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L'era De Rossi© AS Roma via Getty Images

L'era De Rossi

Il contratto al momento giusto, la fine di Pioli, il calcio dell'Atalanta e il mito del gioco europeo

Stefano Olivari

19.04.2024 10:29

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Il rinnovo del contratto con la Roma poche ore prima del ritorno di Europa League con il Milan ha portato benissimo a Daniele De Rossi, almeno quanto l’atteggiamento davvero sbagliato della squadra di Pioli e di alcuni in particolare, come Rafael Leão. E così dalla strana fine dell’era Mourinho, adesso in piena sottovalutazione, è nata una Roma da Champions League, con un allenatore che dopo il cattivo inizio di carriera ha l’età, 41 anni, lo status da ex giocatore ed il phisique du rôle per essere considerato un emergente, se non proprio un predestinato (il maglioncino nero attillato comunque ce l’ha). Nel calcio funziona così, non è che De Rossi conosca la materia più di Pirlo o di Gattuso, per citare i campioni del 2006, ma forse la sa comunicare meglio. Almeno a Roma. È iniziata l'era De Rossi? Con tutto il rispetto per Mazzone, arrivato sulla panchina giallorossa in un momento difficile, all'inizio della presidenza Sensi, sarebbe il primo allenatore romano e romanista ad avere un reale successo a casa propria. 

L’eliminazione dall’Europa League cambia zero nella storia del Milan ma molto in quella di Stefano Pioli, che si è giocato le residue possibilità di riconferma, al di là di un contratto in essere fino al 2025 e dei suoi grandi meriti nei risultati del Milan recente, a partire dallo scudetto di due stagioni con una rosa da quarto posto e senz’altro inferiore a quella attuale che comunque conquisterà in scioltezza il secondo posto in campionato. Nel surreale genere giornalistico ‘È colpa di Maldini’, portato avanti anche da molti giornalisti della casa, è oggettivo che il contratto di Pioli, prolungato nell’ottobre 2022, sia stato voluto da Maldini, anche se nei mesi successivi l’allora responsabile dell’area tecnica rossonera se ne sarebbe pentito e avrebbe iniziato a guardarsi intorno (Pirlo, ma non soltanto) prima di essere esonerato lui. In una logica italiana il facile tiro all’allenatore ha adesso uno sbocco scontato, non  fosse altro perché Ibrahimovic deve dare un segnale di vita al di là delle frasette macho-motivazionali.

Lo scenario di cui parliamo da mesi da fantacalcistico è diventato reale: cinque italiane nella prossima Champions League, con buona pace del mitico ‘livello medio’ di Premier League, Bundesliga e Liga. Con vista sulla sesta… Ci manca la squadra galattica, per gioco e status mondiale degli interpreti e degli allenatori, ma in questo girone ci sono soltanto Real Madrid e Manchester City, forse anche il nuovo PSG bene allenato e inoltre allineato con Ceferin. Gli altri di livello medio-alto se la giocano tutti. Insomma, a molti piace recitare la parte dei poveretti, ma al di sotto del livello delle stelle prevale la competenza: il Bayer Leverkusen campione di Germania ha un monte ingaggi che è un quarto di quello del Bayern Monaco, la straordinaria Atalanta (ma verrebbe da dire normale, nell’era Gasperini) un terzo di quello del Liverpool. Non sono miracoli, è la natura del calcio. Per questo, citando Capello, gli acquisti si possono sbagliare ma è mortale sbagliare le cessioni.

Le grandi emozioni, sia pure inflazionate dall’overdose di partite di alto livello della Champions di oggi e soprattutto di domani, della sfida fra Real Madrid e Manchester City permettono una riflessione anche in chiave italiana. Qualsiasi squadra della Serie A che si fosse qualificata al turno successivo venendo presa a pallate, come è successo alla squadra di Ancelotti per gran parte delle due partite, sarebbe stata sbeffeggiata in quanto catenacciara, mentre quelle del Real Madrid sono ripartenze e intelligenza nel contenere il palleggio dei giocatori di Guardiola. Nella partita di ritorno 33 tiri contro 8, 67% a 33 di possesso palla, e guardando il gioco un’impressione superiore anche ai freddi numeri. Nel calcio ovviamente contano soltanto i gol, chi finalizza le poche occasioni avute è più bravo, e non più fortunato, di chi ne spreca tante. Ma ricordiamocene al prossimo giro, quando si farà anti-italianismo d’accatto nel nome di un fantomatico ‘gioco europeo’.

stefano@indiscreto.net

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