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Il destino di Garcia© LAPRESSE

Il destino di Garcia

L'allenatore del Napoli è nel mirino di quasi tutti, ma chiunque avrebbe fatto peggio di Spalletti con una squadra non rinforzata e giocatori più presuntuosi...

Stefano Olivari

26.09.2023 ( Aggiornata il 26.09.2023 10:59 )

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Il tiro all’allenatore è giornalisticamente più facile di quello al presidente, ma trovare grandi colpe di Rudi Garcia nel cattivo inizio di stagione del Napoli è difficile. Stiamo parlando di una squadra che subito dopo avere stravinto uno scudetto, il primo senza Maradona e comunque il primo dopo 33 anni, ha perso l’allenatore, il direttore sportivo e il difensore più forte, iniziando oltretutto una guerra di posizione con i due giocatori di riferimento che in una normale Premier League, non si dice l’Arabia, potrebbero guadagnare il triplo (Osimhen) e il decuplo (Kvarartskhelia).

Con queste premesse nemmeno un misto di Happel, Michels, Guardiola e Mourinho avrebbe potuto replicare la stagione scorsa. Facile il paragone con il Rafa Benitez all'Inter poche settimane dopo il Triplete di Mourinho, anche per quanto riguarda le presunzione di alcuni giocatori: da uomini in missione a borghesi che vogliono, anche giustamente, monetizzare il passo è breve. Ed infatti, questo il punto, diversi allenatori top e tanti emergenti si sono ben guardati dall’accettare questa panchina impossibile. Ci voleva un uomo di mondo, considerato da molti in declino (e del resto anche l’Ancelotti che nell'estate 2018 arrivò a Napoli, a 59 anni come Garcia oggi, aveva questa etichetta), che non pretendesse di stravolgere tattiche e abitudini. Questo era ed è Rudi Garcia, che al di là dell’ultima impressione (ma a Bologna il Napoli non ha di sicuro giocato male) rimane il profilo ideale per questa stagione, per non dire queste stagioni, di transizione in cui De Laurentiis proverà a fare l’uomo solo al comando.

Il resto è attualità e mancanza di rispetto, non nei confronti di Garcia che in ogni caso avrà vita (napoletana) breve, ma nei confronti degli Zerbin e dei Simeone della situazione, nei momenti delle sostituzioni che ormai sono un film a parte: assurdo, nell’era dei cinque cambi. E adesso? De Laurentiis si sarà già pentito di non avere venduto Osimhen e Kvaratskhelia al momento giusto. Quanto a Garcia, rimane nel mirino e ormai gli si imputa di tutto, anche di parlare in francese con i suoi collaboratori Fichaux e Jobard: ma Mancini con Salsano parla in arabo? A salvarlo c’è, per il momento, il fatto che il Napoli potrebbe essere accettato solo da un allenatore bollito o che ha paura di uscire dal giro: Antonio Conte corriponde ad uno di questi due profili?

stefano@indiscreto.net

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