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Spalletti senza esperimenti© Getty Images

Spalletti senza esperimenti

Contro Macedonia e Ucraina il neo-commissario tecnico proporrà un'Italia non troppo diversa da quella di Mancini. Di nuovo c'è però lo spirito, lo stesso del predecessore fino al 2021...

Stefano Olivari

04.09.2023 ( Aggiornata il 04.09.2023 11:33 )

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Comincia l’avventura di Luciano Spalletti da allenatore dell’Italia, con l’antipatico obbligo di uscire subito bene dal doppio impegno di sabato a Skopje contro la Macedonia e di martedì a San Siro contro l’Ucraina. Le due partite dopo cui sarebbe scattato il processo a Mancini, che l’attuale allenatore dell'Arabia Saudita ha neutralizzato con le clamorose dimissioni del 12 agosto, dicendo poi sì ad una federazione che lo pressava da mesi, come del resto grandi club europei dove avrebbe guadagnato quasi le stesse cifre. Come al solito la verità vera arriverà fuori tempo massimo, certo di questa verità non fa parte nemmeno il ‘troppo amore’ con cui Spalletti ha salutato il Napoli dopo una stagione fantastica.

Ma adesso è ora di parlare di calcio e di entrare nel merito delle convocazioni del commissario tecnico, che in campo non derogherà dal suo (e di Mancini) 4-3-3. 29 giocatori sono tanti, ma qualche mancata chiamata fa ugualmente discutere, a partire dalla rinuncia a Jorginho e Verratti, vale a dire il giocatore che nel trionfale Euro 2020 è stato l’azzurro più importante insieme a Donnarumma e l’italiano che nell’ultimo decennio ha giocato come club al livello più alto. Lo stesso Mancini aveva già archiviato la formula del doppio playmaker, ma lasciare a casa tutti e due è stata comunque una scelta forte.

Sorprende che non ci sia Berardi, se tutti quelli al centro di trattative dovessero stare a casa in Nazionale non verrebbe già nessuno, da una Serie A che come ha ricordato Spalletti ha soltanto 150 convocabili in Nazionale. Fra i ritorni quelli di Mancini, inteso come difensore, che il Mancini c.t. non voleva più vedere, e di Biraghi, in generale poca sperimentazione perché Spalletti è sì un giochista ma anche un allenatore di 64 anni che non vuole mettere in pericolo una qualificazione soltanto per il gusto di leggere una critica positiva. La presenza, in alternativa, di Immobile e Retegui, dimostra una volta di più che i giocatori non si possono inventare e che forse i veri fallimenti sono quelli delle nazionali giovanili, al di là di saltuarie medagliette senza valore. Incredibile che la posizione di Viscidi non sia mai stata in discussione.

E il Napoli? Al di là di come finisca il contenzioso da 2,5 milioni di euro si può dire che Spalletti ha rinunciato a tanti soldi, anche di altri club, per allenare l’Italia: 2,8 milioni netti a stagione sono i soldi dell’ultimo anno a Napoli e meno di quelli che avrebbe guadagnato rimanendo, comunque quasi la metà di quello che guadagnava Mancini in azzurro e un quinto di quelli che avrebbe guadagnato aspettando qualche cadavere in Premier League ma non soltanto. Insomma, le parole di Spalletti sulla bandiera sono tutt’altro che di circostanza, per lui davvero l’Italia è una missione. Ma lo era anche per Mancini, fino alle notti magiche del 2021. 

stefano@indiscreto.net

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