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L'anno di Lukaku© LAPRESSE

L'anno di Lukaku

L'arrivo alla Roma del centravanti belga ha generato l'entusiasmo tipico delle vittorie insperate. E in questa clamorosa vicenda gli sconfitti non mancano...

Stefano Olivari

29.08.2023 ( Aggiornata il 29.08.2023 18:35 )

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Guardando le immagini di Ciampino la certezza è una sola: comunque vada a finire sarà l’anno di Romelu Lukaku. Una indubbia vittoria per la Roma dei Friedkin, che ogni estate piazza il colpo da copertina pop (Mourinho 2021, Dybala 2022, Lukaku 2023), ma anche per il calcio italiano che è ancora fortunato nel trovare campioni che ritengano un disonore, quale in effetti è, andare a seppellirsi in Arabia Saudita. Fra gli sconfitti, parlando di mercato e non di quanto accadrà sul campo, l'Inter, la Juventus, L'Al-Hilal e più di tutti il Chelsea che fra un anno si ritroverà con un Lukaku di un anno più vecchio e con ancora due anni di contratto. 

Veniamo al punto: Lukaku arriva alla Roma sostanzialmente per niente, paragonando i 5,8 milioni del prestito, senza alcun obbligo di riscatto, e l’ingaggio ridotto, 10 mesi invece di 12, a quanto in tempi diversi avevano messo in campo Inter e Juventus per trattenere, nel primo caso, o prendere, nel secondo, il trentenne belga. Offerte non poi così distanti, dal punto di vista del Chelsea, dai 50 milioni dell’Al-Hilal, mentre molto distanti erano gli ingaggi teorici: senza spararla grossa si può dire che Lukaku nella Saudi League avrebbe guadagnato il quadruplo che in Premier League o in Serie A. Ecco, questo bisogna ricordarlo dopo un’estate in cui chi ha legittimamente (la carriera, anche quella degli allenatori, può essere breve) fatto i propri interessi finanziari si è preso del mercenario: Lukaku, che comunque non gioca gratis come non giocano gratis Zielinski, Kroos, Mbappé, eccetera, ha ragionato con la testa di chi si sente ancora un campione e questo gli fa onore.

Meno onorevoli certi attacchi mediatici mai visti contro un giocatore, soprattutto dopo il voltafaccia nei confronti dell’Inter, con Lukaku che da giocatore che sposta gli equilibri in Serie A è diventato a seconda dei giorni grasso, avido, fuori forma, traditore (Ma di chi? Era e rimane un giocatore del Chelsea), mai decisivo nel bene per le proprie squadre. Durante la trattiva con la Juventus invece l’inevitabile confronto non è stato con la bilancia, ma con Vlahovic, con il serbo anche lui triturato da questo meccanismo: a seconda dei giorni pacco rifilato da Commisso alla Juventus oppure centravanti dominante del futuro, plusvalenza da realizzare o trascinatore.

Va be’, l’estate sta finendo e adesso c’è la Roma di Lukaku, Dybala e Mourinho. Una squadra che senza dover fare miracoli è attrezzata per arrivare tranquilla in Champions League, a maggior ragione se la Serie A dovesse conquistarsi (sul campo, è il caso di dirlo) un quinto posto nell’Europa che conta. Insomma, Mourinho ha il miglior attaccante del mondo possibile non soltanto per la Roma, ma per l’intera Serie A. Certo nell’Europa con i soldi veri, quindi mezza Premier League ed altri 4 club, Lukaku non lo ha voluto nessuno: il Bayern Monaco, per fare un facile esempio, ha strapagato 110 milioni di euro Kane, coetaneo di Lukaku e con meno trofei alzati di lui. 

Questa scarsa considerazione dipende un po' dalla fama che si è creato, quella di essere un problema in tutti i club in cui è stato, ma anche dalla sua ultima stagione nell’Inter, di fatto meno di mezza stagione perché soltanto a marzo Inzaghi ha puntato su di lui come titolare, per non parlare dei pochi e pessimi minuti al Mondiale. Non un giocatore al suo massimo, comunque la si veda. Però era quello che serviva per riportare entusiasmo alla Roma. Siccome due fra Inter, Juventus e Roma di sicuro lo scudetto non lo vincereanno, e magari non lo vincerà nessuna delle tre, è facile ipotizzare che ogni fallimento verrà letto in chiave Lukaku. Ma questo fa parte del gioco. Un gioco che ha ritrovato un campione.

stefano@indiscreto.net

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