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Le Italie di Curi e di N'Dicka© AS Roma via Getty Images

Le Italie di Curi e di N'Dicka

Mezzo secolo di sensibilità, il derby di Pioli, l'Europa per dieci e la lezione del Bayer Leverkusen

Stefano Olivari

15.04.2024 14:56

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Le notizie che arrivano su Evan N’Dicka sono positive e quindi si può parlare dell’episodio di Udine non soltanto sotto il profilo medico o, peggio ancora, funebre. Nel 2024 la morte in campo è qualcosa che terrorizza il sistema calcio, dagli addetti ai lavori agli spettatori, più dello stesso tipo di morte della stessa persona in altre circostanze. Anche la morte nell'ìmminenza della partita, come si è visto per Joe Barone. Ma non è sempre stato così: il difensore della Roma ha lasciato il campo al 27’ del secondo tempo, facendo segno di stare bene anche se il rischio infarto indubbiamente c’era, gli allenatori e Pairetto hanno quasi subito convenuto di chiudere lì la partita, il pubblico di Udine ha applaudito N'Dicka mentre usciva dal campo e poi se ne è tornato a casa in silenzio. Impossibile in questa vicenda trovare qualcuno che si sia comportato male o con poca sensibilità. Non sfuggiranno le differenze con l’Italia del 30 ottobre 1977, quando dopo qualche minuto del secondo tempo di Perugia-Juventus Renato Curi si accasciò a terra e fu poi portato fuori dal campo privo di conoscenza, per essere caricato su un’ambulanza. Castagner fece entrare al suo posto Matteoni, poi compagni e avversari portarono a termine la partita sotto la direzione di Menegali, 0-0. Curi sarebbe morto quasi in contemporanea con il fischio finale. A nessuno era venuto in mente che forse non sarebbe stato il caso di proseguire, in quella Serie A a 16 squadre non è che ci fossero calendari affollati. E non ci furono nemmeno grandi polemiche, se non per il fatto che Curi avesse già un problema cardiaco e quindi fosse da fermare. Due Italie molto diverse, che con la sua capacità di sintesi il calcio ha descritto benissimo.

Dopo una domenica piuttosto strana le distanze fra Inter e Milan sono rimaste immutate e quindi la squadra di Simone Inzaghi ha la possibilità di vincere lo scudetto nel derby del prossimo lunedì, a patto di battere il Milan a casa sua. In senso calcistico cambierebbe poco, l’eccezionale stagione è già paragonabile a quella del Napoli scudettato di Spalletti e per molti versi sarebbe per l'Inter meglio festeggiare il titolo in casa propria contro il Torino, ma per i tifosi lo scudetto con vittoria nel derby sarebbe un'altra cosa. Derby importante anche per quelli del Milan del genere #PioliOut, che non perdonerebbero un ennesimo derby perso o quasi non giocato, come molti di quelli di Pioli. Il vero motivo di interesse è infatti questo, freschi di un Sassuolo-Milan da Eredivisie e non per il numero di gol: la sorte di Pioli è già segnata o vincendo l’Europa Legue e chiudendo bene il campionato si può ancora salvare? Stiamo parlando di un tecnico capace di vincere uno scudetto magari non miracoloso ma certo oltre le aspettative, del sesto allenatore del Milan per presenze nonostante, ci sembra, non abbia mai avuto in campo Rivera o Van Basten al top, ma soltanto un Ibrahimovic quasi pensionato e che ora al di là delle pose bullistiche dovrà mettere la faccia nella scelta del successore.

A proposito di Milan, la vittoria della Roma nell’andata di Europa League, insieme alla straordinaria Atalanta di Liverpool, rende meno fantacalcistico lo scenario di dieci squadre nelle coppe europee della prossima stagione. Non vi infliggiamo tutte le combinazioni possibili, ma quella che meriterebbe qualche euro di scommessa. Cinque squadre in Champions per piazzamento in campionato, con il quinto posto per ranking ormai quasi sicuro: diciamo Inter, Milan, Juventus, Bologna e Roma. La sesta squadra di Champions dalla vittoria in Europa League, ma a patto che in campionato arrivi dalla sesta in giù: quindi non il Milan, non la Roma, ma l’Atalanta (o la Roma nel caso arrivasse quinta l’Atalanta). Non è una sparata, visto che i bookmaker assegnano alla squadra di Gasperini la seconda quota (5.50) dopo quella del Bayer Leverkusen. Poi un posto in Europa Leage dal campionato, diciamo il Napoli, uno dalla vittoria in Conference League, quindi la Fiorentina, ed uno dalla vittoria in Coppa Italia di una squadra che non sia una di quelle prima citate, a questo punto la Lazio. E il posto in Conference? Se lo giocherebbero Torino e Monza. Non diciamo che sia uno scenario probabile, ma nemmeno sarebbe un miracolo.

Il primo campionato vinto dal Bayer Leverkusen nella sua storia è una grande impresa sportiva e finanziaria, visto che il monte ingaggi lordo della squadra è di circa 62 milioni di euro, meno di un quarto di quello del Bayern Monaco e circa metà di quello di Borussia Dortmund e Lipsia. Sorpresa anche perché la Bundesliga non l'hanno mai vinta, nemmeno nell'eccellente era con Daum e Töppmoller allenatori, che per tre stagioni ebbe Michael Ballack come giocatore simbolo e che si concluse con la sconfitta con il Real Madrid nella finale di Champions (chi non ricorda quel gol di Zidane?) e con l'ennesimo suicidio nelle ultime giornate di campionato. Certo la squadra oggi allenata da Xabi Alonso era da qualificazione alla Champions, in proporzione alle avversarie era insomma molto di più del Leicester City di Ranieri e semmai è paragonabile al Napoli della scorsa stagione. Il miracolo è che la striscia di vittorie del Bayern Monaco si sia interrotta a 11, con tanti demeriti per Tuchel e per i giocatori, da Kane in giù. La lezione è che a volte, ma soltanto a volte, e poche volte, la competenza batte i grandi budget, alo di là del fatto che con la proprietà che ha (cioè la Bayer) quello del club sia un po' un giocare a fare i poveretti. Poi il gioco è comunque truccato, finché ci sarà una così clamorosa differenza di possibilità e prospettive: di base non è che con 62 milioni prendi giocatori migliori di chi ne mette in campo 258, accade soltanto se gli altri sbagliano.

stefano@indiscreto.net

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