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La promozione di Krause© LAPRESSE

La promozione di Krause

Il Parma in Serie A, il ventennio di Cairo e il livello medio della Premier League

Stefano Olivari

02.05.2024 ( Aggiornata il 02.05.2024 14:35 )

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Il Parma torna in Serie A, a tre anni dalla retrocessione. E a 9 anni dal fallimento, cosa da non dimenticare. Terza promozione per Fabio Pecchia, dopo quelle con Verona e Cremonese, prima promozione invece per Kyle Krause che aveva iniziato la sua avventura al Parma proprio scendendo in B, sia pure con una squadra costruita da altri. Notevole è che da quando è arrivato nel calcio italiano Krause sia stato l’imprenditore che tutto compreso più ha speso per la sua squadra, circa 350 milioni (100 soltanto per l’acquisto, fra quote e debiti ripianati), meno dei Friedkin alla Roma ma anche degli Agnelli-Elkann alla Juventus, molto di più rispetto a chi controlla Inter e Milan. Investimenti apparentemente folli, che possono avere un senso soltanto stando costantemente in Serie A, consolidando il marchio e rivendendo poi il club. Qualcosa comunque non torna, perché gli ultimi mercati sono stati conclusi in perdita sì, ma di pochi milioni e con un filosofia ben chiara (giovani da valorizzare), mentre il monte ingaggi in questa stagione è stato inferiore ai 25 milioni, più o meno come il Verona, ed il progetto per il nuovo Tardini è, appunto, ancora un progetto. Insomma, una grande scommessa. 

Quale futuro per il Torino di Urbano Cairo? I 75 anni dalla tragedia di Superga, 4 maggio 1949, che distrusse una delle più grandi squadre italiane di sempre, sono un numero che fa impressione perché quando eravamo bambini conoscevamo tante persone che avevano visto giocare Valentino Mazzola, Gabetto e Maroso, mentre oggi per evidenti ragioni queste persone sono pochissime. Fanno impressione anche i 19 anni di presidenza Cairo, di cui 4 in Serie B (il primo senza colpa, perché da lì si ripartì grazie al Lodo Petrucci) senza che il Torino abbia avuto un guizzo in campionato, mai oltre il settimo posto, in Coppa Italia, mai oltre i quarti di finale, e in Europa, con una sola partecipazione all’Europa League grazie a Ventura ed uno spareggio raggiunto da Mazzarri. Tutto questo in un periodo dominato sì dalla Juventus, ma con Inter e Milan ridimensionate dal post Moratti-Berlusconi e che solo negli ultimi anni si sono riprese, per non parlare delle tante realtà paragonabili al Torino che nei 19 anni di Cairo hanno raggiunto la Champions League. Atalanta, Fiorentina e Bologna, senza fare esempi strampalati. Non si sta quindi parlando di vincere scudetti e coppe, ma di programmare e di trovare ogni tanto l’annata buona per un buon piazzamento. Dopo quasi vent’anni la domanda ha quindi cittadinanza: cosa Manca a Cairo?

Dopo l’Italia anche la Germania ha avuto la certezza del quinto posto in Champions League passando attraverso il piazzamento in campionato, ufficialità arrivata dopo la vittoria del Borussia Dortmund sul PSG nell’andata della semifinale di Champions. Notevolissimo il fatto che la Premier League sia terza e quindi rimanga con le quattro solite: non per i trofei alzati (in corsa ancora l’Aston Villa di Emery per la Conference), che dipendono anche dagli incroci giusti, ma per un livello medio che la potenza finanziaria della Premier League dovrebbe rendere indiscutibile. Eppure l’autoretorica dei poveretti, con gli stadi vecchi e il ritmo ‘non europeo’, continua a dilagare.

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