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Il possesso palla di Manchester City e Juventus© Juventus FC via Getty Images

Il possesso palla di Manchester City e Juventus

La statistiche europee dicono che una correlazione forte fra risultati e gestione del gioco esiste ancora, con buona pace di chi vede (o vuole) un calcio più verticale. Certo Guardiola e Allegri non sono uguali...

Stefano Olivari

19.01.2019 ( Aggiornata il 19.01.2019 17:18 )

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Vedendo la Juventus gestire il pallone durante la Supercoppa contro il Milan, soprattutto nel finale con i rossoneri in dieci per l’espulsione di Kessie, ci è venuto in mente che oggi va di moda dire che il possesso palla nel calcio di conta meno, che il tiki taka ha stancato, che bisogna essere più verticali, eccetera. Un mantra mediatico che va contro quanto risulta dall’osservazione delle partite, con anche le squadre più scarse che cercano di costruire l’azione da dietro, a volte correndo rischi assurdi soltanto per guadagnare 20 metri di campo. Per questo troviamo interessante l’ultima statistica del CIES Football Observatory, che ha preso in considerazione 19.949 partite di campionati europei delle ultime due stagioni, quindi la 2016-17 e la 2017-18. Obbiettivo della ricerca era trovare una qualche forma di correlazione fra posizione in classifica e possesso palla.

La prima analisi fatta ha riguardato il rapporto fra percentuale di possesso palla e differenza gol media per partita. I numeri dimostrano che è circa dal 57% di possesso palla in su che il possesso palla produce effetti consistenti sul risultato: in altre parole quando il possesso palla prende le caratteristiche del dominio allora gli avversari vengono, nella media, schiacciati. A livelli più bassi la superiorità conta poco. La seconda analisi ha invece messo in relazione la percentuale di passaggi completati sul totale dei passaggi completati durante la partita con la già citata differenza reti: in questo caso gli effetti positivi si vedono sopra il 55%. Davvero illuminante l’analisi della percentuale di passaggi completati nel terzo offensivo, quello dove si fa la differenza, sul totale dei passaggi completati in questo terzo durante la partita, mettendo tutto in rapporto alla solita differenza reti: qui gli effetti benefici si vedono addirittura soltanto dal 60% in su. La spiegazione logica è che vicino alla porta il singolo episodio ha un peso più importante di quanto non ne abbia in altre zone del campo e che per chi è più debole difendersi sia più facile che creare.

Più immediato è il ragionamento sui campionati in generale: il possesso palla medio di chi vince i campionati è del 57% e la percentuale di passaggi completati nel terzo offensivo dei campioni è in media il 60%. In altre parole: chi è più forte continua ad occupare il campo più di chi è debole, senza bisogno di essere Guardiola o Sarri. A proposito, il Manchester City è la squadra campione con il più alto possesso palla, un clamoroso 68,6%, poco più di quello del Bayern. Il Barcellona al di là degli allenatori ha nel suo DNA quello del possesso palla oltre il 60%, mentre la Juventus è nelle parti basse di questa classifica. Nel campionato attualmente in corso i bianconeri di Allegri hanno il 56% e soltanto nelle partite in cui per larghi tratti gestiscono il risultato (come quella di Supercoppa con il Milan, quando sono andati oltre il 61%) questo dato aumenta.

Conclusione? Nessuna squadra davvero forte lascia il pallino del gioco agli avversari a aspetta i colpi dei campioni, con buona pace di chi rimpiange un tipo di calcio oggi improponibile. Però fra quelle forti ci sono differenze di stile enormi, in parte anche figlie del livello dei rispettivi campionati. Guarda caso in Champions League il possesso palla del City cala di 10 punti percentuali, mentre quello della Juventus rimane nella sostanza uguale.

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