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Il quasi scudetto di Ranieri© LAPRESSE

Il quasi scudetto di Ranieri

L'allenatore romano torna sulla panchina della Roma ad otto anni dalla fine della sua prima volta, un periodo in cui nonostante una situazione ambientale difficile andò vicino a strappare il campionato all'Inter di Mourinho...

Stefano Olivari

08.03.2019 20:50

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Non si può dire che la seconda esperienza di Claudio Ranieri alla guida della Roma sia iniziata fra gli squilli di tromba, ma bisogna ricordare che anche la prima non fu salutata da ovazioni popolari mentre poi sarebbe stata ricordata con tanto affetto e non soltanto per lo scudetto sfiorato (o buttato) contro l’Inter del Triplete. Curiosamente, ma nemmeno troppo perché alla fine il calcio è un piccolo mondo, Ranieri in quel settembre del 2009 prese alla Roma il posto di uno degli allenatori più discussi oggi, uno Spalletti che dopo quattro ottime stagioni (due vittorie in Coppa Italia e una Supercoppa, lottando per lo scudetto fino all’ultima giornata del 2007-2008) aveva rotto con Rosella Sensi e con Totti. Le difficoltà finanziarie e il disastroso inizio di stagione avevano fatto il resto, portando Spalletti alle dimissioni (rinunciando a 7,2 milioni lordi) e poi all’avventura nello Zenit San Pietroburgo.

L’ingaggio del romano e romanista Ranieri, reduce da due discreti anni di Juventus, fu una scelta quasi scontata. Con un Ranieri che vedeva così concretizzato un sogno, quello di tornare nella squadra dove era cresciuto e dove aveva esordito in serie A, il 4 novembre 1973 con allenatore Manlio Scopigno: 6 partite, prima di una buona carriera da difensore, lui che nelle giovanili della Roma era arrivato da attaccante, fra il grande Catanzaro anni Settanta-primi Ottanta e il Catania di Gianni Di Marzio, con chiusura al Palermo. Nonostante una situazione societaria difficile e un’accoglienza tiepida da parte di tifosi e media, come detto, Ranieri riuscì a dare una scossa all’ambiente, arrivando anche a sorpassare l’Inter di Mourinho l’11 aprile del 2010, per poi suicidarsi all’Olimpico contro la Sampdoria e giocarsela comunque fino alla fine chiudendo al secondo posto. Meno bene invece la seconda stagione, con dimissioni a febbraio e sostituzione con Montella. Di sicuro i tifosi giallorossi si ricordano che in quell’anno e mezzo vinse tutti e quattro (uno in Coppa Italia) i derby giocati.

L’educazione ha spesso fatto passare Ranieri per un allenatore poco duro con i giocatori, ma in questo senso proprio alla sua prima panchina romanista è legato l’episodio più famoso, quello dell’esclusione di Totti (Totti a 33 anni) e De Rossi (De Rossi di 26 anni) nell’intervallo del derby del 18 aprile 2010, con la Roma prima in classifica e sotto per 1-0. Nell’intervallo Ranieri osò l’inosabile, mettendo Menez per Totti e Taddei per De Rossi, ribaltando la partita con la Lazio guidata da Reja. Qualche giorno di celebrazioni, da profeta in patria, prima della partita con la Sampdoria che avrebbe cambiato la storia moderna della Roma. Senza quella doppietta di Pazzini magari, anzi diciamo pure sicuramente, non ci sarebbe stato il campionato vinto con il Leicester City ma Ranieri sarebbe stato per sempre nella storia della Roma con un posto fra i primissimi. Adesso ci riprova, con obbiettivi più modesti ma lo stesso amore. 

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