La differenza di Firmino e Salah

Il Liverpool è di gran lunga la squadra più forte incontrata quest’anno dall’Inter, ma dietro allo 0-2 di San Siro firmato da Firmino e Salah non ci sono soltanto i soliti discorsi sulla Premier League, sui diritti televisivi, sui fatturati, eccetera, visto che per gran parte della partita si sono viste due squadre assolutamente dello stesso livello, con alcuni settori (quelli di Calhanuglu e Perisic) in cui addirittura l’Inter è stata superiore. La differenza l’hanno fatta le punte e non si tratta di una differenza da poco: quelle di Inzaghi non sono state all’altezza della partita europea della stagione, Dzeko per un’età anagrafica che in Serie A viene mascherata dal ritmo più basso, Lautaro Martinez perché da mesi ha perso confidenza con il tiro verso la porta prima ancora che con il gol. Certo con Lukaku giocava in maniera diversa e tutte le situazioni che gli si presentavano non necessitavano di pensiero, di scelte, ma soltanto di azione. Insomma, la futura Inter europea dovrà migliorare soprattutto in avanti, senza buttare via tutto il resto che con un altro sorteggio sarebbe bastato ed avanzato per arrivare ai quarti di finale. Non che l’eliminazione sia già stata ufficializzata, essendoci ancora il ritorno dell’8 marzo da onorare, ma il modo fin troppo sereno con cui l’ambiente ha preso questa sconfitta dice che la testa è tornata alla lotta per lo scudetto contro Milan e Napoli. A margine ma nemmeno troppo visto che si tratta del ruolo più importante, il discorso Handanovic: non proprio reattivo sul colpo di testa di Firmino, e i cui 37 anni e mezzo vengono ricordati a partite alterne visto che in alcune il risultato per l'Inter ancora lo porta a casa lui. Ma anche così sembra migliore di Onana. Il bilancio europeo dell'Inter andrà fatto dopo Liverpool, ma già adesso Inzaghi è andato oltre Spalletti e Conte, raggiungendo un livello che nell'Inter morattiana era quello di entrata.

Gravina rimarrà al suo posto anche in caso di mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale. Lo detto lo stesso presidente della FIGC, spiegando che chi ipotizza scenari del genere è “anti-tifoso” (ma cosa vuol dire?), anti-italiano e che sta coltivando una falsa illusione. E nel caso il concetto non fosse chiaro Gravina ha aggiunto che non coltiva la cultura delle dimissioni. Per un fallimento analogo il suo predecessore Tavecchio si dimise, ma la stessa cosa è avvenuta anche per un Mondiale andato male, vengono in mente l’Abete 2014 e addirittura il Sordillo 1986, che pure quattro anni prima era stato il presidente del trionfo in Spagna (sia pure senza suoi grandi meriti). Non stiamo dicendo che Gravina si dovrebbe dimettere, nel caso, ma soltanto che non sarebbe una stranezza e che non significherebbe aver lavorato male. In caso di mancato biglietto per il Qatar un Mancini ancora sulla panchina azzurra non sarebbe nemmeno immaginabile (prima di tutto da Mancini stesso), pur arrivando il c.t. dalla grande vittoria all’Europeo e da un ambiente della Nazionale ricostruito sotto ogni profilo.   

Davvero molto interessante l’accordo fra Helbiz Media e Facebook, che a partire da sabato prossimo permetterà di vedere le partite di Serie B su Facebook. Non gratuitamente e nemmeno con un abbonamento, ma acquistando la singola partita di proprio interesse ad un prezzo di 3,49 euro. In caso di successo si tratterebbe di una rivoluzione, pensando a quante volte la maggioranza dei nostri conoscenti, per non dire noi stessi, ha fatto discorsi del tipo “Non mi interessano gli abbonamenti, ma comprerei il singolo evento”. In questa fase il prezzo sarà fisso, ma fra qualche anno cosa vieterà di vendere, ad esempio, un singolo Inter-Juventus a 10, 20 o 50 euro? Se ci sarà qualcuno disposto a pagarli… La grande boxe americana insegna che i conti possono tornare anche con la pay-per-view dura e pura.