Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Gli anni di Pogba© Getty Images

Gli anni di Pogba

Quattro anni di squalifica, la scelta di Thiago Motta e il progetto del Sassuolo

Stefano Olivari

29.02.2024 ( Aggiornata il 29.02.2024 22:00 )

  • Link copiato

La carriera di Paul Pogba forse non è finita, visto che c’è ancora la prospettiva del TAS, a cui lui ha già detto chiaramente di voler ricorrere. Quanto alla sua storia con la Juventus, si intrecciano discorsi di bilancio (logicamente tutti nel club festeggerebbero la possibilità di svincolarsi da Pogba), sportivi e umani. Quattro anni di squalifica, per la positività al doping in Udinese-Juventus dello scorso agosto , se confermati a Losanna significano che Pogba non potrà tornare in un torneo di una federazione affiliata alla FIFA fino al 2027, quando avrà 34 anni, ma soprattutto che la Juventus anche in presenza di uno ‘sconto’ (cosa possibile) del TAS può stracciare il megacontratto che aveva firmato fino al 2026, dopo essere arrivato in condizioni pietose (e da stagioni pietose) dal Manchester United. Un contratto che grazie all’ormai defunto Decreto Crescita permetteva a Pogba di guadagnare 8 milioni di euro netti a stagione con un costo per la Juventus di ‘soltanto’ 10,5: altra questione aperta, che imporrà di tenere vivo un rapporto con Pogba fino al 30 giugno. Quanto il club bianconero punti sul recupero di Pogba si è già capito: in questi mesi lo ha messo al minimo di stipendio, poco più di 27.000 euro all’anni, mentre ha continuato a pagare regolarmente un reo confesso (sia pure per altro reato) come Fagioli. Per Pogba soltanto 12 partite nella sua seconda vita juventina, iniziata sotto una cattiva stella fra infortuni muscolari, peraltro gli stessi che aveva in Inghilterra, e la testa a Parigi e al suo orribile fratello, per non parlare degli amici.

Perché Thiago Motta dovrebbe rimanere al Bologna? Se lo chiede anche lui, che ha il contratto in scadenza e tanti attestati di stima che però non sono ancora offerte. Non c’è dubbio che la sua squadra sia stata quella che abbia fatto di più rispetto al previsto, in questa stagione, con la prospettiva realistica e clamorosa di arrivare alla massima competizione europea per club, dove l’ultima apparizione del Bologna risale a 60 anni fa, eliminazione al primo turno con l’Anderlecht. Ma sono troppi gli esempi di allenatori alla moda, l’ultimo è Dionisi, che vedono passare il loro momento perché rimangono un anno di troppo in una realtà dove si è già raggiunto il massimo. E non è questione di grande o piccola realtà, basti pensare al tempismo di Spalletti nel lasciare un Napoli che sembrava inarrivabile. Ma tornando a Motta, sul grande mercato internazionale lui si può anche giocare l’aura del grande ex calciatore e seguito dall’esperto Dario Canovi difficilmente sbaglierà scelta.

Ci voleva un Sassuolo allo sbando per rivitalizzare il Napoli di Calzona, ma va detto che le imbarcate casalinghe sono state piuttosto frequenti negli 11 anni di storia in Serie A della squadra degli Squinzi, anche con versioni migliori del Sassuolo rispetto a questa. Dallo 0-7 con l’Inter di Mazzarri a un 2-6 con l’Atalanta, a tante altre sconfitte con punteggi più ‘normali’, la tendenza è chiara: il Sassuolo gioca senza pressioni, quindi spesso compie imprese (in questo campionato è l’unica squadra ad avere battuto l’Inter e l’ha oltretutto fatto a San Siro), ma in casa non ha ambiente visto che non gioca nella sua città e che comunque non scalda: può battere la Juventus e perdere con l’Empoli. Per gli allenatori da progetto, con il maglioncino nero attillato, può essere un vantaggio, complimenti facili e nessuna sassata: infatti fra le attuali squadre di Serie A negli ultimi 10 anni nessuna ha avuto meno allenatori del Sassuolo (6 e senza il traghettatore Bigica sarebbero stati 5). Ma adesso non è più tempo di progetti.

stefano@indiscreto.net

 

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi