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Sarri e il mito di Guardiola© Getty Images

Sarri e il mito di Guardiola

La mancata stretta di mano dopo la disfatta del suo Chelsea contro il Manchester City ha un significato che va al di là delle difficoltà sportive dell'allenatore italiano...

Stefano Olivari

11.02.2019 ( Aggiornata il 11.02.2019 18:07 )

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Dopo la disfatta contro il Manchester City, la peggiore sconfitta da 28 anni a questa parte, il Chelsea è scivolato al sesto posto nella classifica della Premier League, anche se a stretto contatto con la zona Champions visto che il Manchester United è a un punto. Se fosse esonerato in tempi brevi Maurizio Sarri diventerebbe il peggior allenatore italiano nella storia del Chelsea, oltre che uno dei peggiori in assoluto in rapporto alle aspettative. Gianluca Vialli (febbraio 1998-settembre 2000) ha vinto una FA Cup, una Coppa delle Coppe, una Coppa di Lega e una Supercoppa UEFA, oltre all’allora denominato Charity Shield. Carlo Ancelotti (2000-2011) ha vinto una Premier League, una FA Cup e un Community Shield. Roberto Di Matteo (marzo-novembre 2012) era poco più di un traghettore, ma durante la traversata ha conquistato la FA Cup e soprattutto l’unica Champions League nella storia del club. Per Antonio Conte (2016-2018), invece, trionfi in Premier League ed FA Cup. E Claudio Ranieri (2000-2004), che pure nel suo quadriennio al Chelsea non ha alzato trofei, ha fatto molto bene con una squadra dal potenziale ben diverso rispetto a quello dell’era Abramovich, iniziata proprio alla fine di quella Ranieri. Insomma, gli italiani al Chelsea hanno sempre funzionato. A parte Sarri. Che cosa è successo?

Iniziamo con il dire che in questa stagione in pochi nel mondo hanno speso più del Chelsea: 80 milioni per Kepa, 57 per Jorginho, 8 per pochi mesi di Higuain arrivato a gennaio dal Milan, niente per Kovacic dal Real Madrid, 64 per Pulisic che però fino a giugno rimarrà al Borussia Dortmund. Insomma, in una rosa già da corsa sono stati inseriti giocatori di grande spessore: piangere miseria, come ha fatto di recente il tecnico parlando di netta superiorità di altre rose, ha davvero poco senso. Sarri non ha mai derogato dalle proprie convinzioni e dopo la sconfitta, sempre con il City del suo ammiratore (le buone parole non si negano a nessuno, tutti maestri) Guardiola ha confermato il 4-3-3 per tutto il resto della stagione. E i fatti gli hanno dato ragione, perché fra tutte le competizioni la seconda sconfitta è arrivata soltanto il 24 novembre, contro il Tottenham. Sarri non pare soddisfatto dei suoi difensori, ma quante squadre nel mondo possono far ruotare su due posti tre giocatori come Rudiger, David Luiz e Christensen? L’allenatore in partiocolare non è un fan del giovane danese, ma quattro delle ultime cinque sconfitte (in particolare i tracolli con Bournemouth e City) sono arrivate con Rudiger e David Luiz titolari.

Insomma, non ci sono spiegazioni logiche per questa stagione di alti e troppi bassi, che comunque può ancora essere raddrizzata con una qualificazione Champions e una coppa: l’Europa League (fra poco il Malmoe nei sedicesimi di finale), la FA Cup (lunedì prossimo sfida al Manchester United) o la Coppa di Lega (finale contro il Manchester City, domenica 24 febbraio). Nessuno in questo momento sa se Sarri arriverà a marzo sulla panchina del Chelsea, di sicuro in Inghilterra l’aura che aveva in Italia pare interessare a pochi. Fra questi pochi però c’è Abramovich, che negli ultimi tempi quasi mai si è visto vicino alla squadra. Un Abramovich che più volte ha provato a portare Guardiola a Stamford Bridge, però mai al momento giusto, e così con Sarri ha voluto ingaggiare soprattutto un’idea di calcio, più che la garanzia di vittorie. Ecco, dietro quella mancata stretta di mano forse non c'era soltanto nervosismo ma la consapevolezza di essere il piano B. Battere Guardiola è possibile (raramente), battere il mito anche giornalistico di Guardiola no. 

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