Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Gli anni di Pogba© LAPRESSE

Gli anni di Pogba

La scommessa degli avvocati, la Serie A contro il geoblocking, la Supercoppa che non piace e il film di Ancelotti.

Stefano Olivari

08.12.2023 ( Aggiornata il 08.12.2023 14:16 )

  • Link copiato

Qualcosa non torna nel caso Pogba, al di là della notizia di dominio pubblico, cioè i quattro anni di squalifica che la Procura antidoping ha chiesto per il centrocampista della Juventus, per la positività al testosterone emersa dopo il controllo del 20 agosto. La prima sentenza a metà gennaio, presumibilmente, poi i soliti gradi di giudizio fino al TAS. Rinunciando al patteggiamento Pogba rischia così, avendo 30 anni, di lasciare il calcio giocato per sempre anche se le sue prestazioni degli ultimi anni, già al Manchester United, dicevano di un giocatore ormai poco centrato. La logica dice che gli avvocati di Pogba abbiano qualche carta da giocarsi (la più ovvia è qualcosa che dimiostri l'assenza di dolo) per arrivare a una condanna di pochi mesi o a un’assoluzione, e spiega anche l’atteggiamento tenuto dalla Juventus, che con una condanna per doping, oltretutto dovuto a scelte personali di Pogba (un integratore americano incautamente assunto), si libererebbe di un peso da almeno 25 milioni lordi di contratto residuo, oltre che di un giocatore pieno di problemi personali. E allora cosa non torna? Lo dirà Pogba, che non avrà più gli occhi della tigre ma non è così felice di essere stato scaricato in mezzo secondo, vedendo invece come è stato trattato Fagioli.

Il nemico numero uno di leghe calcistiche e di aziende televisive non è la pirateria, ma l’abolizione del geoblocking. In pratica l’impossibilità, per fare un esempio concreto, di guardare Juventus-Napoli con il nostro abbonamento DAZN quando siamo fuori dall’Italia. L’Unione Europea non lo ha ancora cancellato, il geoblocking all’interno dei suoi confini, ma sta davvero per farlo (votazione fra pochi giorni) visto che dalla UEFA alla Serie A, dalla Premier League a Sky, in tanti hanno firmato un appello contro questa novità che forse abbatterebbe il prezzo dei diritti televisivi e di sicuro renderebbe senza senso la distinzione fra diritti nazionali e diritti esteri. Detto che per aggirare il geoblocking basta una normalissima VPN, si tratta di una questione politicamente esplosiva ma su cui è difficile schierarsi fra un presunto bene e un presunto male. La Serie A della situazione giocherà la carta dell’identità linguistica e culturale, anche se è chiaro che il problema è difendere quei 900 milioni all’anno.

La prima edizione della Supercoppa Italiana con la formula delle Final Four è nata male e sta proseguendo malissimo, al di là dei 23 milioni che si spartiranno Napoli, Inter, Lazio e Fiorentina per le loro partite in Arabia Saudita il 21, 22 e 25 gennaio 2024. Date confermate, già frutto di uno spostamento di due settimane, ma che gli arabi hanno tentato di nuovo di spostare perché troppo vicine alla Supercoppa spagnola che ospiteranno a inizio gennaio. Si sarebbe andati però troppo vicini agli ottavi di finale delle coppe europee, quindi alla fine le date dovrebbero rimanere quelle. Non c’è da gridare allo scandalo, semmai bisognava pensarci prima di essersi legati per 6 anni (per 4 edizioni) a questo carro: chi si vende deve più o meno fare ciò che dice il compratore. La novità è che il compratore sembra pentito dell'acquisto, il che fa pensare che ci siano i margini per stracciare tutto.

Ancelotti campione del mondo con il Brasile, un finale di carriera da film che però nella realtà non vedremo visto che il suo grande sponsor, cioè il presidente federale Ednaldo Rodrigues, è stato esonerato dall’incarico da una sentenza per una vicenda complessa, non di corruzione ma di cavilli legati alla regolarità della sua elezione da candidato unico. A parte Rodrigues tutto il Brasile, da Lula all’ultimo dei tifosi, è contro la sola idea dell’allenatore straniero sulla panchina della Selecão. Prima di criticare il provincialismo degli altri pensiamo a che cosa accadrebbe, per ipotesi, se Gravina valutasse l’ingaggio di Guardiola. Come minimo ci sarebbe una campagna mediatica in favore della ‘grande scuola italiana’, con tanto di interviste a Ulivieri. Fra le nazionali importanti soltanto l’Inghilterra è riuscita sganciarsi da questo schema, senza che peraltro né Eriksson né Capello abbiano lasciato grandi ricordi.

stefano@indiscreto.net

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi