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Chi gioca per lo scudetto© Inter via Getty Images

Chi gioca per lo scudetto

Il turno di Lautaro e Leão, le lettere di Sarri e il rimpianto per Insigne e Tonali

Stefano Olivari

02.10.2023 10:34

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L’Inter di Lautaro Martinez ed Milan di Rafael Leão hanno qualcosa più delle altre, al di là dei 4 punti di vantaggio su Napoli e Juventus, dei 5 sull’Atalanta, dei 10 sulla Roma e degli 11 sulla Lazio dopo 7 partite? Abbiamo citato soltanto chi sulla carta è ad un paio di giocatori dallo scudetto, con tutto il rispetto per una Fiorentina che nella Serie A di oggi può davvero pensare ad un piazzamento da Champions. Tralasciando le statistiche ed anche i banali punti, per ciò che si è visto finora il Napoli di Garcia non è troppo lontano da quello di Spalletti, di cui peraltro si dimenticano le tante vittorie brutte, sporche e cattive. L’Atalanta gioca bene, lo ha fatto anche contro la Juventus, ma non ha dietro un sistema che nei momenti decisivi possa spingerla, la squadra di Allegri sembra studiata per far invocare ai tifosi De Zerbi, quando non addirittura Farioli, Roma e Lazio finora giocano come provinciali con budget non da provinciali, trincerate dietro l’immagine dei loro allenatori.  

Raramente nel calcio italiano ci sono stati così tanti allenatori che criticano il mercato del loro club. In attesa del ritorno in scena di Antonio Conte, maestro indiscusso del genere, nessuno riesce a toccare le vette di Maurizio Sarri che dopo Milan-Lazio ha spiegato che “Avevo chiesto A, sono arrivati X e Y”. E siccome nell’alfabeto X e Y sono piuttosto lontane dalla A, le parole di Sarri non sono sembrate complimenti nei confronti dei vari Guendouzi, Rovella, Kamada, Castellanos, eccetera. Ma al di là delle parole e del dibattito riguardante anche Immobile (un bel passo indietro rispetto a quelli sul vice-Immobile…) e la difesa, in concreto Sarri per la prima volta nella sua carriera sembra non avere le idee chiare sul centrocampo, che cambia di continuo non soltanto nei singoli ma anche nelle loro caratteristiche, e che ha come unico punto fermo quel Luis Alberto che l’anno scorso voleva cedere. Situazione che in altri tempi sarebbe stata esplosiva, ma adesso la Lazio non può fare a meno di Sarri né Sarri può fare a meno della Lazio.

De Laurentiis a volte sbaglia gli acquisti ma quasi mai sbaglia le cessioni o i mancati rinnovi, ed il caso Insigne ne è l’ennesima prova. Nel pessimo Toronto FC titolare soltanto in metà delle partite e contestato dai tifosi, l’ex simbolo del Napoli è il quarto giocatore più pagato della MLS dietro a Messi, Busquets e Shaqiri, ma non ha spostato alcun equilibrio. Questo non toglie che al di là di giocatori in fase calante all’estero ci sia quasi una nazionale italiana: Donnarumma, Vicario, Udogie, Casadei, Tonali, Grifo, Gnonto, Zaniolo, per non citare anche Jorginho e Verratti o addirittura Bonucci, campioni che hanno già dato, o la classe media dei vari Piccini, Emerson Palmieri, Gabbia, eccetera. Titolari Milan nell’ultima partita di campionato: uno (Calabria). Inter due (Acerbi e Barella). Napoli due (Meret e Di Lorenzo). Juventus quattro (Gatti, Fagioli, Locatelli, Chiesa). Atalanta quattro (Toloi, Scalvini, Zappacosta, Ruggeri). Roma cinque (Mancini, Cristante, Bove, Spinazzola e Pellegrini). Lazio cinque (Provedel, Casale, Romagnoli, Rovella e Zaccagni). Cosa vogliamo dire? Niente. Fra l’altro ai tifosi questa cosa dell’italianità e del senso di appartenenza importa pochissimo. Quanti napoletani rimpiangono Insigne? Quanti milanisti rimpiangono Tonali? È brutto anche solo domandarselo.

stefano@indiscreto.net

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