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L'ultima corsa di Giovanni Lodetti

L'ultima corsa di Giovanni Lodetti

Addio al grande centrocampista del Milan di Rocco e Rivera, vincitore di tante cose ma privato di un Mondiale che avrebbe meritato...

Stefano Olivari

22.09.2023 ( Aggiornata il 22.09.2023 20:13 )

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Giovanni Lodetti ci ha lasciato, a 81 anni, ed è difficile spiegare come e perché sia stato molto più del polmone del Milan di Nereo Rocco e Gianni Rivera, che in due diverse sottoepoche negli Sessanta vinse tutto: 2 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, la Coppa Intercontinentale, la Coppa delle Coppe, la Coppa Italia. Nella prima di quelle due ere Lodetti era una riserva, e anche di quelle poco giocanti (non c'erano cinque sostituzioni per gestire il gruppo, anzi ce n'erano zero), ma nella seconda fu grandissimo protagonista: era uno dei due mediani, l'altro era Trapattoni, che davanti ad una difesa di quelle bloccate dovevano recuperare palloni da dare ai quattro tenori là davanti. Hamrin, Sormani, Prati e ovviamente Rivera, che di Lodetti è stato la fortuna nel Milan ma forse la sfortuna in Nazionale, visto che i tanti antipatizzanti di Rivera all'interno della federazione e della stessa squadra azzurra associavano Lodetti a Rivera nonostante i due non fossero particolarmente amici. Certo insieme avevano vinto tutto, compreso l'Europeo del 1968 con l'Italia di Valcareggi: Rivera già separato in casa non giocò alcuna delle due finali con la Jugoslavia, mentre Lodetti fu tra i protagonisti della prima.

Nel Milan Lodetti e Trapattoni avevano compiti simili (e una storia personale simile: entrambi da adolescenti avevano fatto gli operai sul serio) ma volendo fare una distinzione Lodetti era più un corridore e Trapattoni più un incontrista, comunque è difficile citare uno senza pensare all'altro, anche per noi che li abbiamo visti giocare molto dopo quei giorni di gloria, Lodetti anche in tante partite di beneficenza perdendocelo invece nelle sue corse in incognito al Parco di Trenno, perioferia ovest di Milano a pochi passi da San Siro. Soltanto anni dopo, da una sua intervista, avremmo scoperto che questo ex campione si proponeva quando vedeva che a una squadra improvvisata mancava un elemento e così continuava a giocare a calcio, per pura passione e a suon dire sperando (ma in realtà un po' ci rimaneva male) di non essere riconosciuto.

Passione che avrebbe meritato il Mondiale, quello del 1970, che Lodetti perse per una storia celeberrima anche nelle sue tante varianti. Lui era fra i 22 convocati di Valcareggi, così come Rivera ed Anastasi. E proprio l'attaccante della Juventus in ritiro era solito fare scherzi, anche pesanti, in particolare al suo massaggiatore Spialtini (gli altri due erano il milanista Tresoldi e l'interista Della Casa). Ad un certo punto, lo ha raccontato lo stesso Anastasi scagionando Tresoldi e altri compagni, un esasperato Spialtini perse la pazienza e tirò un pugno nelle parti basse di Anastasi. Risultato: operazione ad un testicolo e Mondiale perso.

Valcareggi e Mandelli, capodelegazione e nemico di Rivera, dovettero all'ultimo momento trovare una punta ed il nome concordato era quello di Roberto Boninsegna, arrabbiato per la mancata convocazione e che ufficialmente avrebbe dovuto essere alla Pinetina ad allenarsi. Ma Boninsegna non si trovava a nessuno dei suoi recapiti, il cellulare non esisteva, e così Valcareggi convocò d'urgenza Prati, comunque un ottimo attaccante, compagno di Lodetti e Rivera al Milan. In qualche modo Boninsegna fu avvertito che la Nazionale lo stava cercando e si rifece vivo. A questo punto il c.t. non ebbe il fegato di dire di no a Prati, che gli aveva detto di sì con entusiasmo, e comunciò a Lodetti che a casa sarebbe rimasto lui. Un discorso privo di logica: si fa male un attaccante e allora si chiamano due attaccanti lasciando a casa un centrocampista.

Ma è esattamente così che andò e certo il fatto che Rivera non avesse il suo gregario contò poco, visto che lo stesso Rivera non era considerato un titolare (e nemmeno lo sarebbe diventato, con autolesionistica scelta del c.t.). Lodetti rifiutò la proposta federale di rimanere in Messico in vacanza e tornò subito in Italia, pronto a dedicarsi soltanto al Milan, dove poche settimane dopo un'altra brutta sorpresa gliela riservò proprio il suo club. Che lo cedette alla Sampdoria, insieme a 250 milioni di lire, per arrivare a Romeo Benetti. Lodetti aveva soltanto 28 anni ma in quel calcio un centrocampista con le sue caratteristiche era considerato quasi in declino anche se in realtà Lodetti non lo era. Avrebbe continuato a dare ciò che aveva a Genova, poi al Foggia e al Novara, prima del ritiro e di una lunga pensione con soldi investiti in maniera oculata. Opinionista non urlante e sempre puntuale, che piaceva a prescindere dal tifo e che ci ricordava l'epoca in cui i calciatori erano simili a nostro padre. 

stefano@indiscreto.net

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