Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Quando Van Basten costava due milioni© Getty Images

Quando Van Basten costava due milioni

Piatek è diventato il terzo attaccante più costoso della storia del Milan, ma con i bonus si può già dire che sia il primo. Certo il mondo è cambiato, ma fa lo stesso impressione che l'olandese in una classifica a prezzi attualizzati non sarebbe nemmeno nei primi 50...

Stefano Olivari

26.01.2019 ( Aggiornata il 26.01.2019 15:59 )

  • Link copiato

Kryzsztof Piatek è il terzo attaccante più costoso nella storia del Milan, con i 35 milioni che il club rossonero verserà ad un soddisfatto Genoa. È poi sicuro che con i mitici bonus, ormai parte integrante di qualsiasi contratto, l’attaccante polacco balzerà in testa a questa classifica che non ha ovviamente un valore sportivo ma che dice molto sulle aspettative che un giocatore trova quando si presenta a Milanello. E anche, purtroppo per Piatek, sulla severità con cui sarà giudicato a San Siro.

I primi due della classifica di tutti i tempi non sono Van Basten e Shevchenko, nemmeno a prezzi attualizzati, ma André Silva con i sanguinosi 38 milioni dati al Porto nel 2017 e Pippo Inzaghi con i 70 miliardi di lire del 2001 alla Juventus, che in realtà erano 40 miliardi più Cristian Zenoni valutato 30. Comunque, anche prendendo per buoni i 70 miliardi, stiamo parlando di una cifra che come potere di acquisto vale circa 28 milioni di oggi. La graduatoria riserva molte sorprese, a riprova che il mercato non è una scienza esatta: sesto attaccante milanista più costoso di tutti i tempi è Castillejo, con 25 milioni di euro, settimo Ibrahimovic, nono Shevchenko, quindicesimo Javi Moreno, con Van Basten nemmeno nei primi 50. Anche se bisogna ricordare che nel 1987 non fu preso dall’Ajax dopo una trattativa ma pagando un parametro UEFA che all’epoca ammontava a un miliardo e 750 milioni di lire (poco più di un milione di euro di oggi).

È comunque incredibile, con il senno di poi, la modalità tutto sommato silenziosa con cui Van Basten arrivò nel Milan da poco preso in mano da Berlusconi. Nel novembre del 1986, dopo una sconfitta a Marassi contro la Sampdoria, un Berlusconi furioso decise infatti di rivoluzionare la squadra. Stabilì che Liedholm, già nel mirino da settimane, non sarebbe stato riconfermato e infatti dopo qualche mese fu esonerato: il campionato lo terminò in panchina Capello, raggiungendo la qualificazione UEFA dopo uno spareggio proprio contro la Sampdoria. Ma soprattutto decise di puntare per le stagioni successive sui migliori sul mercato da centrocampo in su, visto che la difesa era già di altissimo livello. E così in occasione di Olanda-Polonia per le qualificazioni europee si presentò personalmente ad Amsterdam insieme al padre Luigi, a Galliani, a Braida e a vari consiglieri, fra i quali il direttore di Sorrisi e Canzoni, Gigi Vesigna) per incontrare proprio Van Basten e Gullit e mettersi d’accordo almeno a livello di stretta di mano.

Galliani cercò di minimizzare la portata dell'incontro, ma Berlusconi non si fece pregare per svelare i piani del Milan e annunciò che il club aveva opzionato non soltanto Gullit e Van Basten, ma anche Borghi, Matthäus e Alem?o. E che nei mesi successivi si sarebbe deciso su chi puntare. Da sottolineare che come stranieri il Milan aveva già Hateley e Wilkins, con il limite (tale sarebbe rimasto anche nel 1987-88) a due. Il primo dei cinque opzionati a rischiare di essere depennato fu proprio Van Basten che il 15 dicembre si sottopose a un’operazione alla caviglia sinistra: il professor Marty, del quale avremmo risentito parlare, rimosse alcune schegge ossee.

Dalla testa del presidente rossonero uscirono poi rapidamente Matthäus e Alemão, che un anno e mezzo dopo sarebbero andati a Inter e Napoli, e alla fine il dubbio si ridusse a Borghi e Van Basten. Fu risolto prendendo entrambi, oltre a Gullit: per l’argentino furono tirati fuori 3 miliardi di lire, più un contratto quinquennale da 800 milioni lordi a stagione. Il progetto dell’allargamento a tre stranieri fu rimandato dalla FIGC e così si impose una scelta. In maggio Borghi fu addirittura aggregato alla squadra, per un’amichevole a Zurigo e poi per il Mundialito a San Siro. Un torneo in cui i rossoneri schierarono non soltanto Borghi, ma anche Rijkaard che nel frattempo era stato bloccato per il 1988. Van Basten seguì il Mundialito dalla tribuna, insieme a Sacchi: Borghi fu in seguito prestato al Como, dove fece malissimo prima di riprendersi un po’ e avere una carriera discreta ma molto inferiore alle aspettative. E Van Basten, pagato meno di lui, fu messo a disposizione di Sacchi arrivando a Milanello non diciamo a fari spenti, perché era comunque la stella dell'Ajax di Cruijff allenatore, ma certo senza attese messianiche.

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi