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Le finali di Inzaghi© Inter via Getty Images

Le finali di Inzaghi

I fischi per Riva, il successo della Supercoppa, la dimensione di un allenatore e l'esperienza di Rapuano

Stefano Olivari

24.01.2024 ( Aggiornata il 24.01.2024 22:06 )

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La morte di Gigi Riva ha giustamente oscurato la finale della prima Supercoppa italiana disputata con la formula delle Final Four. Ma in qualche modo si è collegata ad Inter-Napoli, visto che il doveroso minuto di silenzio per Rombo di Tuono è stato fischiato da gran parte del pubblico dell’Al Awwal Stadium di Riad. Pubblico che già aveva fatto la stessa cosa, in un altro stadio di Riad, quando era stato ricordato Beckenbauer in occasione di Real-Atletico Madrid. Senza improvvisarci analisti della cultura araba e/o islamica, poco portata ad omaggiare il silenzio per i morti, si può senz’altro dire che quando sei in vendita di solito non puoi venderti a pezzi, soltanto quelli che ti fanno comodo. In altre parole, nei 23 milioni di euro che le quattro squadre e la Lega (8 milioni per l’Inter, 5 per il Napoli, 1,6 sia per la Lazio sia per la Fiorentina, 6,8 per la Lega) si sono spartiti era compreso anche il disagio di essere ospiti in un paese che con l’Italia ha davvero poco da spartire.

Nonostante le perplessità di De Laurentiis, bilanciate dal suo entusiasmo quasi infantile per come l’Arabia stia puntando sull’entertainment, Sarri, eccetera, il contratto non lascia scampo alla Lega. L’anno prossimo si giocherà ancora in Arabia, poi due edizioni per così dire libere e poi altre due in Arabia. Qualcun altro, in Italia o nel mondo, è in grado di garantire 23 milioni di premi per tre partite? Perché è vero che la stessa Arabia dà alla federcalcio spagnola 40 milioni a edizione (con una distribuzione diversa, infatti il Real Madrid vincitore ha guadagnato come il Napoli secondo, ma questo dipende dagli spagnoli), ma è ancora più vero che la scorsa edizione, sempre a Riad ma in partita unica (Inter-Milan 3-0), il montepremi totale fu di 7,5 milioni. Da non dimenticare che Inter-Napoli su Canale 5 ha avuto 7.190.000 spettatori, contro i 6.501.000 della finale dell’anno scorso. Meno del record di Inter-Juventus ma comunque la dimostrazione che il pubblico televisivo italiano gradisce ed è tutto da dimostrare che in gennaio la gente avrebbe riempito uno stadio italiano ‘neutro’ per una manifestazione comunque poco sentita. Insomma, in rapporto all'importanza della Supercoppa si è trattato di un successo ed è quasi impossibile che la formula cambi nel prossimo futuro. 

Ciò che è accaduto sul campo poco sposta i giudizi sulle singole squadre, con i risultati delle semifinali che non dicono tutto perché la Fiorentina ha giocato al livello del Napoli mentre la Lazio è stata davvero travolta dall’Inter. Alla fine Simone Inzaghi ha alzato la sua quinta Supercoppa da allenatore, ennesimo segnale della sua bravura nel preparare le partite senza domani, che non si può ridurre al 'fa giocare sempre gli stessi', visto che sia con la Lazio sia con l’Inter se le è ovviamente giocate contro la squadra che arrivava dallo scudetto, anche se il Napoli attuale è un lontano parente di quello di Spalletti. Siccome ad lato livello allena da 8 stagioni, da quando grazie alle dimissioni di Bielsa riprese in mano la Lazio che aveva guidato per qualche partita dopo l’esonero di Pioli, e le finali giocate sono ormai 10 (ben disputate anche le due perse, la prima con la Juventus di Allegfri che quell’anno sarebbe arrivata in finale di Champions e la seconda quella di Champions contro il Manchester City di Guardiola), la sottovalutazione di Inzaghi, anche all’interno del club, è sorprendente. Temino, anzi, temone, per quando il duello con la Juventus avrà un vincitore certo. Ma vale anche dal lato di Inzaghi.

Da Riad si torna con il settore arbitrale di fatto commissariato, con la direzione di Rapuano che ha scontentato tutti e Mazzarri più di tutti. Non è chiara però la soluzione e non è chiara nemmeno la figura del mitico ‘arbitro di esperienza’ che tutti invocano. Perché Rapuano, citiamo lui solo in quanto ultimo caso e perché la sua gestione della finale è stata davvero pessima (e gli è andata bene che non ci fossero di mezzo rigori), ha quasi 39 anni ed ha diretto 241 partite professionistiche, di cui 36 in Serie A. È uno dei pochi che in questa stagione ha incrociato Juventus, Milan e Inter (sempre vincenti) e se non gli si fa arbitrare nemmeno una manifestazione di secondo piano come la Supercoppa, esaltando Orsato e Doveri come se fossero immuni da errori, non si capisce come aumentarla, questa esperienza.

stefano@indiscreto.net 

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