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La Svizzera di Antognoni

La Svizzera di Antognoni

Redazione

09.08.2017 17:00

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Non ci sono più le bandiere di una volta, ma tutto sommato non c'erano nemmeno una volta. Perché quando diventavano troppo vecchie e ingombranti venivano ammainate senza tanti complimenti. È il caso anche di Giancarlo Antognoni, che nell'estate del 1987 viene salutato dalla Fiorentina in quegli anni di proprietà della famiglia Pontello, dove fra un infortunio e l'altro il ventenne Roberto Baggio non è ancora esploso mentre il trentatreenne campione del mondo non rientra in ogni caso nei piani di Sven Goran Eriksson. Sono gli anni in cui il cosiddetto svincolo libera i calciatori più anziani e senza contratto (una liberazione relativa, perché secondo il 'parametro' al club viola deve andare un indennizzo di circa 200 milioni di lire), ma è chiaro che Antognoni in Italia potrebbe giocare soltanto a Firenze. Decide così di accettare le offerte del Losanna e di chiudere la carriera in un campionato ritenuto più comodo, come quello svizzero. Un campionato dove gli italiani sono una grande attrazione di marketing, visto il grande numero di emigrati presenti sul territorio della Confederazione, con precedenti illustri come Altafini (Chiasso e Mendrisiostar), Cappellini (Chiasso) e Anastasi (Lugano).  Il disturbo viene strapagato, con un ingaggio biennale da 650 milioni di lire a stagione ricavato da una sorta di autotassazione di alcuni industriali della zona. Un altro campione del mondo, Tardelli, in quel periodo viene ingaggiato dal San Gallo, e ci sono molte offerte anche per Oriali che però decide di ritirarsi dopo una vita all'Inter e quattro anni di Fiorentina. Sabato 8 agosto 1987 un Antognoni un po' malinconico esordisce nella sua nuova realtà, in un attesissimo Losanna-Zurigo. Parte subito bene, segnando su punizione e poi trascinando i suoi alla vittoria per 3 a 1. In generale l'apporto alla modesta squadra allenata da Umberto Barberis è discreto, con 51 presenze in due stagioni che il club conclude nelle parti basse della classifica, ma il meglio era già stato dato nelle 343 partite in serie A con la Fiorentina, tuttora record imbattuto e probabilmente imbattibile. Un finale malinconico, per quanto ben pagato, per un campione più celebrato all'estero che in Italia.

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