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Cannavaro come De Rossi© LAPRESSE

Cannavaro come De Rossi

La disperazione dell'Udinese, la mano di Calzona e Ancelotti con Camavinga.

Stefano Olivari

22.04.2024 ( Aggiornata il 22.04.2024 12:04 )

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L’esonero di Cioffi a 5 partite e 20 minuti, quelli con la Roma per la vicenda N’Dicka, dalla fine del campionato, per mettere in panchina Fabio Cannavaro, sembra tecnicamente senza senso. Perché l’Udinese a dispetto degli ultimi risultati non stava giocando male ed in ogni caso non è che a sostituire Cioffi sia arrivato il Nicola della situazione, ma un allenatore che ha 51 anni e che in Italia ha allenato per 17 partite il Benevento. Non è un caso che il primo nome nella testa di Pozzo fosse quello di Edy Reja, l’usato sicuro. La squadra dei Pozzo, alla ventinovesima stagione consecutiva in Serie A, ha un calendario difficile: il finale con la Roma, il Bologna, il Napoli e tre concorrenti come Lecce, Empoli e Frosinone. Soprattutto il Frosinone, viene da dire, visto che all’ultimo turno ci sarà Frosinone-Udinese ed attualmente entrambe sono appaiate al terzultimo posto, 3 punti sotto l’incredibile Verona e l’Empoli. Da ricordare che in caso di parità fra la diciassettesima e la diciottesima ci sarà uno spareggio salvezza, andata e ritorno. Come abbia fatto a finire così una squadra che con Cioffi, subentrato a Sottil, ha battuto Milan a San Siro, Juventus allo Stadium e Lazio all’Olimpico non è chiaro, senza contare le ultime impressioni: la sconfitta con l’Inter soltanto al 90’ e le occasioni enormi sprecate con il Verona. Per Cannavaro, su un livello ovviamente molto inferiore rispetto alla Roma post Mourinho, situazione simile a quella dell’amico campione del mondo De Rossi. Che significa bonus mediatici, nella peggiore delle ipoitesi. 

Alla millesima analisi del fallimento del Napoli post-scudetto opponiamo una banalità, centrata sul presente: se non avesse buttato via 5 punti nelle ultime due partite, con Frosinone ed Empoli, cioè due squadre ai confini della Serie B, la squadra ancora per poco di Calzona sarebbe in piena corsa per la Champions League. La minaccia di De Laurentiis, adesso rientrata, di portare tutti in ritiro fino a fine campionato, aveva quindi un fondamento logico anche se la provvisorietà di molte situazioni, Osimhen in testa, è figlia di sue scelte sbagliate e non rimediabili nemmeno facendo i presidenti di una volta nel calcio del 2024. Fra queste scelte anche il terzo allenatore, giustificabile soltanto con un possibile (ma non probabile) ritorno di Sarri, un Calzona la cui media punti, 1,27, è nettamente inferiore a quelle di Garcia, 1,75, e quasi uguale all’1,24 di Mazzarri. Senza contare la cosa più importante, l’atteggiamento dei giocatori, che in diverse occasioni, Empoli fra queste, è sembrato inaccettabile.

Uno degli allenatori che il Napoli non è riuscito a bruciare è Carlo Ancelotti, che dopo lo spettacolare Clasico deciso da Bellingham (e da Lucas Vazquez), può dire di avere vinto la sua seconda Liga, pochi giorni dopo essersi guadagnato la semifinale di Champions. La notizia non è che il Real abbia vinto il campionato spagnolo, ma che il club più prestigioso del mondo si stia completamente rinnovando sotto la guida di un allenatore italiano di 65 anni, rinnovatosi anche lui profondamente nei suoi ormai oltre 30 anni in panchina. Si può essere bolliti a 40 anni e al passo con i tempi a 65. E non parliamo di tattica, visto che Ancelotti la sua difesa a quattro e il suo centrocampo a rombo, con vari adattamenti, se li porta dietro da sempre, ma di connessione emotiva e culturale con chi ormai potrebbe essere suo nipote. Facile per lui capire Costacurta, mentre soltanto da allenatore da grande squadra è entrare nella testa di Camavinga, fargli cambiare totalmnente ruolo e farne anche un suo giocatore.

stefano@indiscreto.net

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