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La Serie A di Santo Stefano© LAPRESSE

La Serie A di Santo Stefano

Non è la prima volta in cui il calcio italiano scende in campo il 26 dicembre, visto che accadde anche nel 1965 e nel 1971, ma è certamente la prima in cui lo fa per scelta e per imitare il modello Premier League. I risultati del passato paleo-televisivo furono buoni...

Stefano Olivari

24.12.2018 14:31

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Dopo decenni di invidia a volte un po' provinciale per gli inglesi e il loro Boxing Day, inserito in mezzo a un’overdose di partite fra campionato e coppa, finalmente anche la serie A ha la sua versione natalizia. Un test importantissimo, perché al di là degli aspetti ideologici il risultato dell’operazione sarà dato soltanto dal gradimento del pubblico, negli stadi e davanti al televisore. Non si tratta in ogni caso di qualcosa di inedito, visto che senza bisogno di tornare alla preistoria la Serie A scese in campo a Santo Stefano nel 1965 e nel 1971. Proprio per vedere l’effetto sul pubblico, senza alcun problema di calendario visto che nel primo caso il campionato era a 18 squadre e nel secondo a 16, contro le attuali 20.

Il 26 dicembre 1965 era una domenica e quindi ci si limitò a non praticare la pausa natalizia, senza però sconvolgere le abitudini degli italiani (tutte le partite rigorosamente al domenica, allo stesso orario: la serie A era a 18 squadre). L’Inter euromondiale di Herrera fu bloccata sullo 0-0 a San Siro da un buon Bologna, con Negri che a metà del secondo tempo parò un rigore a Mazzola. I nerazzurri conservarono comunque il primato in classifica, perché il Napoli di Juliano, Altafini e Sivori non approffittò della situazione e perse 2-1 all’Olimpico contro la Lazio. La Juventus di Heriberto Herrera perse 4-0 a Brescia (segnò anche Ottavio Bianchi) e la giornata fu positiva soprattutto per il Milan, che andò al secondo posto in classifica battendo 1-0 il Torrino allenato da Nereo Rocco: il dispiacere al Paron lo diede un gol del suo pupillo Rivera, su assist di Lodetti. Ma al di là dei risultati, come rispose il pubblico? Molto bene: per Inter-Bologna ci fu quasi l’esaurito, 13.000 abbonati e 52.581 paganti, 35.000 spettatori circa a Bologna, 45.000 all’Olimpico e a Torino un numero di paganti, 20.000, degno del derby. Insomma, il pubblico di quel calcio che in televisione era praticamente invisibile (nel 1965 non esisteva nemmeno Novantesimo Minuto) rispose positivamente.

Non si pensò comunque di replicare a Santo Stefano, ma semplicemente si attese la successiva domenica 26 dicembre, che cadde nel 1971, poche ore dopo l’elezione di Leone a presidente della Repubblica. Si era all’inizio del grande ciclo anni Settanta della Juventus e i bianconeri rimasero in testa alla classifica (campionato a 16 squadre) battendo in casa il Mantova per 2-1 grazie a una doppietta di Anastasi. Il Milan rimase in scia superando 2-0 il Verona a San Siro, con due gol di Bigon, in una partita quasi invisibile a causa della nebbia e che sarebbe stata da sospensione. La partita più importante della giornata si giocò a Firenze, fra la buona Fiorentina di quel periodo e l’Inter campione d’Italia in carica: i nerazzurri sfiorarono diverse volte il gol con Boninsegna, ma Superchi gli disse sempre di no, Chiarugi colpì un palo e il giusto 0-0 lasciò i viola al terzo posto. Ma venendo alla risposta del pubblico, cioè la cosa che ci interessa, bisogna dire che anche nel 1971 fu più che buona: a Firenze con 92 milioni e mezzo di lire fu battuto un primato di incasso che resisteva dal 1959 (!), ed in generale la giornata confrontata all’undicesima (cioè lo stesso turno) del campionato precedente fece registrare quasi il doppio degli spettatori, fra paganti e abbonati (215.000 contro 85.000). Merito dell’exploit di Firenze e di altre coincidenza, ma di sicuro una promozione per il calcio di Santo Stefano.

Eppure abbiamo dovuto attendere 47 anni per vivere qualcosa di analogo. L’Associazione Italiana Calciatori, nata nel 1968, era diventata più importante e spingeva per la pausa natalizia. Le giornate di campionato erano 30 e tali sarebbero rimaste fino al 1988, non c’era quindi bisogno di infilare partite ovunque anche se il torneo iniziava molto più tardi rispetto ai giorni nostri. La Chiesa ovviamente tifava per le festività dedicate totalmente alla famiglia. Quanto ai club, non esisteva una vera linea e del resto nemmeno c’erano interessi televisivi che spingessero per giocare durante le festività natalizie.

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