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La Juventus e i concorrenti di una volta© Juventus FC via Getty Images

La Juventus e i concorrenti di una volta

Mai la lotta per lo scudetto è sembrata finita dopo sole tredici giornate di campionato, nemmeno quando i bianconeri erano in proporzione ai concorrenti molto più forti di oggi. Forse bisogna 'ringraziare' la Champions...

Stefano Olivari

26.11.2018 11:52

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C’è mai stata una corsa scudetto finita di fatto già in novembre? La risposta è no e i tanti record della quinta Juventus di Allegri la supportano: mai nell’era dei tre punti a vittoria, quindi dal 1994 ad oggi, una squadra aveva ottenuto così tanti punti dopo 13 giornate, 37 dopo 12 vittorie più il pareggio con il Genoa, e solo un’altra volta (Roma 2000-2001) la capolista aveva avuto 8 punti di vantaggio sulla seconda in classifica. Ma queste sono statistiche, meno importanti della differenza di ambizioni che si percepisce fra i bianconeri e una concorrenza preoccupata soprattutto di non arrivare quinta, rimanendo fuori dalla Champions League salvabilanci (forse). C’è mai stata nella storia del calcio italiano una situazione simile?

Per trovare una squadra così superiore alla concorrenza italiana bisogna andare un po’ indietro, ma non alla preistoria e sempre alla Juventus. Che negli anni Settanta, in un calcio autarchico e quindi senza possibilità di sparigliare le carte acquistando all’estero, non solo era la squadra più ricca e potente, ma a un certo punto schierava anche nove undicesimi della Nazionale italiana. Il tabellino della memorabile Italia-Argentina del 10 giugno 1978, in quel Monumental dove né sabato né domenica si è riusciti a giocare il ritorno di River-Boca di Libertadores, parla chiaro: quando dopo pochi minuti si fece male Bellugi in campo entrò Cuccureddu e con lui i bianconeri messi in campo da Bearzot diventarono nove, insieme a Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli, Benetti, Causio e Bettega. E Paolo Rossi era stato perso volontariamente da Boniperti, alle buste con il Vicenza…

Ecco quella super-Juventus vinceva i campionati, e nemmeno tutti (non avrebbe vinto proprio i due dopo il Mondiale argentino), ma non li ammazzava. Nella tredicesima giornata del campionato 1976-77 la Juventus battè l’Inter 2-0 con una doppietta di Boninsegna, ceduto l’anno prima dai nerazzurri che avevano aggiunto anche 700 milioni di lire per prendersi Anastasi, e andò in testa alla classifica con 23 punti davanti al Torino (0-0 con il Milan, all’epoca queste sfide incrociate fra città si usavano molto) che ne aveva 22, con Inter e Napoli al terzo posto a quota 16. Stiamo parlando di una Serie A a 16 squadre, con 2 punti per la vittoria, ma di sicuro quel campionato non era da considerarsi finito e infatti rimase vivo fino all’ultima giornata, con la Juventus campione d’Italia a 51 punti e i granata di Radice a 50 e gli inseguitori davvero staccatissimi (Fiorentina terza a 35).

Vediamo adesso cosa accadde nella tredicesima giornata 1977-78, sempre in gennaio, con la Juventus che andò a vincere 2-1 sul campo del Pescara con gol di Bettega e Fanna. Risultato che consentì ai bianconeri di andare in testa a 19 punti, visto che il Milan di Liedholm fu bloccato in casa 1-1 dal Verona, con Rivera che sbagliò un rigore, e quindi andò a 18. Terze Vicenza e Torino a 17, quinto il Perugia a 16, seste Napoli e Inter a 14. Questi erano quindi i rapporti di forza, a quel punto del campionato, con una Juventus sulla carta dominatrice. E che poi effettivamente avrebbe vinto anche quello scudetto, con Vicenza e Torino dietro di cinque punti.

Ognuno ha la sua spiegazione per la curiosa arrendevolezza attuale, ma certo è che ci sono stati tempi in cui una concorrenza sulla carta molto più modesta rispetto a quella del 2018 riusciva a tenere botta abbastanza bene. Senza contare la differenza fatta dalle piccole squadre: una volta facevano le barricate, facendo innervosire anche i campioni, adesso spinte da un guardiolismo da poveracci e da altre considerazioni fanno venti passaggi per uscire dalla propria tre quarti e tornano a casa sconfitte fra tanti complimenti. 

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