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Da Meazza al Meazza, 90 anni di Serie A a girone unico© Getty Images for Lega Serie A

Da Meazza al Meazza, 90 anni di Serie A a girone unico

Il 6 ottobre 1929 è la data di inizio del massimo campionato italiano con tutte le squadre che incontrano tutte le altre. Una data storica, che non significa formula perfetta...

Stefano Olivari

05.10.2019 ( Aggiornata il 05.10.2019 18:55 )

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La Serie A a girone unico compie 90 anni proprio nel giorno di Inter-Juventus e le celebrazioni dell’anniversario sono qualcosa in più di un pretesto per ricordare il passato. Vale comunque la pena di conoscerlo, questo passato. Bisogna prima di tutto dire che la Serie A nazionale, a girone unico, non nacque dalla sera alla mattina ma fu il risultato di un percorso lungo quasi un decennio.

Anzi, a dirla tutta di girone unico, o meglio, di Serie A nazionale, si può parlare dalla stagione 1926-27, quando con la Carta di Viareggio fu creata la Divisione Nazionale: Nord e Sud finirono di essere entità separate e le tre migliori squadre del Sud confluirono nel campionato degli ‘altri’. Due gironi da 10 squadre, con le migliori 3 che si sarebbero qualificate per un girone finale a 6, senza quindi la finale che tanti problemi aveva dato in più occasioni, fra risse e incidenti più pesanti di quelli causati dagli odierni ultras. Una riforma voluta da Mussolini, non un grande appassionato di calcio ma di sicuro appassionato di tutto ciò che suonasse ‘nazionale’. Vinse il Torino, ma lo scudetto fu poi revocato per il caso Allemandi (che fa discutere ancora oggi). 

Nella stagione successiva le squadre della Divisione Nazionale diventarono 22, con vari salvataggi di squadre del centro-sud per salvare il carattere italiano della competizione e la fusione, imposta dall’alto, fra Sampierdarenese e Andrea Doria che portò alla creazione della Dominante (che non è l’antenata della Sampdoria, nata in seguito dalle stesse Sampierdarenese e Andrea Doria). Comunque questa proto-Serie A fu articolata in 2 gironi da 11, con le prima quattro qualificate a un girone finale da 8. Vinse di nuovo il Torino, con Libonatti capocannoniere. 

Nel 1928-29 si andò oltre: essendo l’idea di Leandro Arpinati, gerarca fascista allora presidente della FIGC, quella di avere anche una serie B nazionale, si optò per un anno di transizione con megcampionato a 32 squadre e poi, nell’estate 1929, la divisione fra Serie A e Serie B. Una scelta calata dall’alto, perché la grande massa delle società gradiva la divisione in gironi per avere almeno un ambito in cui primeggiare. Una scelta lungimirante, si può dire. Due gironi da 16, con le prime dei due gironi mandate a una finale per il titolo, andata e ritorno. Vinse il Bologna di Monzeglio e Schiavio, allenato da Felsner, sul Torino.

E arriviamo finalmente al 1929-30. Con la Serie A che da 16 passò a 18 ancora prima di iniziare. La Nazionale di Pozzo non aveva il problema del Mondiale, perché all’edizione del 1930 non aveva intenzione di partecipare nonostante l’invito della FIFA: la mancata assegnazione della prima edizione della Coppa del Mondo era stata presa male. Si giocò quindi fra il 6 ottobre 1929 e il 6 luglio 1930. Non fu quindi il primo campionato nazionale, ma senz’altro il primo in cui tutte le squadre incontravano tutte le altre almeno due volte. Il primo, quindi, con statistiche confrontabili con quelle odierne. Vinse l’Ambrosiana-Inter trascinata da un giovanissimo Meazza, proprio il fuoriclasse che dà il nome al San Siro teatro di Inter-Juventus. La storia non finisce mai. E quindi non è detto che la formula attuale sia la formula migliore per il campionato, o che lo rimanga per sempre. 

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