia è sempre stato meno tranquillo di quello dei 12 anni al Bayern Monaco, dove ha vinto, e anche tanto, con Hitzfeld, Van Gaal, Heynckes, Guardiola, Ancelotti e Kovac, prima dei saluti. Classico attaccante esterno di destro che preferiva giocare a sinistra, Ribery ha vinto e avuto tanto, anche se forse non la consacrazione che meritava. Ma quella, con buona pace di Champions e Superleghe, può darla soltanto il Mondiale. 

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