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L'Italia di Mancini e Vialli© Getty Images

L'Italia di Mancini e Vialli

Le due icone di una indimenticabile Sampdoria si ritroveranno in azzurro, per ottenere ciò che avrebbero potuto avere da giocatori di talento straordinario. Perché in realtà la Nazionale di Mancini e Vialli non ha lasciato tracce...

Stefano Olivari

14.10.2019 13:56

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Il ritorno di Gianluca Vialli alla Sampdoria è saltato, ma quello in Nazionale è ormai cosa fatta. Se tutto andrà bene, quindi se la guarigione dal tumore che lo ha colpito continuerà positivamente, l’ex attaccante azzurro avrà un ruolo importante nell’Italia allenata dal suo amico Roberto Mancini: capodelegazione, come minimo fino a Euro 2020. Con il sogno, suo e di Mancini, di prendersi da dirigente e allenatore quelle soddisfazioni che da giocatori, pur fortissimi, non hanno avuto. Sì, perché la Sampdoria di Vialli e Mancini è entrata nella leggenda, e rimarrà chissà per quanto l’ultima squadra fuori da una metropoli ad aver vinto lo scudetto (stagione 1990-91), mentre l’Italia di Vialli e Mancini, pur promettentissima, è esistita soltano per una manciata di partite sotto la gestione di Azeglio Vicini.

Vialli e Mancini, che giocavano insieme nella Sampdoria dal 1984 e che erano stati i trascinatori dell’Under 21 allenata proprio da Vicini (finalista nel suo Europeo, nel 1986), nella Nazionale maggiore scesero per la prima volta insieme in campo a Bologna, l’8 ottobre 1986, in un’amichevole contro la Grecia che l’Italia vinse 2-0 con una doppietta di Bergomi. Vialli giocò titolare in coppia con Altobelli, che a 17 minuti dalla fine fu sostituito proprio da Mancini. Fu comunque per Mancini una partita importante, perché segnò il suo ritorno in azzurro dopo due anni di castigo in seguito alla tournée americana in cui il suo comportamento non era piaciuto a Bearzot (che nell'occasione un po' esagerò nel dare una lezione al giovane emergente). In realtà nemmeno Vicini credette fin da subito in Mancini, mentre Vialli diventò rapidamente punto fermo della sua Nazionale nelle qualificazioni per Euro ’88.

Mancini sarebbe tornato a giocare in azzurro con Vialli soltanto il 18 aprile 1987, un’amichevole con la Germania Ovest di Beckenbauer terminata 0-0: questa volta entrambi furono titolari, come titolari furono nel successivo 0-0 con la Norvegia e nella sconfitta 1-0 in Svezia per le qualificazioni europee. Il tridente, c’era anche Altobelli, non funzionava e anche la loro ispirazione individuale era ben diversa da quella che si notava nella Sampdoria. Altri minuti insieme con Jugoslavia, Svizzera e Portogallo, con Vialli che segnò un gol nel 3-0 per l’Italia ma quando Mancini ancora non era sceso in campo. Vicini però provò più volte la coppia gol della Sampdoria nelle amichevoli prima degli Europei con l’Unione Sovietica di Lobanovski (2 gol di Vialli con Mancini in campo), la Jugoslavia (gol di Vialli, sempre con l’amico in campo), Lussemburgo e Galles, e finalmente si arrivò agli Europei del 1988, il vero spartiacque della loro carriera in azzurro. 

Mancini, con Vialli in campo, segnò un memorabile gol nell’eseordio contro la Germania Ovest padrona di casa, con insulti ai giornalisti e pareggio poi di Brehme. Ma nel resto della manifestazione combinò poco: malino con la Spagna, con Vialli che segnò il gol della vittoria poco dopo la sosituzione di Mancini con Altobelli, male con la Danimarca quando Altobelli sbloccò il risultato pochi secondi dopo averlo sostituito, malissimo con l’Unione Sovietica nella semifinale persa 2-0. Prima di essere messo in castigo da Vicini, Mancini fece in tempo a giocare insieme a Vialli una dimenticabile amichevole con la Norvegia. E prima di Italia ’90 giocò in Nazionale soltanto qualche minuto in due amichevoli, una volta sola (contro l’Argentina di Maradona, a Cagliari) insieme a Vialli.

Il Mondiale del ’90 è come se si fosse giocato ieri, da tanto che è rimasto impresso nella memoria di Vialli e Mancini. Il primo si fece male quasi subito e non segnò nemmeno un gol. Il secondo non ebbe nemmeno un minuto di impiego, nemmeno nella finale per il terzo posto contro l’Inghilterra. E non è mai stato chiaro perché Vicini si fosse portato dietro un personaggio e un campione ingombrante come Mancini, per non dargli nemmeno una chance.

Vialli e Mancini insieme in Nazionale li avremmo rivisti soltanto il primo maggio 1991, qualificazioni europee contro l’Ungheria di Lajos Detari: buona partita per entrambi e Vialli che segnò il terzo gol dell’Italia. Insieme anche nella decisiva sconfitta in Norvegia, con un tridente sampdoriano (c’era anche Attilio Lombardo), poi in amichevoli con Unione Sovietica e Bulgaria. Insieme anche per mezz’ora, quando Mancini entrò al posto di Giannini, nel drammatico 0-0 di Mosca che chiuse l’era Vicini e anche quella dei due amici insieme in Nazionale.

Con Arrigo Sacchi commissario tecnico entrambi ebbero infatti in azzurro pochissime occasioni e mai insieme. La loro storia con la Nazionale è sintetizzata da una statistica, una volta tanto interessante: 22 partite o spezzoni di partite azzurre insieme, 4 gol di Vialli e uno di Mancini. Il loro talento, dimostrato in centiania di occassioni, avrebbe potuto e dovuto scrivere con l’Italia una storia diversa. Ma sono ancora in tempo.

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