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Gli inizi alla Conte© LAPRESSE

Gli inizi alla Conte

Tranne che alla prima esperienza, in tutte le squadre prese in mano in estate, con giocatori scelti da lui, l'attuale allenatore dell'Inter è sempre partito bene. Arrivando anche bene...

Stefano Olivari

22 settembre 2019

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L’Inter di Antonio Conte è in testa alla classifica della Serie A a punteggio pieno, dopo quattro vittorie in quattro giornate di campionato: l’ultima, nel derby contro il Milan, quella decisamente più convincente. Si può già dire, come imporrebbe e impone il luogo comune, che si sta vedendo la mano dell’allenatore?

Il curriculum di Conte parla chiaro: quasi tutte le volte in cui ha avuto in mano le sue squadre dall'estate, potendo quindi scegliere i giocatori (o almeno mandare via quelli sgraditi) e organizzare la preparazione atletica, Conte ha iniziato i campionati in maniera eccellente. Nelle prime sette partite della B 2008-2009, sulla panchina di un Bari (era la squadra di Gillet, Masiello, Stellini, Gazzi, Barreto e Ciccio Caputo, con in panchina un giovane Ranocchia) che poi avrebbe portato in A, Conte ottenne 3 vittorie e 4 pareggi. Con il Siena 2010-2011 (la squadra di Calaiò, Reginaldo e Coppola) nelle prime 9 giornate del campionato di B 6 vittorie e 3 pareggi. E anche lì a fine stagione la promozione in A.

Sono ovviamente molte di più le persone che si ricordano il suo inizio sulla panchina della Juventus, la stagione seguente. Ecco, la prima sconfitta in quel caso arrivò soltanto… mai. Quello scudetto fu vinto con 23 vittorie e 15 pareggi. Fra l’altro anche in questo caso, come con Bari e Siena, senza fissarsi su un modulo e tanto meno sulla difesa a tre, anzi. Era la Juventus di Buffon, Bonucci, Chiellini, Barzagli, Pirlo, Vidal, certo, ma era anche una Juventus senza veri punti di riferimento in attacco, con Del Piero ai titoli di coda e tanti buoni giocatori in avanti, ma con uno solo (!), Matri, in grado di segnare almeno 10 gol in quel campionato.

La Nazionale non può essere paragonata ad un club, ma certo è che nei suoi due anni in azzurro Conte ha perso nei 90’ soltanto una partita, quella inutile contro l’Irlanda a Euro 2016. In questo caso il fare affidamento sul 3-5-2 è diventato quasi una regola, a cui non mancate eccezioni. Molta flessibilità anche nel Chelsea di Courtois, Hazard e Diego Costa, al primo anno, ma anche qui un inizio clamoroso: nelle prime 19 partite di Premier League, quindi tutto il girone di andata, 16 vittorie, un pareggio e 2 sconfitte, con le basi poste per il titolo al primo colpo.

L’Inter è storia di oggi, con un finale ovviamente ancora tutto da scrivere, ma la tendenza è chiara. Anche perché l’unico fallimento di Conte, parlando di squadre prese in mano già in estate, si è materializzato fin dalle prime partite: fu così nell’Arezzo 2006-2007, quando venne sostuituito da Sarri prima di essere richiamato a mettere la faccia sulla retrocessione in C1. L’Atalanta 2009-2010 non fa testo, perché è vero che Conte arrivò a stagione iniziata da poco, ma con un mercato fatto da altri per Gregucci. In altre parole, tranne che nella sua prima esperienza da capoallenatore (e non può essere un caso), tutte le volte in cui Conte ha potuto programmare la partenza con la sua nuova squadra è sempre partito forte. Arrivando anche forte.

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