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Situazione Gravina© LaPresse

Situazione Gravina

Con la qualificazione europea è tornato in discussione anche il futuro del presidente della FIGC, fino a poche settimane fa nascosto dietro a Mancini...

Stefano Olivari

11.09.2023 ( Aggiornata il 11.09.2023 15:59 )

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Le dimissioni di Mancini hanno aperto ufficialmente la caccia a Gabriele Gravina, come è logico visto che se il calcio italiano è da rifondare (ma due anni, non due secoli, fa eravamo al po-po-po e alle notti magiche) bisogna partire dal suo presidente e non da rimescolamenti nelle Under, quasi sempre fra mezze figure. Ha iniziato il presidente della B Mauro Balata, chiedendo proprio alla vigilia della decisiva Italia-Ucraina “Urgenti e profondi cambiamenti” in federazione, certo non riferendosi alla situazione di Donnarumma. Con le riforme nella mente di Balata, peraltro ignote ai più, non è che gli azzurri vinceranno Euro 2024 dando spettacolo, ma certo è che la nazionale maggiore, con i suoi successi ma anche i suoi fallimenti, aveva finora distolto l’attenzione dagli aspetti politici della FIGC e anche dalle altre nazionali.

Un altro problema per Gravina è arrivato da quella femminile, che al suo Mondiale ci è andata ma ne è uscita malissimo con tanto di esonero di Milena Bertolini (che ci sarebbe stato in ogni caso) e di rivolta delle giocatrici, con la famosa lettera in cui accusavano la federazione di averle lasciate sole. Certo il dopo è stato per Gravina una sconfitta ancora peggiore rispetto a quella con il Sudafrica, visto che la sua idea del commissario tecnico uomo di grande nome si è scontrata con una serie incredibile di no, anche da parte di allenatori non proprio sulla cresta dell’onda come Donadoni e Stramaccioni, per non parlare di quello di Evani. Si è così arrivati alla nomina di Andrea Soncin, che ha scontentato tutti: zero esperienza nel calcio femminile, in quello maschile ha come allenatore lavorato solo nelle giovanili del Venezia. Una scelta che ha fatto (stra)parlare di patriarcato la stessa Bertolini e che è stata trasparente come quelle sulle Under, cioè poco. Fra l'altro Spalletti non aspira ad occuparsene e quindi le scelte sono anche di Maurizio Viscidi, vale a dire uno dei principali reponsabili della situazione. 

Sul fronte dei club Gravina si è mosso con maggiore abilità, evitando una Serie A con l’asterisco grazio all’operazione tarallucci e vino, di concerto (non ufficiale) con l’UEFA, con cui di fatto ha ridotto una possibile megasquailifica della Juventus ad un anno fuori dalla Champions, senza contare la fermezza sui casi Lecco e Reggina, dissuadendo i club litigiosi ma non riuscendo a salvare la Reggina dopo tuttro l’iter terminato al Consiglio di Stato. Insomma, c’è chi può patteggiare e chi no anche se la vicenda Juventus va letta anche alla luce delle voci su una possibile cessione da parte degli Agnelli-Elkann. Fermezza nella scelta di Spalletti, pur trattandosi di candidato quasi unico e tenuto in caldo da tre mesi (il famoso addio al Napoli ‘per troppo amore’). Fermezza anche nell’aumentarsi il compenso, da 36.000 a 240.000 euro l’anno (in quanto presidente del Club Italia, mai andato così male come nell’ultima stagione fra le due nazionali maggiori e l’Under 21), che vanno a sommarsi ai non pochi soldi che prende come vicepresidente UEFA.

Fermezza anche nel difendere, fino al 12 agosto, un Mancini che non è mai stato un suo uomo (lo scelse Malagò) ma che gli ha portato una grande vittoria e soprattutto buona stampa: con le dimissioni Mancini ha anche fatto la parte del cattivo, del mercenario, lui che considerando i soldi persi dallo Zenit ha allenato l’Italia di fatto per pochi soldi. Gravina è riuscito nel miracolo di svincolare la sorte del presidente federale da quella della Nazionale, ma chissà se il colpo gli riuscirà anche con un’Italia costretta ad un tristissimo e rischioso playoff per andare agli Europei. Ovviamente non è che con Rivera o Baggio presidenti federali le strade italiane si riempirebbero subito di ragazzini di talento, ma peggio di così è difficile fare.

stefano@indiscreto.net

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