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Beckenbauer il più grande© Bongarts/Getty Images

Beckenbauer il più grande

Addio all'unico personaggio del calcio mondiale ad essere stato fuoriclasse da giocatore, allenatore e giocatore. Vera icona della Germania della ricostruzione ed anche per questo inimitabile...

Stefano Olivari

09.01.2024 ( Aggiornata il 09.01.2024 16:52 )

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Con la morte di Franz Beckenbauer se ne va un caso unico di fuoriclasse del calcio da giocatore, allenatore e dirigente, in tutti e tre i casi con un Mondiale vinto: 1974, 1990 e 2006, quando i suoi contatti personali ed i soliti metodi (usati da tutti prima, durante e dopo Blatter) furono decisivi per l’assegnazione alla Germania di un torneo che poi sul campo avrebbe vinto l’Italia di Lippi. Poi anche altri hanno avuto successo nei tre ruoli diversi, ma nessuno ha come lui raggiunto la vetta. Le vittorie di Beckenbauer nel calcio e nella vita sono conosciute da tutti e l’essere il simbolo assoluto della rinascita della Germania (era nato l'11 settembre 1945, quattro mesi dopo la resa tedesca) lo ha fatto entrare nella leggenda già da vivo, senza bisogno di celebrazioni postume. Va però detto, anche se nel momento dei coccodrilli le parti oscure dell’esistenza vengono abbellite, che nemmeno un fenomeno come lui ha mai goduto dell’unanimità dei consensi.

Da giocatore il suo grande nemico fu Günther Netzer, campione con la piccola colpa di non far parte del giro del Bayern e quella più grande di avere messo in pericolo alcuni contratti pubblicitari di Beckenbauer e Gerd Müller: fu questa la causa primaria dell’ostracismo nei suoi confronti al Mondiale 1974, dopo che Netzer insieme a Beckenbauer aveva trascinato la squadra di Schön alla vittoria all’Europeo del 1972. Per lui pochi minuti nello strano derby perso con la DDR e basta, con la giustificazione ufficiale delle coesistenza tattica con Overath, a cementare un odio che si sarebbe poi trascinato anche fuori dal campo visto che Netzer, classe 1944 ed ancora vivo, sarebbe stato eccellente dirigente, in proporzione anche più di Beckenbauer visto che costruì l’Amburgo (per due stagioni anche con Beckenbauer giocatore agli sgoccioli, un rapporto che fece la fortuna della stampa sportiva tedesca) che nel 1983 avrebbe vinto la Coppa dei Campioni (con Beckenbauer già via) in finale sulla Juventus, uomo d’affari di successo ed anche commentatore di quelli che si fanno ascoltare. In generale Beckenbauer ha avuto una leadership alla Michael Jordan, i compagni lo ammiravano ma anche lo temevano, ed è per questo che i pochi liberi di pensiero, come Breitner, non gli facevano mancare critiche. È fondata la teoria che al Mondiale 1982 Derwall non lo abbia convocato come riserva di Stielike ben sapendo che nemmeno a 37 anni il Kaiser avrebbe accettato questo ruolo.

Come allenatore sarebbe stato criticato in maniera più aperta, soprattutto da Udo Lattek. L'allenatore del Bayern Monaco di Beckenbauer, quello delle tre Coppe dei Campioni consecutive (con Lattek soltanto la prima, perché la stagione successiva fu esonerato su ispirazione di Beckenbauer, che poi impose Cramer) senza mezzi termini diceva che il principale schema di Beckenbauer fosse dire, o far capire, ai giocatori “Io sono Beckenbauer e voi nessuno”. In realtà nei suoi sei anni da allenatore della nazionale tedesca (ovest) Beckenbauer nelle tre grandi manifestazioni disputate raggiunse la finale al Mondiale 1986, persa con l’Argentina, la semifinale all’Europeo 1988 persa con l’Olanda e la vittoria al Mondiale italiano, senza farsi alcun problema nella finale a mettere Buchwald a uomo su Maradona (mossa che ricordò il Beckenbauer su Bobby Charlton del 1966). Anche tenendo conto del valore di quei campioni, Matthäus su tutti, difficile fare meglio. E non mettiamoci a fare confronti impietosi con la Germania di oggi, confronti peraltro evitati dai cultori del fantomatico modello tedesco. Poi da allenatore, o meglio da direttore tecnico di vari allenatori, avrebbe guidato soltanto l’Olympique Marsiglia di Tapie e per brevi periodi il Bayern, preferendo fare il dirigente e preservare così il proprio mito dall’incertezza del risultato sportivo. Tutto compreso, Franz Beckenbauer è stato il più grande personaggio del calcio di sempre, consapevole di esserlo. 

stefano@indiscreto.net

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