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Provedel nella storia© Getty Images

Provedel nella storia

La Champions della Lazio, il sogno italiano ad Abu Dhabi, l'esonero di Zanetti e la scelta di Nagelsmann.

Stefano Olivari

20.09.2023 12:03

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Le votazioni per il gol dell’anno si sono chiuse dopo aver visto quello di Ivan Provedel al 95’ di Lazio-Atletico Madrid: bello il colpo di testa del portiere di Sarri, perfetto il suo inserimento in una difesa organizzatissima come quella di Simeone (che l'ha anch cambiata durante la partita, avanzando Witsel) così come il pallone con il contagiri di Luis Alberto. Senza dimenticare la clamorosa parata su Lino, ad evitare lo 0-2. Nel calcio di oggi il gol di un portiere in situazioni disperate non è una rarità assoluta, lo stesso Provedel ne aveva segnato uno 3 anni fa per la Juve Stabia, ma questo non toglie che l’importanza della competizione e della situazione abbiano subito fatto entrare questo gol nella storia. Schema di Sarri? Non sembra che l'allenatore abbia invitato Provedel ad avanzare ma forse le immagini ingannano. Rimanendo sul presente, la prodezza di Provedel ha ricordato una volta di più quanto Milinkovic-Savic manchi alla Lazio: non a centrocampo, ma sui calci piazzati e nelle situazioni sporche dove un colpo di testa fa la differenza. Discorsi che scompaiono di fronte ai 40 milioni incassati dalla cessione all’Al-Hilal e dal risparmio sull’ingaggio. In sostanza più di quanto la Lazio realisticamente incasserà dalla UEFA per questa Champions.

Quando la Lega di Serie A ha presentato The Italian Dream abbiamo pensato a uno scherzo ai danni di Spalletti: un campionato con il 63% di giocatori stranieri che organizza un reality show per dare una chance a sconosciuti nordafricani e asiatici, gente fuori dai radar anche delle squadre locali. Peggio: lo organizza in partnership con un ente governativo di Abu Dhabi. Il vincitore firmerà un contratto con la Primavera di un imprecisato club di serie A, immaginiamo che non ci sia la corsa per accaparrarselo. Al confronto Campioni, con il Cervia di Ciccio Graziani, era la cantera del Barcellona.

L’esonero di Paolo Zanetti da allenatore dell’Empoli, che ha aperto la strada al secondo ritorno di Aurelio Andreazzoli su questa panchina, dimostra che almeno in teoria la società toscana non accetta una tranquilla retrocessione con paracadute, dando l’arrivederci alla stagione 2025-26. Questo sostenevano diversi addetti ai lavori, o meglio, ai livori, fuori dal giornalisticamente corretto. Agli ultimi due giri la permanenza in B era durata una sola stagione (promozione proprio con Andreazzoli) e due (promozione con Dionisi), ma con tante realtà medie, o piccole con proprietà straniere ambiziose, che si stanno rinforzando, il giochetto diventa sempre più difficile anche per il club da 32 anni amministrato benissimo da Fabrizio Corsi, un club che gli italiani li lancia sul serio, o nella peggiore delle ipotesi li rilancia. Per il settantenne Andreazzoli, che rispetta il trend degli allenatori anziani (e del resto il suo amico Spalletti ha vinto il primo scudetto a 64 anni), un compito difficile ma non impossibile perché forse tre rose peggiori di quella dell’Empoli ci sono. Certo la situazione era più grave degli 0 punti in 4 partite, visto che il contratto di Zanetti lo scorso luglio era stato prolungato fino al 2025.

Julian Nagelsmann allenatore provvisorio, il contratto è fino a Euro 2024, della Germania colpisce, perché per guidare una delle nazionali più prestigiose del mondo guadagnerà il 2% (due per cento), 400.000 contro 20 milioni, di quanto avrebbe percepito dal Bayern Monaco standosene a casa sua. Detto che Nagelsmann non morirà di fame, il benchmark delle ‘scelte di vita’ è diventato questo e bisogna dirlo, nella stagione delle spese no limits dell’Arabia Saudita. I soldi contano tanto per chi non ne ha, ma chi può scegliere non sempre ha voglia di seppellirsi per arricchire i bisnipoti.

stefano@indiscreto.net 

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