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I fischi a Bonucci nell'Italia di nessuno© AFPS

I fischi a Bonucci nell'Italia di nessuno

Le contestazioni al difensore di una parte di San Siro, durante la partita azzurra contro il Portogallo, hanno fatto discutere anche se purtroppo nella storia della Nazionale quasi nessuno si è mai dimenticato del club di appartenenza...

Stefano Olivari

19.11.2018 11:19

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L’andata e ritorno nel giro di un anno, fra Juventus e Milan, ha portato a Leonardo Bonucci contestazioni da entrambe le tifoserie. Ma se il calcio di club ci ha ormai abituato a tutto, anche a ciò che non non dovrebbe essere abituale, si sperava che la Nazionale rimanesse zona franca. E invece sabato sera a San Siro i fischi a Bonucci ogni volta che toccava il pallone sono stati insopportabili allo stadio e percepibili anche davanti al televisore. Fischi presumibilmente di qualche milanista, mentre il tocco juventino è stato soprattutto negli insulti al portiere del Portogallo durante la rimessa in gioco del pallone. Certo è che questa della Nazionale zona franca è giusto una speranza, perché nel passato tanti azzurri sono stati oggetto di contestazioni ben più feroci di quelle riservate al difensore della Juventus.

Anche considerando fuori categoria i commissari tecnici, che per definizione sbagliano sempre, la storia azzurra è piena di episodi antipatici e spesso beceri. Memorabili in questo senso i fischi di Firenze, in particolare della curva Fiesole, a Roberto Baggio durante un’amichevole con il Messico del 1993: un misto di contestazione ad personam, visto che Baggio tre anni prima era passato dalla Fiorentina alla Juventus, e di contestazione alla FIGC di Matarrese. Ma va detto che quello di Firenze e dei fischi sarebbe un capitolo infinito, perché riguarda anche tanti allenamenti a Coverciano: nel mirino molto spesso giocatori della Juventus (anche lo Zoff del 1973, il migliore Zoff e uno dei migliori portieri di sempre), non necessariamente passati dalla Fiorentina come Baggio. Un altro ex fischiato, che però al contrario di Baggio rispondeva alle contestazioni, era Nicola Berti.

La Nazionale di Bearzot prima di diventare campione del mondo raccoglieva insulti quasi ovunque, in particolare a Milano e più da parte interista per le mancate convocazioni del Beccalossi della situazione, al punto che pochissime volte durante il suo decennio Bearzot fece giocare la squadra a San Siro. Nel 1971 il Sant’Elia durante un Italia-Spagna praticamente sfondò i timpani a Sandro Mazzola, reo di essere stato schierato da Valcareggi nella posizione di solito occupata da Domenghini. E quella Nazionale pochi mesi prima aveva fatto sognare tutti in Messico… La situazione prese una piega tale che a un certo punto l’arbitro prese da parte il capitano azzurro Facchetti e gli chiese cosa fosse successo a Cagliari.

La costante, non ci dovrebbe essere bisogno di precisarlo, è che i contestatori ritengono più importanti gli interessi della loro squadra e della loro città rispetto a quelli della Nazionale. Fece epoca la contestazione a Chinaglia nell’ultima partitella prima della partenza per il Mondiale 1974. Una sgambata a Como, contro una mista giovanile di Inter e Como, con la stella della Lazio, reduce da una stagione straordinaria anche sul piano personale oltre che per lo scudetto, contestata da tifosi interisti che al centro dell’attacco volevano Boninsegna. Sono state massacrate con fischi ai singoli anche nazionali che a distanza di anni (il tempo addolcisce tutto) ci ricordiamo come molto amate, tipo quella di Vicini: a un certo punto quella squadra non poteva, per motivi diversi, giocare in mezza Italia: da Verona a Napoli, da Firenze a Genova.

Più raramente i fischi hanno avuto una ragione tecnica, nel senso di essere rivolti a un giocatore azzurro che a giudizio del pubblico non era adatto alla Nazionale a prescindere dalla sua maglia di club. Un tipo di contestazione che toccava spesso Gianni Rivera, Pallone d'Oro e tutto il resto, situazione oltre i confini dell'assurdo. Furono decisivi i fischi della Bombonera, piena di immigrati italiani di prima e seconda generazione, a Ciccio Graziani durante l’ultima uscita della squadra di Bearzot prima dell’inizio del Mondiale argentino, un’amichevole contro lo Sportivo Italiano. Il c.t. già meditava il lancio definitivo di Paolo Rossi, ma ancora esitava a togliere l’attaccante del Torino dai titolari. Negli spogliatoi del Boca trovò il coraggio di farlo e nel secondo tempo giocò quindi Rossi. Il seguito della storia è abbastanza noto… Si potrebbe continuare a lungo, senza stare a fare una classifica, ma è meglio fermarsi. Per dire che anche nel caso di Bonucci è inutile aggrapparsi a un presunto passato di civiltà e a una presunta Italia migliore di quella di oggi. La Nazionale è sempre stata così: di tutti durante i Mondiali e solo quando vanno alla grande, di nessuno in tutti gli altri casi. È anche per questo che in azzurro è tanto difficile giocare bene, visto che nella storia non ci sono riusciti nemmeno alcuni campioni. Roberto Mancini, per dirne uno non a caso.

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